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Registi e critici – 15 Gennaio 2018

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Provate a ricordarvi il Ratto dal Serraglio del Comunale di Bologna (ISIS…) oppure quello della Deutsche Oper (da me recensito nel 2016),  pensate alla Carmen di Firenze (ribellione al femminicidio) e considerate il Don Giovanni della Staatsoper da me recensito ieri. Sono solo alcuni (pochissimi..) esempi di come oggi i registi (la maggioranza, non tutti) ritengano i libretti delle opere solo una sorta di fonte di ispirazione da cui trarre vicende che poco o nulla hanno a che fare con il libretto stesso.  Pensate ora se la stessa cosa fosse fatta con la musica delle opere strapazzate: che razza di pasticcio verrebbe fuori?  E quindi perché oggi ci si fa vanto di violentare i libretti con la complicità di critici conniventi che per essere à la page accettano le cose più invereconde come opere d’arte? Ecco questo è un argomento di dibattito che meriterebbe un approfondimento. Personalmente non ho dubbi: i libretti (come i testi teatrali) possono certamente essere oggetto di rivisitazioni ma purché rimanga intatta la volontà del librettista (dello scrittore), purché il significato del testo non sia stravolto, purché lo sviluppo dell’azione risponda alla volontà dell’autore e soprattutto purché lo spettacolo sia bello. Cosa direbbe oggi Prosper Meriméè di una Carmen che si ribella e uccide Don José? Non avrebbe tutti i diritti di rivendicare lo spirito della sua novella, che – sia detto per inciso – non ha di certo bisogno di stravolgimenti che ne peggiorino la qualità? Ma torno alla domanda iniziale: se si può stravolgere il testo perché non si può stravolgere la musica?  La mia risposta è ovvia: non si può fare con la musica così come non si può fare con il testo. E come per la musica accettiamo che ogni direttore esprima nel contesto della partitura la sua idea musicale così è assolutamente ovvio che un regista possa nel rispetto del testo sottolineare alcuni aspetti, cambiare l’ambientazione, modificare i costumi ma mai, ripeto mai, dovrebbe permettersi di alterare il significato dell’opera o rendere il testo incongruente con la scenografia. In molti contesti, oggi, si osanna il rispetto filologico dell’originale, scavando sotto ogni latitudine per ricostruire l’urtext mentre per i libretti (e i testi teatrali – si pensi solo agli scempi della buonanima di Carmelo Bene e alle sue “provocazioni”, successo a buon mercato) no, si può fare di tutto. Mantenendo il testo originale (per forza, altrimenti addio musica e cantanti)  si parla nel Don Giovanni della Staatsoper di porte, di finestre, di suonatori, di monumenti (marmorea testa) etc. dei quali non c’è traccia nella scena presentata che si svolge tutta in un bosco. E vivaddio, quale sarebbe il “plus” di questa bravata boschiva noiosa, forzata e priva di senso? OK, sono un vecchio conservatore ma il rispetto del bello è necessariamente un atteggiamento da vecchi barbogi?
PS Un “blogger” non è un oracolo e commette inevitabilmente errori (il minimo possibile..). Ricevo spesso “correzioni” non sempre fondamentali e non sempre precise. Così come io mi sottopongo al giudizio altrui con nome e cognome così chi vorrà avere la bontà di segnalarmi eventuali errori o imprecisioni dovrà farlo unicamente mandando un commento: a ognuno la propria responsabilità.
PPS La gestione di un blog è operazione complessa e talvolta faticosa. Molti dei miei lettori leggono il blog senza registrarsi. Chiederei cortesemente la registrazione (che non comporta nulla) e che può essere facilmente fatta “clikkando” sul riquadro “iscriviti” in basso a destra di ogni post o in quello nero sopra ogni post.Grazie anticipatamente. Se vi siete già iscritti al blog Bertoldo per favore re-iscrivetevi anche a  questo.


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2018 – 31 Dicembre 2017

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A tutti i lettori i miei migliori auguri per il 2018.
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Comunale e VIP – 29 Dicembre 2017

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Che cosa non si fa per inventare qualcosa di nuovo e distinguersi dalla passata gestione e attirare nuovi (?) spettatori alle opere liriche? Ti sparo qualche VIP, non importa se totalmente digiuno di musica e di lirica come fosse uno specchietto per le allodole. Leggo oggi che Romano Prodi (alzi la mano chi l‘ha visto normalmente al teatro comunale – come del resto, il sindaco) sarà il „padrino“ del Simon Boccanegra: e  che ci capa? E soprattutto quali competenze ha in materia di lirica, problematiche vocali, storia del libretto etc? A meno che non costituisca titolo di merito avere orecchiato una volta un‘aria dell‘opera o più semplicemente rientrare nella deprecata categoria dei tuttologi. E che dire di Don Giovanni benedetto da Sgarbi?  Solo per essere accomunato da una smodata propensione per il gentil sesso (ma ve lo vedete di fronte al commendatore affermare „ho fermo il cuore in petto, non ho timor verrò“ oppure „ad onta di viltade etc)? Pensate al turpiloquio che utilizzerebbe di fronte al convitato di pietra non invitandolo neppure a cenare. E Sani trombato che rientra dalla finestra? E Morgan, si, avete capito bene, Morgan? Perché addirittura non organizzare un X-factor petroniano? Ecco sono questi i mezzucci con cui si presenta il nuovo sovrintendente. Roba da teatro di periferia. Appunto. PS: noto che manca il tuttologo per antonomasia Cacciari. Un refuso di stampa?
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Passa un giorno.. – Teatro comunale Bologna 17 Novembre 2017

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… passa l’altro e del prode Macciardi non si ha più notizia. Ora chiunque sia officiato a un’importante carica come la sovrintendenza di un teatro per prima cosa dovrebbe fare sapere quali saranno le sue linee programmatiche che in realtà avrebbero dovuto essere note prima della sua nomina per giustificare la scelta. Niente, silenzio assoluto. Non una conferenza stampa, una presa di posizione, un grido, un vagito cosicchè si può solo ipotizzare un’afonia assoluta (di voce o di idee?) Eppure gli abbonati e gli spettatori in generale avrebbero il diritto di sapere in quali mani il teatro è caduto (v. padella e brace). E non si tratta di una richiesta astrusa o provocatoria ma il minimo che il nostro dovrebbe sentire come proprio dovere. Continuerà la scellerata politica (ispirata dal Ronchi che asserì con bella sicurezza – totalmente digiuno di musica- che per aumentare gli spettatori bisognava incrementare il numero di opere contemporanee!) di infarcire il cartellone di opere degli amici? Oppure si punterà tutto su un teatro di repertorio? E se no quali opere ha in testa il Macciardi? E a quali iniziative pensa? Accordi con altri teatri? Resurrezione del festival della prosa? Oppure semplicemente niente perseverando nella linea di Sani? E il consiglio di indirizzo ha qualche suggerimento da dare o si contenta degli abbonamenti gratuiti?  La situazione mi ricorda la definizione di maggioranza silenziosa: è tale perchè non ha niente da dire. Dei 100 giorni che si accordano per tradizione a chi assume una carica ne sono passati 7: incrociamo le dita per i prossimi 93…
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Il ticket – Teatro comunale Bologna 14 Novembre 2017

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Dunque “tanto tuonò che piovve”. Dopo qualche mese di “rumours” l’avvicendamento di Sani è finalmente avvenuto. Mandato a casa un sovrintendente che ha ripetutamente dimostrato la propria insipienza professionale (e aumentandosi gli emolumenti nonostante una presenza non costante in teatro) con la scusa che deve dedicare più tempo alla sua attività artistica (ma forse qualcuno si è dimenticato che guarda caso fu sponsorizzato dal famigerato Ronchi  – fra le “perle” del defenestrato possiamo ricordare il  “Ratto dal Serraglio” che ha aperto la stagione 2017, una vergogna internazionale) chi viene chiamato al comando del teatro bolognese da parte di un comitato di indirizzo che per la prima volta batte un colpo (e naturalmente dopo questo sforzo dovrà riposarsi per molti mesi…)? Un’esimia figura del panorama musicale italiano? Un Quirino Principe per fare un esempio? Un Attilio Piovano? Ma figuriamoci: viene chiamato un personaggio che in tutto e per tutto ha condiviso le scellerate scelte del defenestrato e che mai, dico mai, neppure sottovoce si è dissociato. E il silenzio in questi casi significa assolutamente consenso. Insomma stiamo assistendo a quello che in politica viene chiamato un “ticket” (il perché del nome non l’ho mai capito). Sarò un inguaribile sognatore ma per i posti di responsabilità non sarebbe il caso di indire un bando e vedere chi si presenta e con quale programma anziché cooptare in modo acritico? Anche perché a un posto di quella responsabilità (e difficoltà) dovrebbe corrispondere necessariamente un programma di sviluppo ben dettagliato e credibile e qui non se ne vede uno. Ma se il cooptato Macciardi ha condiviso le sorti di Sani come possiamo anche solo ipotizzare che non ripercorra la stessa strada con gli stessi errori? E che dire del comitato di indirizzo: è senza colpe? Non avrebbe dovuto essere anch’esso “rinnovato”? Naturalmente a Macciardi vanno dati i classici 100 giorni per fare vedere cosa vale e saremo ben felici di dichiarare di esserci sbagliati (e Kurvenal non ha difficoltà a farlo quando è il caso) e quindi auguri! Anche ai poveri spettatori che ne hanno tanto bisogno!
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Ri-Sopratitoli!!! – Teatro comunale Bologna 10 Novembre 2017

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La sventurata, sciagurata, inconcepibile trovata di sostituire i sopratitoli con gli smartphones si arricchisce oggi dell‘“endorsement“ di un ineffabile Luca Baccolini sull’edizione bolognese di Repubblica (spalleggiata da Luciana Cavina sul Corriere. – lascio immaginare perchè. Guarda caso questi „giornalisti“ sono sempre d‘accordo con le scelte del teatro e scrivono sempre „prima“ della prima per non dovere prendere posizione sui risultati…) in cui si loda l‘eliminazione dei sopratitoli che sarebbero responsabili delle artriti cervicali degli spettatori! A riprova della piaggeria del nostro si citano teatri come la Scala o la nuovissima Staatsoper di Berlino (in cui il cronista non deve avere mai messo piede) che avrebbero da tempo adottato sistemi simili agli smartphones. Balle! In questi teatri un display collocato sugli schienali permette in modo molto discreto di seguire il libretto in 4 lingue, con una luminosità del tutto ridotta e – aggiungo io – con qualche difetto rispetto ai sopratitoli in quanto la lettura del display non può essere condotta senza distogliere lo sguardo dal palcoscenico. (A Torino i sopratitoli, per ovviare al problema, sono in lingua originale e in inglese). Parrebbe che la scusa per questa scellerata decisione – l‘ennesima di un management indegno di questo nome, invidiatoci dai teatri popolari spagnoli di periferia che mettono in scena „zarzuelas“ – sia la „grandiosa“ scenografia che solo per questo motivo fa già rabbrividire prima dello spettacolo. La realtà è che si tenta di raschiare il fondo del barile di un teatro disastrato con risparmi a scapito ancora una volta degli spettatori. Bontà loro, pare – dico pare – che sarà condotto un sondaggio sul gradimento. Vista la maleducata tendenza ad accendere i telefonini per leggere emails etc. il risultato sarà di un generale gradimento: è come chiedere ai giovani che si sballano se gradiscono un prolungamento degli orari di chiusura dei bar! E il teatro sarà ridotto a una platea da concerto rock!
Chiunque ritenga di aderire scriva ai giornali locali e al teatro per scongiurare questa follia!
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Sopratitoli!!! – Teatro comunale Bologna 8 Novembre 2017

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Ricevo ora un messaggio dal teatro comunale di Bologna in cui si informa che il sistema dei sopratitoli è fuori uso. Non sarebbe grande segnale di efficienza ma è il seguito del messaggio che è drammaticamente sbalorditivo. Viene suggerito di scaricare una „app“ che permette di seguire il libretto su smartphone o tablet. Nella „app“ si suggerisce poi – bontà loro – di silenziare la suoneria durante l‘uso… Ora lascio immaginare cosa succederà. Innanzitutto il teatro sarà infestato da quelle luci così fastidiose che disturbano comunque la visione dando a tutti i decerebrati che non vivono senza ricevere in tempo reale le email una scusa per tenere il cellulare acceso. Poi quante suonerie saranno dimenticate accese interferendo con la musica? Ma io mi domando: la direzione del teatro è in preda a un accesso di demenza senile o cosa? Fra l‘altro essendo l‘opera in lingua italiana e la vicenda stranota che necessità c‘è di massacrare l‘uditorio? Sto seriamente meditando di denunciare il teatro per truffa per non fornire la prestazione prevista dall’abbonamento. Una sola nota „positiva“: le credenziali indicate nello sciagurato messaggio NON funzionano! Altro che teatro di tradizione: qui siamo al livello dei dilettanti „legnanesi“ in prosa, un’organizzazione da dopolavoro di uno sperduto paesino del sud del mondo. L‘unica speranza sarebbe che si trattasse della bufala di un buontempone ma temo proprio che non sia così.
Aggiungo: chiunque ritenga di aderire scriva ai giornali locali e al teatro per scongiurare questa follia!
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Il Comunale non risponde… – Bologna 7 Novembre 2017

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Ufficialmente … al teatro comunale e a Musica Insieme non si legge Kurvenal, ma la realtà è che viene letto e come… In fondo se interessa a una platea così vasta di lettori non può non essere di interesse delle maggiori istituzioni musicali di Bologna. Il 2 Novembre su questo blog avevo posto alcune domande al teatro comunale di interesse per tutti gli abbonati e spettatori del teatro. A riprova della serietà del management nessuno degli organi dirigenti ha avuto la sensibilità di rispondere e le domande – si noti bene – erano ben lontane dall’essere provocatorie. Quando non si risponde si è in primo luogo dei maleducati (a chi paga e sostiene il teatro è doveroso dare risposte) e in secondo luogo significa che c’è qualcosa da nascondere. Non mi meraviglio ma a ogni riprova da affezionato frequentatore del teatro provo un dispiacere (avete letto bene, un dispiacere) a vedere quanto in basso sia caduta la nostra maggiore istituzione musicale bolognese. Le voci di un avvicendamento alla sovrintendenza del teatro si susseguono perché ufficiosamente l’attuale sovrintendente vorrebbe avere più tempo per comporre.. e al suo posto subentrerebbe l’attuale direttore generale Macciardi con Sani che prenderebbe il suo posto (il gioco delle due carte?). Sarò un inguaribile sognatore e legalitario ma per designare un nuovo sovrintendente non sarebbe necessario indire una gara e vedere quali competenze sul mercato siano disponibili per un incarico al contempo prestigioso e difficile? Insomma alla dirigenza del teatro sarebbe necessaria aria nuova così come al comitato di indirizzo, questa specie di congrega evanescente che si distingue per il fatto di non battere mai un colpo. Eppure ragioni per battere colpi ce ne sarebbero e come! Idem per l’assessore Gambarelli che nel disinteresse al teatro si accomuna al sindaco Merola. Ripetere che mala tempora currunt sarebbe persino pleonastico così come quousque tandem Sani.. Finirà che ci dovremo abituare al fatto che il nostro glorioso teatro (dove si è tenuta la prima del Lohengrin in Italia!) sarà ridotto a un provinciale teatro di tradizione. E una volta scaduto non potrà più risollevarsi!
qPS Un “blogger” non è un oracolo e commette inevitabilmente errori (il minimo possibile..). Ricevo spesso “correzioni” non sempre fondamentali e non sempre precise. Così come io mi sottopongo al giudizio altrui con nome e cognome così chi vorrà avere la bontà di segnalarmi eventuali errori o imprecisioni dovrà farlo unicamente mandando un commento: a ognuno la propria responsabilità.
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Alcune domande al teatro Comunale – Bologna 2 Novembre 2017

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Nel corso dell‘ultimo anno, in modo più o meno esplicito ho posto alcune domande ai vertici del teatro comunale che sono rimaste senza risposta. Provo a riformularle in modo esplicito nella convinzione che sia un diritto del pubblico bolognese (e in particolare degli abbonati) conoscere tutti i dettagli di una gestione che lascia certamente perplessi e che ha richiesto l’ennesimo intervento economico del comune per la sostenibilità del bilancio.
Per punti:
1) Nella sbandierata tournée in Giappone, in quali teatri e/o sale di Tokio si è esibita l‘orchestra del teatro? E con quali programmi?
2) Quali sono stati i ritorni economici?
3) I debiti pregressi della Filarmonica (impropriamente detta del teatro Comunale – ad esempio l’affitto del Manzoni) sono stati interamente saldati, vista anche la ventilata nuova convenzione?
4) La filarmonica si è esibita anche in rappresentazioni operistiche all‘estero e se si in base a quale accordo?
5) Che valore hanno le presenti sponsorizzazioni e quali iniziative sono state messe in campo per aumentarne il valore?
6) Per quale motivo non sono stati stipulati accordi organici con altre fondazioni geograficamente distanti (e quindi non sovrapponentisi) per condividere i costi degli allestimenti operistici come ripetutamente suggerito?
7) Rispondono a verità le voci giornalistiche che ventilano un avvicendamento alla guida del teatro? E se si in base a quali criteri di qualità, competenza e professionalità?
Le domande potrebbero essere assai di più ma proprio per avere poche ma chiare risposte, sono limitate nel numero nella speranza che la deontologia professionale dei responsabili del teatro imponga loro una sollecita considerazione (includendo anche il presidente del Comitato di Indirizzo, il sindaco Virgino Merola).
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Dilettanti! – Teatro comunale Bologna 6 Ottobre 2017

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Controllando la mia agenda vedo che mi sono segnato le date del 7 e 12 Ottobre per due concerti della stagione sinfonica, ricontrollate anche sugli abbonamenti. Poi per sicurezza vado sul sito del teatro e i due concerti non sono elencati! In compenso sono elencati altri concerti (apparentemente non in abbonamento) e – perla delle perle – “clikkando” sul concerto di Nicolay Snaider salta fuori il direttore Daniel Smith e clikkando su quello di Stanislav Kochanovsky salta fuori Darrell Ang. Invio un messaggio all’ufficio stampa del teatro e ricevo una telefonata dalla biglietteria che mi conferma (anche via email) che questi ultimi due sono in sostituzione dei due cancellati. Nessuna segnalazione in materia sul sito, nessuna  comunicazione preventiva via email (e la biglietteria ha il mio indirizzo email giusto che evidentemente non è noto all’ufficio stampa).  Ma chi è responsabile del sito del teatro, che dovrebbe essere la guida per tutti gli spettatori e quindi perfetto? E la programmazione con nomi cambiati (e con date cambiate) da chi è gestita? Nonostante la cortesia della biglietteria si può solo dire che l’ufficio stampa è composto da dilettanti!
PS Un “blogger” non è un oracolo e commette inevitabilmente errori (il minimo possibile..). Ricevo spesso “correzioni” non sempre fondamentali e non sempre precise. Così come io mi sottopongo al giudizio altrui con nome e cognome così chi vorrà avere la bontà di segnalarmi eventuali errori o imprecisioni dovrà farlo unicamente mandando un commento: a ognuno la propria responsabilità.
PPS La gestione di un blog è operazione complessa e talvolta faticosa. Molti dei miei lettori leggono il blog senza registrarsi. Chiederei cortesemente la registrazione (che non comporta nulla) e che può essere facilmente fatta “clikkando” sul riquadro “iscriviti” in basso a destra di ogni post o in quello nero sopra ogni postGrazie anticipatamente.
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Chi l’ha visto? – Teatro comunale Bologna 4 Ottobre 2017

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A due giorni dalla conferenza stampa di presentazione della stagione 2018 (in parte già annunciata in Luglio per quanto concerne la lirica!) non c’è n’è traccia sul sito del teatro. Nessuna informazione sulle date per la sinfonica, sulle prelazioni (che a quanto si dice dovrebbero iniziare il 13 ottobre, fra una settimana – notizia solo di stampa!) sui nuovi abbonamenti. Sempre, dico sempre, nei teatri seri il sito web è aggiornato un minuto dopo la conclusione della conferenza stampa di presentazione.  La controprova che il teatro è in mano a dei dilettanti con un ufficio stampa ridicolo che inanella errori su errori e ritardi senza che la sovrintendenza muova un dito perché corresponsabile. E il sindaco presidente dell’evanescente comitato di indirizzo non ha mai, dico mai nulla da dire (se non sulla ridicola questione Bosso)? Ma quando finirà questo disastro? Quando alla fine il teatro”che ha una programmazione seconda solo alla Scala” (sic!) sarà scaduto a teatro di periferia di terzo ordine? Ma basta una volta per tutte: via il sovrintendente con tutto il suo staff e il comitato di indirizzo travicello!
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Stagione 2018 – Teatro comunale Bologna 3 Ottobre 2017

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Non avendo avuto la possibilità di assistere personalmente – per motivi universitari – alla presentazione della stagione 2018 del teatro posso solo commentare quanto riportato dai giornali. Al di là della assenza del sindaco – presidente del comitato di indirizzo (che sia stato scambiato per il civico di via Zamboni?) che apparentemente è ancora orfano di Bosso, felicemente “sbolognato” al Verdi di Trieste senza rimpianti – spicca una frase roboante e allo stesso tempo insensata del sovrintendente Sani secondo cui la programmazione del teatro sarebbe seconda solo a quella della Scala. Ma ritiene di parlare a una platea che si muove entro i confini delimitati da Casalecchio e Borgo Panigale? Ha mai sentito dire – solo per fare un esempio – di un teatro torinese la cui programmazione  rispetto a quella bolognese è stratosferica? Ecco, quando alla guida di un teatro sull’orlo del collasso, con un comitato di indirizzo acefalo che avrebbe potuto essere il protagonista di una cosmicomica di Calvino insieme a “ Il cavaliere inesistente”, si cerca di imbrogliare un pubblico che si ritiene ignorantemente provinciale vuol proprio dire che “si è alla frutta”.
HPS Un “blogger” non è un oracolo e commette inevitabilmente errori (il minimo possibile..). Ricevo spesso “correzioni” non sempre fondamentali e non sempre precise. Così come io mi sottopongo al giudizio altrui con nome e cognome così chi vorrà avere la bontà di segnalarmi eventuali errori o imprecisioni dovrà farlo unicamente mandando un commento: a ognuno la propria responsabilità.
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Sani & Co.- Bologna comunale 20 Settembre 2017

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La stampa cittadina di Bologna riporta con dovizia di particolari le dichiarazioni “bipartisan”in consiglio comunale contro il sovrintendente Sani e la sua gestione dopo l’ennesima riduzione dei fondi ministeriali e nonostante la recente iniezione di fondi  da parte del comune per ripianare il deficit di bilancio che, se non azzerato porterebbe, al declassamento del teatro con tutte le conseguenze che ne derivano. In questa vicenda bisogna essere chiari: il deficit non è solo della gestione Sani ma viene da lontano, da una politica del teatro che negli anni ha vissuto sulla convinzione che prima o poi qualche pantalone avrebbe pagato. Ora, semplicemente, non è più così. Ma Sani ci ha messo del suo con delle scelte sgangherate (si veda ad esempio “Qui non c’è perché” oppure “Il colore giallo” oppure il vergognoso “Ratto dal Serraglio” della presente stagione) che nel cartellone 2018 sono sparite sbandando poi dall’altra parte, con una programmazione che definire banale sarebbe persino un complimento (v. il post Stagione d’opera  – Teatro comunale Bologna 12 Settembre 2017)  e con la incapacità di attrarre sponsors di peso. Ora corre voce che lo scettro sia destinato a passare al direttore generale Macciardi come se quest’ultimo non fosse inevitabilmente corresponsabile della situazione. E la cosa è ancora più grave se si considera il comitato di indirizzo, un comitato formato nella  maggioranza da persone che con la musica hanno lo stesso rapporto che io ho con il dialetto dell’isola di Bali e che non è stato assolutamente in grado di incidere seriamente e positivamente sulla vita del teatro.  Un teatro che ha bisogno di un profondissimo rinnovamento, di un sovrintendente che a differenza dell’attuale sia impegnato a tempo pieno in teatro, di persone competenti in tutti gli organi, i cui membri attuali, se fossero seri, a fronte dell’attuale disastro dovrebbero avere un sussulto di dignità rassegnando le dimissioni (un istituto visto con orrore in Italia). Non sono ottimista, nonostante le dichiarazioni di Macciardi che paiono più un “wishful thinking” operato ad arte che una solida realtà e forse è ormai troppo tardi (nonostante che anche da questo blog fossero partite proposte che non sono state neppure prese in considerazione). Ma anche i segni hanno il loro peso e un totale rinnovamento sarebbe l’indicazione della volontà di cambiare che potrebbe avere positive ricadute. Quello che non è accettabile è la politica del “wait and see” in una sorta di messianica attesa di tempi migliori. Ma questo richiederebbe un interesse non sporadico verso questa importante istituzione bolognese che francamente non appare all’orizzonte.
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Commenti, Operistica

Stagione d’opera – Teatro comunale Bologna 12 Settembre 2017

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Difficile fare un commento positivo sulla stagione d’opera 2018 proposta dal teatro comunale. Abbondano i titoli riproposti costantemente (strizzando quindi l’occhio a quel pubblico conservatore che la direzione ritiene sia la garanzia della continuità degli abbonamenti). Chi troviamo? Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini, Mozart… Neppure un titolo wagneriano (con tutta la tradizione bolognese) e nessun autore – non necessariamente senza senso come quello di “Qui non c’è perché” –  ma un po’ meno consueto? Un Weber, ad esempio – da quanti anni non viene rappresentato il Freischutz oppure l’Oberon? – , oppure un Berlioz – La damnation de Faust Le Troyens – o un Saint Saens – Sanson e Dalila – – un Händel, un Berg… Niente di tutto questo. E i titoli degli autori consueti sono i più consueti: Don Carlo, Don Giovanni, Bohème etc. Nulla da ridire sulla qualità di queste opere ma il senso di noia a riascoltarle sempre è inevitabile. Naturalmente per variare il programma servirebbero persone all’altezza della situazione che sapessero proporre una combinazione di titoli “sicuri” con altri, magari degli stessi autori, ma meno rappresentati, eventualmente mutuando le scenografie da altri teatri per risparmiare. Niente di tutto questo. Un cartellone che al confronto con altri teatri d’opera (non cito La Scala – stratosferico – , ma il Regio di Torino, La Fenice di Venezia etc.) fa veramente la figura della cenerentola, senza la fatina che nel finale salva il risultato. Nulla di nuovo e non previsto ma possibile che non capiti mai di essere positivamente sorpresi?
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Rarefazione – Bologna 18 Luglio 2017

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Con l’arrivo dell’estate gli spettacoli musicali di qualità in città (ma anche altrove se non nei grandi festival) svaniscono come la neve al sole, almeno a Bologna (non a Milano, per esempio). Un po’ come la televisione che ammannisce James Bond o Totò a go-go. Ecco il motivo della rarefazione dei posts di Kurvenal. I miei affezionati lettori (raggiungono ormai l’insperata cifra di 500!) abbiano un po’ di pazienza. Appena ricomincerà l’attività musicale ricomincerà anche quella di Kurvenal.  Buone vacanze a tutti.
A Berlino nessuno in sala si permette di accendere il telefonino durante le esecuzioni anche perché viene preventivamente redarguito in materia: quando viene chiesto di spegnerne la suoneria viene anche chiesto di NON accenderlo per qualsiasi motivo durante le esecuzioni. Possibile che non si possa ottenere lo stesso risultato in Italia?
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Non ci credo – Bologna 14 Luglio 2017

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Avevo per una volta espresso un plauso per il sindaco Merola, presidente del consiglio di indirizzo del teatro comunale (non del cda che non esiste!), per la sua posizione nei confronti della Filarmonica del teatro, una anomalia tutta bolognese, della cui presenza nessuno sente il bisogno, che certamente è stata diretta spesso da direttori di serie B, che ha ripetutamente violato gli impegni presi (primo fra tutti quello relativo alle opere – v. Kyoto) e di cui il sovrintendente Sani (novello “conte zio”, equilibrista del “dico e non dico”) dovrebbe far sapere se i pregressi debiti nei confronti del teatro sono stati saldati (silenzio assoluto). Come la Fenice o l’Idra di Lerna si profila nuovamente, da quanto si apprende dalla stampa, un possibile accordo fra teatro e filarmonica, auspice l’assessore Gambarelli che di musica capisce come il sottoscritto di biologia degli agenti patogeni di Marte, in questo in competizione con il consiglio di indirizzo. Quali obiettivi? Ma certo, l’allargamento della platea degli spettatori, condito come sempre da un pizzico di “sociale” che fa tanto progressista e che serve a cercare consensi presso coloro per i quali la musica si ferma a Orietta Berti. Pare, dico pare, che il sindaco non si sia ancora espresso in materia ma c’è da sperare che per una volta sappia essere coerente e mantenga gli impegni presi a gran voce. Ne va della sua credibilità ma anche dell’immagine del teatro che tenta faticosamente di risalire una china cui tanti incompetenti hanno contribuito. Ma si sa: difficilmente il teatro e la musica classica e operistica sono in cima alle sue priorità e a forza di incrociare le dita mi sono slogato un’intera mano!
A Berlino nessuno in sala si permette di accendere il telefonino durante le esecuzioni anche perché viene preventivamente redarguito in materia: quando viene chiesto di spegnerne la suoneria viene anche chiesto di NON accenderlo per qualsiasi motivo durante le esecuzioni. Possibile che non si possa ottenere lo stesso risultato in Italia?
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Teatro Comunale – Bologna 12 Luglio 2017

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Le notizie sulla programmazione della prossima stagione operistica (derivate dalla stampa – purtroppo non ero presente alla conferenza stampa di presentazione per impegni pregressi) danno un quadro ragionevolmente positivo, soprattutto rispetto a situazioni assai peggiori delle precedenti stagioni (si pensi solo al “Colore giallo” e – peggio di tutto – “Qui non c’è perché”).  Naturalmente una cosa è la programmazione e una cosa è la realizzazione. Aspettiamo quindi Settembre con il cartellone completo di nomi e interpreti per un primo giudizio ragionato.
A proposito di organizzazione del teatro, ieri sera, forte del mio abbonamento alle “prime”, mi sono presentato all’ingresso scoprendo che “Traviata” NON era prevista solo per il mio abbonamento ma solo per tutte le altre serate. Quale possa essere la “ratio” di una simile scelta è impossibile ipotizzare se non quella di una mente obnubilata in una notte di nebbia. Ma al di là di questa anomalia qualunque teatro serio avrebbe inviato tempestivamente un avviso agli abbonati riservando loro una prelazione sui posti. Niente di tutto questo. Inutile confrontare questa organizzazione dilettantesca e provinciale con quella della Scala e – ancor meglio – quella della Staatsoper di Berlino di cui sono Mitglieder. Ma si può? Ovviamente profondamente irritato mi sono persino rifiutato di andare al botteghino per cercare un posto.
A Berlino nessuno in sala si permette di accendere il telefonino durante le esecuzioni anche perché viene preventivamente redarguito in materia: quando viene chiesto di spegnerne la suoneria viene anche chiesto di NON accenderlo per qualsiasi motivo durante le esecuzioni. Possibile che non si possa ottenere lo stesso risultato in Italia?
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Finalmente! – Teatro Comunale 27 Giugno 2017

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Finalmente il sindaco Merola ne ha azzeccata una per il teatro. Dopo la faticosa e tardiva approvazione del contributo straordinario (quousque tandem….) – che la prossima, inevitabile, volta si chiamerà “contributo di solidarietà” …-  ha annunciato la rescissione dell’accordo con la Filarmonica del Teatro, un’orchestra che è semplicemente un duplicato dell’orchestra del teatro e che ha operato in base a una convenzione nata dalla gestione Ernani, patentemente violata, quando ha eseguito i Pagliacci in Giappone nonostante  l’espresso divieto di operare in opere liriche e nel colpevole silenzio dell’attuale sovrintendente Sani e del comitato di indirizzo (che probabilmente neppure conosce i termini della convenzione). Un comitato di indirizzo che è come il “re travicello (da Fedro e forse Esopo “Le rane chiesero un re“) e che in questa come in tante altre vicende (v. il caso Bosso) non è stato in grado di fare sentire la sua voce e neppure di esprimere un cauto e flebile parere. Chissà perché….  Ovviamente non si tratta qui di contestare per principio la nascita di una seconda orchestra (a Bologna? quando la stagione sinfonica al teatro comunale non riempie il teatro???) e neppure di contestare sempre per principio una qualche associazione al teatro ma entro ben determinati confini da far rispettare integralmente, gli stessi che regolano ad esempio la filarmonica della Scala etc. Ma forse ha ragione Zagnoni quando afferma di avere sempre agito in accordo con Sani:  ecco, appunto… chiudere un occhio (o entrambi) per evitare contrasti… La gestione Sani ha fatto il suo tempo (come il comitato di indirizzo) e sarebbe salutare per il teatro un cambiamento radicale di gestione con la dimissione dei componenti degli organi direttivi sostituiti tutti da persone di comprovata competenza musicale (e senza aumentare gli emolumenti in assenza di risultati chiari, positivi e stabili!!). Ma questo richiederebbe una coscienza professionale che certamente non abbonda in largo Respighi: che la via sia irrimediabilmente contaminata da piazza Verdi?
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Ho assistito ieri a un concerto dei giovani strumentisti della fondazione Barenboim-Said, una fondazione che ha come suo scopo principale valorizzare giovani musicisti israeliani e palestinesi con tutte le ovvia implicazioni. La musica è linguaggio universale e suonare insieme vuol dire capirsi e scavalcare quelle frontiere etniche e ideologiche che sembrano insormontabili e che qui dimostrano tutta la loro assurdità. Il concerto di ieri, gratuito, eseguito da formazioni diverse nella meravigliosa sala Boulez come “saggio” di fine corso (ripetuto più volte con programmi diversi) ma sempre con la presenza di giovani di diversa estrazione è stato particolarmente godibile – anche se non perfetto – e ha visto in sala la presenza di Barenboim come una sorta di padre che cura lo sviluppo dei suoi figli in un’atmosfera particolarmente favorevole con un pubblico molto ridotto (non c’è pubblicità). Dopo il concerto Barenboim (con figlio e nipotino) si è attardato a discutere con gli esecutori l’esecuzione appena ascoltata. La fondazione (sostenuta da generosi contributi privati ma anche dalla Staatsoper) è un “unicum” a mia conoscenza. Qui strumentisti dotati palestinesi e israeliani vengono invitati per un periodo di studio a spese della fondazione e hanno la possibilità di conoscesi, di capirsi, di aprirsi a un mondo cosmopolita come quello berlinese, scoprendo che le diversità che in patria li dividono così aspramente possono scomparire nello stesso momento in cui c’è la possibilità di incontrarsi. Ovviamente il fenomeno di questa fondazione può considerai irripetibile per la presenza di Barenboim, i finanziamenti, la sede etc. ma è un esempio che dovrebbe in qualche modo stimolare altre realtà, magari con realizzazioni diverse. Comunque un’esperienza che chiunque si trovi a Berlino dovrebbe compiere: dice molto di più di tanti articoli, commenti etc, che infestano le pagine dei giornali da parte di personaggi che a malapena hanno girato un poco la regione in cui abitano.
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Lo scomparso – 17 Giugno 2017

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Ovviamente non parlo della Lucia cui non ho assistito (purtroppo) ma due sole parole su un altro fatto. Dove è finito il proclama del sindaco  – presente nel famoso comunicato in cui si  appella al CdA del comunale (quello che non esiste) – che invoca la soluzione del bubbone della filarmonica?  Nelle foto della Lucia sul Carlino si vede Sani abbracciato a Zagnoni come vecchi compagni di scuola. Ne deduco che ancora una volta i tarallucci e il vino l’hanno spuntata. Tanto chi se ne frega? La gente (non tutta…) dimentica…  E nelle foto presenti sul sito del Carlino per la Lucia svettano quelle assenti di Merola e dell’assessore alla cultura (?) Gambarelli. Ovviamente si tratta di una dimenticanza del giornale per polemica politica … o no? Ho ricevuto notizia della presenza dell’assessore. Mi scuso in materia avendo solo commentato le foto non essendo presente. 
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Telenovela atto quasi finale – Bologna teatro comunale 8 Giugno 2017

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Pare (dico pare) che le famose dimissioni ufficiali di Bosso siano finalmente arrivate dopo tre settimane dall’annuncio (con calma, wait and see… si annunciano come nella famosa canzone dii Iannacci “per vedere l’effetto che fa”). Ma il dubbio è che siano come le rinunce agli acquisti nei Suk: quando alla fine di una trattativa si rinuncia e ci si allontana, si viene richiamati nuovamente appena girato l’angolo con una nuova proposta. E c’è da aspettarsi una serie di “rilanci” dalla stessa politica fanfarona che ha catapultato un direttore da operetta direttamente da San Remo al teatro comunale. Ma sarebbe il caso di prendere l’occasione per una seria riflessione.  BASTA con politici che di musica non capiscono nulla (Gambarelli, Mezzetti, Pillati etc.), che mai si presentano a concerti e opere ma che naturalmente fanno il loro show in piazza maggiore e prendono decisioni su qualunque base purché non sia quella musicale e artistica, con relativa “captatio benevolentiae” pelosa sulle spalle della tragedia umana di Bosso. BASTA con un consiglio di indirizzo del teatro comunale composto (a parte una) da assoluti incompetenti musicali piazzati da una sorta di manuale Cencelli che in tutta questa vicenda non è stato capace di una sola presa di posizione, comprovando di non essere assolutamente all’altezza del compito assegnatogli. BASTA con un presidente del consiglio di indirizzo che capisce di musica come io di proto-pali, che mai si fa vedere in teatro ma che con una improvvisazione e un atto di imperio incomprensibili inventa un posto per un personaggio musicalmente inaccettabile senza chiedersi quali possano essere le conseguenze, muovendosi con la leggerezza di un elefante cieco in una cristalleria. BASTA con un sovrintendente equilibrista incapace di posizioni chiare per insipienza o per evitare di dispiacere ai politici per mantenere la posizione e le laute prebende ottenute con una presenza saltuaria in teatro. I comunicati del teatro sono esercizi di equilibrio linguistico da sesto grado senza assicurazione. BASTA con un’orchestra incapace di opporsi seriamente alla pagliacciata (posso ricordare che alla Scala l’orchestra fece fuori un direttore del calibro di Muti?) e che ha però nell’armadio lo scheletro della filarmonica. E BASTA con i critici „fai da te“ pronti per incompetenza o interesse personale (i biglietti a pagamento costano, vero?) e piaggeria a chiudere occhi e orecchie (quando addirittura tartufescamente non hanno il coraggio di esprimere il loro parere per non esporsi) e che applaudono a Bosso come le marionette che circondano Kim Jong Un magari con in mano il calepino per prendere appunti. Concludendo: il disastro è davanti agli occhi di tutti e solo dimissioni di massa catartiche seguite da nomine di veri e seri COMPETENTI possono permettere una faticosa resurrezione. Ma senza ritardi o compromessi e purtroppo questa è una speranza che si infrange contro un realtà da bassissimo impero con la conseguente, inevitabile catastrofe. L’ unico che non si è fatto coinvolgere in questa pagliacciata (se non di striscio – anche il  silenzio può apparire colpevole) è Mariotti che con un atteggiamento da “cunctator” emerge finora come l’unica persona seria del carrozzone (ma io avrei preferito le sue dimissioni per fare emergere tutte le contraddizioni).  Ma fino a quando, se le mie previsioni di un prolungamento della telenovela risulteranno verificate? Aggiungo; fra i “meriti” del direttore sanremese si citano i prossimi impegni internazionali. Si suona all’estero sia che si suoni alla Philharmonie di Berlino o che ci esibisca al dopolavoro di Unterföhring (sobborgo di Monaco). A puro titolo di esempio conosco molto bene Berlino e le sue sale d’opera e da concerto, maggiori e minori, che frequento regolarmente, ma mai ho sentito parlare di quella in cui si esibirà il nostro, RADIALSYSTEM V con biglietti a 18 e 11 euro…. . Dice nulla la cosa? E dove è finita invece la sacrosanta accusa alla filarmonica di Bologna di doppiezza del primo comunicato (quello in cui si fa appello al CdA che non esiste), con il sovrintendente che si volta regolarmente per non vedere e non affrontare il problema? Quello, altro che la farsa Bosso, è un bubbone cui è indispensabile mettere mano!
Ho scritto ieri del malcostume dell’orchestra sulla base di un articolo del corriere bolognese. In realtà la cosa è stata meno grave del previsto e quindi ne faccio ammenda. Avrei dovuto capirlo subito essendo l’articolo del solito Failoni Helmut e la cosa riportata solo dal corriere. Comunque il malcostume in questione è inaccettabile e deve essere stroncato.
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Musica e disabilità – 3 Giugno

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Quanti sapevano che Sir Jeffrey Tate, il grande direttore d’orchestra scomparso ieri, era disabile fin dalla nascita?  E quanti mai hanno discettato sulla infermità di Itzhak Perlman che con fatica arranca sulla scena per arrivare alla sedia (recentemente a rotelle) sulla quale suona divinamente il violino? E qualcuno ha mai messo in relazione la focomelia dovuta al Talidomide di Thomas Quastoff con il suo successo come baritono eccezionale? E in un altro campo piaceva Ray Charles per solo la sua cecitá? In Italia invece si sostituisce la compassione al merito come provano i casi di Bosso e Bocelli, il primo come eroe sanremese (sic!) e il secondo beniamino della musica nazional popolare che una sola volta si è avventurato nell’opera lirica (una Boheme) con risultati disastrosi. Siamo un popolo di ignoranti musicali dal cuore tenero e chi è furbo se ne approfitta. Nella mia lunga carriera di docente universitario mai ho variato il mio metro di giudizio per qualsiasi motivo: il giudizio deve essere sereno, imparziale e basato su criteri oggettivi. I pochi che non necessariamente sono degli insensibili ma che rifiutano di farsi prenderne per il naso dall’uso spregiudicato delle altrui infermità rimangono le classiche voci di chi urla nel deserto. Nulla di grave: di ciarlatani gaglioffi (si pensi solo alla classe politica che annovera persino uno come Razzi, eroe del vitalizio) abbonda il belpaese in tutti i campi e quindi non c’è da stupirsi. Ma vedere alcuni di questi che in un campo così importante come la musica in Italia sopravanzano altri ben più meritevoli (e in un’occasione internazionale! in altri paesi sarebbero stati chiamati i Barenboim, i Petrenko, i Mehta ..) nel silenzio inconcepibile e vergognoso di Mariotti è la cifra di un paese senza speranza che fa ribollire il sangue. Avrei una proposta: perché il sindaco Merola non organizza un bel concerto Bosso-Bocelli in piazza maggiore con benedizione  finale a seguire dell’arcivescovo Zuppi?
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Concerto in piazza Maggiore – Bologna

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Dunque, se le notizie che mi giungono sono attendibili, il famoso concerto in piazza maggiore a Bologna si farà con la direzione del direttore “mi dimetto ma non troppo“, un atteggiamento facile da predire: dimissioni a parole ma nulle nei fatti. Serietà e coerenza innanzitutto. Sarò assente perché all’estero ma ovviamente mai avrei partecipato a una buffonata di questa portata. Ora ragioniamo: abbiamo un direttore stabile, di grande successo, Michele Mariotti che viene scavalcato da un personaggio che certamente suscita commozione nel mammismo italiano ma che come qualità rispetto a Mariotti è distante come una galassia (chi si intende di matematica sa quale è il limite matematico di un rapporto il cui denominatore tende a zero…). Ovviamente al peggio e al cattivo gusto non c’è mai confine ma una cosa veramente è incomprensibile: come mai Mariotti non abbia un rigurgito di orgoglio e non pianti delle belle dimissioni davanti a una situazione che lo ridicolizza, insieme alla città di Bologna, agli occhi del mondo? oppure le dimissioni (quelle vere) sono ormai un istituto da esorcizzare, un retaggio di una serietà di comportamento “d’antan”. Chi scrive ha avuto più volte l’occasione di dimettersi per coerenza e per dare un segnale di serietà quando in gioco c’erano principi non negoziabili. Qui no: si sta attaccati al cadreghino (o alla carrozzella) senza pudore nella convinzione che la gente non capisca o dimentichi in fretta. E che dire di Sani, la cui spina dorsale in questo frangente appare una spirale?  Il comunale è un teatro da tempo periferico e questo episodio ne segna ancora una volta il degrado. Vado a Berlino ora “in più spirabil aere” dove una simile pagliacciata mai sarebbe neppure ipotizzabile (ve lo immaginate Barenboim scavalcato da Bosso?) sperando di non avere neppure gli echi del disastro. Nel frattempo la curia avrà modo di iniziare il processo di beatificazione di Ezio Bosso tanto una santificazione non si nega a nessuno: non abbiamo forse un papa santo che non mosse un dito contro Hitler quando sterminava gli ebrei e la cui nunziatura a Berlino, documenti alla mano, protesse solo i convertiti?
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Musica moderna – Bologna 24 Maggio 2017

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Il sostanziale rifiuto del pubblico bolognese (ma non solo..) della musica del XX secolo è stato evidenziato ancora una volta dallo scarsissimo pubblico (andando via via rarefacendosi nel corso dell’opera) del Peter Grimes di Britten, un’opera oggettivamente non troppo difficile sul piano musicale ma risultata comunque indigesta anche a molti fedeli frequentatori della sala del Bibiena (che – va ricordato – ha ospitato la prima italiana del Lohengrin con grande successo). Un vero peccato perché l’opera è molto bella e per una volta messa bene in scena e molto ben diretta con ottimi cantanti. Sto ascoltando in questo momento sul V canale (la ex filodiffusione) delle musiche da film e molte di queste corrispondono come tipologie a quelle così indigeste al pubblico di cui sopra ma che risultano accettabili se costituiscono il sottofondo o anche l’accompagnamento di pellicole cinematografiche. In un certo senso questo corrisponde al costume – ormai assolutamente maggioritario – dei brani pop che sono pressoché costantemente introdotti con video che ne “interpretano” i contenuti o addirittura raccontano una storia del tutto scorrelata al testo della canzone. Ma mentre nel caso delle pellicole cinematografiche la musica “moderna” è accettata e addirittura considerata necessaria per sottolineare l’azione, tutt’altro discorso vale se l’azione è fusa con la musica come nel caso dell’opera di Britten. Interessante fenomeno di difficile interpretazione.

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Followers – Bologna 24 Maggio 2017

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Questo post è solo parzialmente correlato all’argomento principale del blog, ovvero le recensioni e i commenti sui fatti musicali. Si tratta invece di una riflessione sulla popolarità della musica classica (o “forte” come la definisce Q.Principe). Negli articoli sui tragici, inaccettabili fatti di Manchester (la prova di una peste ben lontana dall’essere debellata) viene riportato il numero di “followers” della cantante (23 anni se ho ben capito) che si è esibita a Manchester: circa una decina di milioni, ma si citano anche i casi di altre “popstars” più affermate (come Beyoncé) che hanno qualcosa come centinaia di milioni di followers. Ecco ho confrontato questi numeri con il numero dei miei followers (310), un numero che mi pareva già un grande successo e che in confronto è assolutamente ridicolo. E certamente altri blog più blasonati e da più tempo attivi nello stesso settore non godono di migliore situazione. E’vero che l’argomento, la dimensione locale e anche il linguaggio dei miei posts è assolutamente lontano dalle “twittate” alla Trump ma certo il confronto fa riflettere e dice semplicemente come molto probabilmente la musica forte sia destinata più o meno lentamente a scomparire o diventare quello che oggi è per noi la musica del ‘3-400, roba da specialisti e da ricercatori. La mia vetusta età mi impedirà di assistere a questa tragedia ma mi chiedo se non sia possibile cercare di invertire la tendenza. Vado spesso a Berlino e mi si apre il cuore quando vedo schiere di ragazzini recarsi a scuola con il loro strumento (non il solito flautino diritto di plastica con cui suonacchiare qualche motivetto) essendo colà la musica materia obbligatoria in tutte le scuole. Vorrei sapere se la fulva ministra dell’istruzione Fedeli è consapevole della carenza culturale che gravita nelle nostre scuole che di certo non può essere colmata da quelle poche scuole medie a indirizzo musicale e dagli ancora più rarefatti licei a indirizzo musicale, dopo che una sventurata riforma dei conservatori, propugnata dai professori dell’istituzione nel maldestro tentativo di farsi equiparare ai professori universitari (ridicolo!) ne ha ridotto drasticamente le possibilità di accesso (rendendo anche pressoché impossibile conseguire un diploma da privatisti). Vogliamo dirci una volta per tutte che la musica vale quanto l’italiano, la matematica, la storia etc. etc. O no?

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Politici e musica – Bologna 21 Maggio 2017

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Posso dire forte e chiaro che di questi “politici” e giornalisti esperti musicali “fai da te” ne ho strapiene le tasche (eufemismo)? Posso dire che non c’è nulla di più disgustoso di vedere utilizzata la cultura musicale come arma di combattimento a puri fini propagandistici? Ebbene, si leggano i giornali sulla questione Bosso e si vedrà che nessun esperto musicale, N E S S U N O, sostiene Bosso ma solo Mezzetti, Merola, Balzanelli & Co. Gente che ha a che fare con la musica come i classici cavoli a merenda, che non distingue una nota da una clava, che mai, ripeto mai, mette piede in un teatro, che se si chiede loro perché da decenni non siano stati rappresentati i Meistersinger von Nürenberg a Bologna ti chiedono “mai.. che cosa?”. Vogliamo fare qualche domanda di musica al comitato di indirizzo (quello che Merola – presidente – scambia per CdA)? Una, una sola persona saprebbe rispondere, la signora Fulvia de Colle: gli altri sono come il deserto dei Tartari (e mi scusi la buonanima di Buzzati). E allora di cosa dibattiamo? Quelli che sanno non possono intervenire e non sono ascoltati e allora, per favore, coloro che non capiscono di musica ma almeno sanno leggere l’italiano (o così si spera) leggano ad esempio la recensione del Peter Grimes di Giampiero Cane – voce indipendente – che apparirà sul Corriere Musicale dove troveranno che – guarda caso – un esperto dice quello che io e gli altri esperti (scusatemi ma debbo definirmi tale senza falsa modestia), come vox clamantis in deserto, diciamo dell’affaire Bosso. Tutti prevenuti? Tutti venduti? E i politici chi se li è comprati (o per cosa si sono venduti)? Come finirà? Facile a prevedersi: sarà firmata una pace armata solo per chiudere la polemica ma il risultato è che il Teatro ne scapiterà e alla fine Bosso dovrà giustamente fare le valigie e partecipare al Cantagiro (se ancora esiste…) o al festival di Castrocaro, per le lacrime buoniste delle mamme italiote. Toni esasperati? Ebbene sì, il dilettantismo in musica e nella sua organizzazione è la morte della musica e io vorrei evitare di vederne il decesso. Con poche speranze, con l’aria che tira…

 

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Elena Nefedova – Talenti Bologna Festival 19 Maggio 2017

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Fin dalle primissime batture del brano lisztiano di apertura ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte a una giovane pianista di grandi qualità. Elena Nefedova è l’antitesi di quel pianismo muscolare e volgare rappresentato dal macellaio Matsuev. Qui siamo invece in presenza di una esecutrice che fa della riflessione e della misura la sua cifra interpretativa, caratterizzata dalla costante ricerca delle sfumature e del filo musicale  dei brani in programma. E anche laddove potrebbe scatenare la sua potenza tecnica (che esiste, come comprovato dallo scherzo di Chopin e dall’ultimo brano lisztiano eseguito) è sempre la musicalità che ha la “upper hand”  a riprova della maturità della pianista russa. La Nefedova si incrive nel solco di pianisti come Lupu e Brendel che rifuggono dagli “effetti speciali” e inserisce la propria interpretazione nell’alveo dello stile le cui sponde delimitano i confini che ogni artista non deve superare. Poi, naturalmente, ci sono aspetti che possono essere discussi e migliorati. Ad esempio l”esecuzione dei notturni chopiniani ha sofferto di tempi troppo rallentati: la ricerca della sonorità perfetta non può essere ottenuta a scapito dello smarrimento del filo conduttore del brano. La giovane età della pianista è la garanzia che se non smarrisce le qualità che oggi la contraddistinguono avrà una luminosa carriera nel suo futuro. Due bis e ottimo successo di pubblico. Un ultimo plauso: per una volta una pianista che non ha messo in luce le drammatiche carenze acustiche dell”oratorio dei Filippini. 
Piccola postilla (non scientifica..) – Diceva Ugo la Malfa “le dimissioni si danno, non si minacciano”. Leggo questa mattina su Repubblica che Bosso ha stabilito un altro record: le dimissioni “raccontate”. Ovvero le dimissioni sparate alla stampa ma poi – per una secondaria dimenticanza, ovviamente…. – mai formalizzate. Insomma una sorta di iannacciano “dimissioni: vediamo l’effetto che fa”. Intanto una schiera di gonzi ha abboccato dibattendo sulle dimissioni virtuali. Un altro capitolo di una farsa recitata da un “direttore” da  festival di Sanremo.
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Programma
Franz Liszt  Les jeux d’eau à la Villa d’Este  da Années de pèlerinage, Troisième Année
Fryderyk Chopin Notturno in do minore op.48 n.1, Notturno in fa diesis minore op.48 n.2 , Scherzo n.2 in si bemolle minore op.31 
Ludwig van Beethoven Sonata in mi bemolle maggiore op.27 n.1 “Quasi una fantasia”
Franz Liszt  Sonetto 104 del Petrarca da Années de pèlerinage – Deuxième Année, Italie, Parafrasi da concerto sul “Rigoletto” di Verdi 
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Non una lacrima – Bologna 18 Maggio 2017

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Lugete Lugete, o Veneres Cupidinesque, et quantum est hominum venustiorum cantava Catullo in un suo famoso carme. Ecco noi non piangeremo invece per le dimissioni di Ezio Bosso da direttore principale ospite del teatro comunale di Bologna. Non piangeremo perché siamo consapevoli che è giusto che il nostro abbia la possibilità di entrare nell’empireo dei grandi direttori come Toscanini, Karajan,  Kleiber, Böhm etc. e l’impegno per un piccolo teatro di periferia come il Comunale di Bologna sarebbe stato ingiusta zavorra sulle sue ali. E vogliamo sperare che il suo gran cuore resista alle lusinghe che saranno avanzate da chi si vede sfuggire dalle mani un sì grande tesoro. Resistere, Bosso, resistere, questo è l’auspicio di chi ha a cuore la grande musica e si sentirebbe in colpa trattenendo per egoismo un bene che non è della città ma del mondo intero. Noi ci accontentiamo di direttori come Mariotti (che ha pensato bene signorilmente di non entrare nella polemica ma che ne è il convitato di pietra) senza aspirare a vette irraggiungibili, comprovate dalla maestosa, indimenticabile, stellare partecipazione al festival di Sanremo. A questo punto speriamo anche che le giuste decisioni in materia siano prese dal Consiglio di Amministrazione citato nel comunicato stampa del comune – che ha l’unico difetto di non esistere!  Kein Kommentar, no comment, senza commenti….

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Ri-Bosso – Bologna 17 Maggio 2017

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L’idea che Ezio Bosso possa costituire un argomento di interesse in campo musicale la dice lunghissima sulla follia di un teatro un tempo famoso (qui si ebbe la prima italiana del Lohengrin !) e di un’amministrazione comunale pasticciona. La faccenda è nota ma adesso alcuni orchestrali ne hanno avuto piene le tasche e quindi si sono (giustamente) ribellati spedendo una lettera alla direzione del teatro che ha risposto con il  classico linguaggio camaleontico che “dice e non dice”, che dà “un colpo al cerchio e uno alla botte” etc. etc. con quel tipico equilibrismo pilatesco che denuncia una drammatica carenza di leadership. Diciamocelo chiaramente: il mondo musicale in profonda e sempre maggiore crisi ha bisogno di sfornare continuamente “personaggi” che in qualche modo attirino l’audience, nello stesso spirito con cui si presentano ragazzi “prodigio” destinati a scomparire con la stessa velocità con cui vengono mandati allo sbaraglio. Adesso si punta sul “buonismo” italico, sfruttando cinicamente la drammatica situazione di Bosso, contrabbandandolo come novello Karajan in tutte le salse, associandolo – di fatto – a Mariotti (si parva licet componere magnis – Virgilio Georgiche) !!!!. E penosa è anche la posizione dei sindacati degli orchestrali che emettono un comunicato da Comintern dimostrando ancora una volta – mai che ce ne fosse bisogno – la loro abissale inadeguatezza. Vorrei ripetere ancora una volta che questo nulla toglie alla simpateticità verso chi è soggetto di una simile disgrazia ma è necessario sapere scindere il lato umano da quello criticamente musicale. L’idea poi che l’amministrazione comunale, regolarmente assente in occasione della manifestazioni del teatro, abbia “imposto” Bosso senza avere la benché minima idea delle sue reali capacità è solo l’ultimo chiodo nella bara del teatro. L’intervento di Foletto su Facebook è – a questo proposito – perfetto. Purtroppo temo che i fuochi d’artificio in materia non siano che all’inizio, se la polemica occupa le pagine del quotidiano locale e addirittura entra in campo la figlia di Abbado (peccato che il padre non possa più  esprimere la sua opinione…). Santo subito?
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Programma
Wolfgang Amadeus Mozart  Sonata in do maggiore KV 545, Fantasia in do minore KV 475, Sonata in do minore KV 457
Ludwig van Beethoven Sonata n. 27 in mi minore op.90, Sonata n. 32 in do minore op. 111
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