Commenti, Sinfonica

S.Cristina – Bologna 24 Aprile 2017

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Sul Corriere di Bologna del 23 Aprile Helmut Failoni asserisce con bella sicurezza che l’acustica di S.Cristina è perfetta per la musica da camera. Ora è assolutamente noto a tutti i frequentatori della sala che l’acustica di S.Cristina è terribile, viziata da un rimbombo secondo solo a quello dell’oratorio dei Filippini a meno che uno non sieda nelle prime tre file. Si può solo ipotizzare che il Failoni semplicemente non sia mai stato a un concerto a S.Cristina anche solo a metà della sala, o parli per sentito dire oppure che riporti acriticamente la voce degli organizzatori. Non vale neppure la pena di spendere altre parole di biasimo e sdegno per una bufala come questa, un vero disservizio per i lettori del Corriere: in fondo è proprio per smentire anche articoli di questo tipo che esiste Kurvenal con i suoi 250 lettori!

 

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Brexit e musica – 19 Febbraio 2017

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Stranamente per un paio di settimane l’attività musicale bolognese ha sofferto di un “buco”: che sia per il timore di assenza di pubblico per le “settimane” bianche oppure si tratta della tipica e provincialissima disorganizzazione e mancanza di coordinamento locale che vede affastellarsi 4-5 manifestazioni in una settimana e poi nulla? Per questo Kurvenal è rimasto silente (ma vigile…). E’ però interessante – in materia musicale – quanto oggi scrive il Guardian londinese: alcune orchestre residenti nella capitale inglese stanno spostando la loro sede in un altro paese europeo perché “infiltrate” da elementi di nazionalità diversa che potrebbero essere obbligati a lasciare il territorio inglese a causa della Brexit. Va ricordato che oggi tutte le grandi (e piccole) orchestre sono composte da elementi multietnici in quanto la qualità è basata sul valore dei singoli e non sulla loro nazionalità. Un esempio su tutti in UK è l’LSO ma che dire dei Berliner? e di tutti i direttori stranieri? Il problema delle orchestre è solo un piccolo (ma non secondario) esempio di come una scelta scellerata possa avere riflessi imprevisti in tutti i settori ormai da tempo integrati in una organizzazione transnazionale e di come le sirene (letali come Scilla e Cariddi) possano, in nome di una astratta riconquista della sovranità nazionale basata su un populismo d’accatto, avere effetti volutamente celati o incomprensibili alla maggioranza dei votanti, che  – come l’ex-cavaliere ha più volte affermato – sono come bambini di 5a elementare. Ora io mi immagino cosa succederebbe all’orchestra della Scala – eccellenza italiana assoluta – in una situazione similare. Una dissoluzione: ma che importerebbe a figuri come Salvini che della Scala non conoscono neppure l’indirizzo non avendoci mai messo piede (come l’ex-cavaliere)? Kurvenal non è certo un’arena politica (ci mancherebbe!) ma non può limitarsi a recensire l’esistente senza occuparsi delle problematiche del settore che si profilano all’orizzonte. La cultura, il bello, la fusione di esperienze diverse sono il sale dell’eccellenza mentre dell’autarchia di un Italietta velleitaria e ridicola la società italiana ha già fatto una tragica esperienza. Ma purtroppo historia magistra vitae non est…
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Programma:
Johann Sebastian Bach
Sonata n. 3 in do maggiore BWV 1005, Partita n. 3 in mi maggiore BWV 1006 (dal violino su violoncello piccolo)
Suite n. 3 in do maggiore BWV 1009, Suite n. 6 in re maggiore BWV 1012 (su violoncello)
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Kurvenal- 10 Febbraio 2017

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In margine al concerto di Fazil Say ho ricevuto un certo numero di email (non commenti al post – chissà perché…) che lamentano il trattamento da me riservato al pianista turco. Chiariamoci.  Kurvenal cerca il più possibile di dare giudizi oggettivi il che significa: verifica del rispetto della partitura. verifica del rispetto dello stile, verifica del rispetto delle indicazioni del compositore, tecnica esecutiva, qualità interpretativa etc. etc. Sono questi elementi “oggettivi” che chi ha conoscenza della musica eseguita può facilmente verificare e la cui violazione è – per me – un tradimento dello spirito della partitura. In questa ottica l’esecuzione di Say è stata arbitraria (colpa grave) condita poi con una mimica ammiccante al pubblico caratterizzata da espressioni ispirate, da una mano che dirige l’altra, da contorcimenti sulla sedia etc. etc. Insomma tutto il repertorio da guitti musicali che io – come tutti i frequentatori abituali dei concerti in Italia e all’estero – detesto. Poi naturalmente esiste il piacere individuale che l’esecuzione di Say può avere indotto, argomento sul quale ovviamente non discuto. La musica deve dare piacere e se lo dà tutto è regolare. Ma il piacere non è argomento di Kurvenal come non lo è per tutti i recensori dai quali ci si aspetta una disamina oggettiva. Alcuni elementi vanno in questa ottica sottolineati. In primo luogo la maggioranza del pubblico applaude sempre non l’esecutore ma la musica e se la musica è la marcia turca – facilmente orecchiabile – viene giù il teatro, indipendentemente dalla qualità della sua esecuzione. C’è poi da dire che la summenzionata maggioranza non ha avuto modo (o non ricorda) esecuzioni rispettose del dettato musicale da confrontare per potere verificare quale delle esecuzioni piaccia maggiormente. Quindi il mio giudizio su Say è decisamente negativo rallegrandomi nel contempo per tutti coloro che dal pianista turco sono stati estasiati. Ma Kurvenal manterrà la linea di razionale giudizio che lo ha sempre caratterizzato.
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Dopo “Die Entführung aus dem Serail” – Teatro Comunale Bologna

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Che il teatro comunale bolognese sia in crisi è certamente sotto gli occhi di tutti e le cause sono in parte certamente strutturali: costi eccessivi, leggi draconiane che impongono pareggi di bilancio difficili da raggiungere, riduzione dei finanziamenti etc. Ma..,, qualunque organizzazione e/o azienda non può solo invocare la congiuntura negativa ma deve anche fare i conti con la propria gestione, tanto più in condizioni difficili, e sapere operare correttamente, e qui veniamo a un punto dolente che può essere simboleggiato da questo Ratto del Serraglio. Che questa produzione fosse scadente lo si sapeva da un pezzo: a Aix hanno tagliato le scene più truci, a Brema l’hanno rappresentata in forma di oratorio e solo  (solo!) a Bologna lo scempio del regista tedesco è stato integralmente prodotto. Ma se si sapeva fin dall’inizio che la produzione era stupidamente scadente e tragicamente noiosa (noiosa, non provocatoria ribadisco!) è valsa la pena di tediare il pubblico con un colossale dispendio di mezzi a partire dal dispiegamento di forze dell’ordine? E non è Kurvenal che afferma questo ma si legga la recensione (una volta tanto) sul Corriere e si aspetta quella del Sole (si spera, a meno che non si sia deciso addirittura di trascurarla per carità di patria) della prossima domenica. Insomma quanto è costata questa messa in scena e quanto sarebbe eventualmente costata la rottura del contratto di coproduzione (se mai questa clausola fosse prevista) o semplicemente la cancellazione dell’opera rispettando il contratto? Ora se nessun tentativo è stato fatto vuol dire semplicemente che il management del teatro ha commesso un colossale errore e se a questo sommiamo la riduzione degli abbonamenti e quindi una marcata disaffezione del pubblico come è possibile che non si traggano le conclusioni, e che gli “azionisti” non intervengano? E inserire Bosso nell’organizzazione del teatro ha fatto sghignazzare le altre fondazioni (serie) aggiungendo il ridicolo alla tragedia (ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere!).  Ora io faccio appello al sindaco di Bologna, presidente del teatro, e alle altre forze politiche e culturali interessate al teatro per un’azione incisiva e per decisioni che non possono essere procrastinate. Il che vuol dire un cambio di rotta e l’adozione di strumenti correttivi incisivi, e se il sindaco, comprensibilmente, non è un esperto della materia, si affidi alla consulenza di persone di comprovata competenza per tentare di raddrizzare la gestione di un teatro sempre più su una china di inarrestabile degrado. Il teatro è un simbolo culturale che non può essere lasciato andare in malora.
E ora una piccola nota. I lettori di Kurvenal sono nell’ordine almeno di qualche centinaio (sparsi anche per il mondo) come comprovato dal numero di voti ottenuti nel sondaggio sulle introduzioni “musicologiche” di MI.  Ora sapete quanti sono i “followers” ufficiali di Kurvenal? 12 (dodici) oltre a quelli solo via mail (in numero molto superiore)!  A questi si possono aggiungere quelli che seguono su Twitter e gli altri media ma siamo sempre su numeri ufficiali irrisori. E questo nonostante io riceva regolarmente numerose  emails di sostegno. Ufficiosamente, invece, ovvero contando tutti quelli “anonimi”,  i lettori sono più di 200 (come risulta dalle statistiche fornite da wordpress). Ma questo vuole solo dire che Kurvenal è una sorta di samizdat che tutti (insomma gli interessati – non sono Chiara Ferragni e non pubblico foto accattivanti…) leggono e nessuno vuole ammettere di farlo, qualcuno del settore addirittura ammettendo di temere rappresaglie professionali…. Lascio ai lettori valutare questo fenomeno….
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Bosso: l’intervista – 5 Gennaio 2017

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Per gentile concessione del prof. GIampiero Cane riporto il testo integrale della sua intevista a Ezio Bosso già pubblicata su “Il Mnifesto” in forma giornalisticamente ridotta per motivi di spazio. Senza commenti.
Il sindaco di Bologna che, in quanto tale ha una posizione di rilievo anche nel teatro Comunale, in quello stesso teatro, per i suoi spettacoli, per i concerti lo si è visto piuttosto raramente: personalmente non ce l’ho visto mai, ma potrei essere io nel torto dato che non sono un assiduo frequentatore di questo teatro che con le sue produzioni e i suoi programmi mi alletta pochissimo. Quel sindaco, che si chiama Virginio Merola (il cognome ha un buffo anagramma in malore) pur mostrando d’aver gusti affatto plebei, come per i weekend in cui consegna il cuore della vecchia città all’immotivato vagabondaggio di quei pedoni che negli altri giorni sono i paria della circolazione urbana, questo sindaco si è innamorato di Ezio Bosso, onesto musicista dalle intenzioni vivaci, probabilmente frenate un po’ da una crudele sclerosi che in parte le affligge.
Intervenendo, non sarà più di un paio di mesi or sono, sul tema delle difficoltà economiche in cui il teatro versa, cosa normalissima per questa tipologia dello spettacolo, l’opera, che compete solo col circo per dispendiosità e scialo, egli ipotizzò che Ezio Bosso potesse essere il toccasana di questa istituzione che da secoli di ciò soffre e da altrettanto tempo non trova una medicina. Chiunque se ne sia occupato minimamente sa che i teatri d’opera nascono passivi: dell’impossibilità di ottenere anche solo il pareggio si lamentava già nel Seicento il compositore Giovanni Legrenzi che tentò a Venezia l’impresa di un teatro che non dipendesse dallo sfarzo dei paperoni d’antan. Il Merola avrebbe invece individuato in Bosso il toccasana locale; per fortuna non fu seguito da nessuno, nemmeno dal musicista fantasiosamente tirato in mezzo.
Questi è comunque una figura assai popolare nella scomposta scena delle musiche, sulla quale, se non distinguiamo tra musica e musica, dovrebbero stare tutti insieme Albano, Berio, Carter, Dalla, Donatoni, T. Monk, Mannoia, Scodanibbio, Adams, Goebbels, Monteverdi, C. Taylor, Bartók e mille e mille altri, comprendendovi ora anche i dj con la loro musica elettronica, che non è più naturalmente quella di Stockhausen, ma una cosa che vien fuori dal semi automatismo del cervello artificiale e ci perseguita con un martellare ritmico di cui han bisogno solo i consumatori che usano la musica come uno tra gli strumenti che possono mandarli fuori di testa, “Out to lunch” come mi sembra dicessero in gergo i neri Usa nell’assai alto medioevo degli anni Sessanta. Poi è arrivata la post-modernità e le jam session hanno prodotto solo marmellatina diuretica, fusion, disco et similia per la cui nobiltà non bastano nemmeno Uri Caine e Paolo Fresu; “figuriamoci Ezio Bosso”, mi vien spontaneo scrivere, con ciò rivelando solo una natura, la mia, che vive nell’epoca dei triceratopi.
Ezio Bosso comunque è stato chiamato a coprire un ruolo che forse è più onorifico che funzionale, comunque avrà il peso che le fortune del pianista e compositore riusciranno a ottenergli. Merola dice che la musica “deve essere libera”. Chissà da che? Bosso aggiunge che il coro e l’orchestra sono una comunità e che quest’ultima starebbe al fondamento di tutta la musica. Forse per questo ha scelto, a quanto dice, il programma del suo concerto inaugurale (giovedì prossimo 22) insieme agli orchestrali. Ne è saltata fuori la stessa ovvietà, più o meno, che caratterizza i concerti passatempo, con l’Italiana di Mendelssohn, Fratres di Arvo Paert, un po’ di Bach e l’Adagio per archi, gran pizza di Barber, oltre a due pagine di Bosso per pianoforte ed archi. I proventi del concerto dovrebbero andare ai terremotati dell’Umbria.
Incontro Ezio Bosso dopo una delle prove e non stento a ottenerne la simpatia umana, anche se forse egli si aspetterebbe da me qualche richiamo alle cose che l’hanno reso noto e quasi un divo tra i consumatori di TV. Gli chiedo se è vero che sia sfuggito a una rapina perché, riconosciuto dai malviventi, era stato “graziato”. Mi dice di sì e sembra che la cosa lo gratifichi: il crimine passa sullo sfondo ed è perdonato per la notorietà. Magari a un chirurgo di complicati trapianti non sarebbe andata così.
Gli chiedo di elencarmi un po’ di musiche fondamentali, una decina, e di dirmi perché, ma egli si cela dietro all’imbarazzo di dover scegliere: “Dalle mie prime memorie so che la musica ha segnato la mia vita, poi anche politica, o sviluppato un pensiero. Da Bach a Beethoven, a Liszt, a Chopin, Cage, Cecil Taylor, Pete Townshed o i Jam, Glass o i Morphine e la lista sarebbe ancora lunga”.
Ma vorrei sapere se c’è almeno un musicista che l’abbia impressionato più profondamente; egli è deciso nel dichiarare “Claudio Abbado”.
Questa scelta mi sembra un po’ strana oggi, quando un direttore può essere mediazione o sommatoria di quel che han già fatto altri: le registrazioni appiattiscono le originalità, ma visto che il mio interlocutore aspira ad affermarsi anche come direttore d’orchestra, senza chiedergli se conosce il vecchio Mengelberg e il “suo” Mahler, passo ad altro argomento e gli chiedo se ritenga che ci sia un’epoca musicale migliore delle altre.
“No” risponde, ma afferma che la presente è “la meno produttiva e creativa; in assoluto la più reazionaria”. Mi sembra detto piuttosto strano per un musicista che ha avuto il suo gran successo con un Sanremo.
Gli chiedo se sia più importante produrre quelle cose che sono chiamate eventi o avere una continuità d’applicazione. C’è una qualche iniziativa delle quale ti vien da dire “tanto rumore per nulla”?
Non ottengo risposta.
Ha senso che si protegga un genere? Il ritardo culturale che si manifesta nella vita musicale corrente è colpa di qualcuno. Il concertismo è uno strumento contro l’analfabetismo musicale o semplicemente una forma dello spettacolo?
“No comment”.
Ti senti artista o showman?
“Artista è una qualifica che dovrebbe essere data solo postuma, per quel che riguarda la musica (Chissà perché?, penso, ma sto zitto). Io – dice – mi sento una persona”.
Oltre a salvarti, a quanto pare, da un’aggressione, il festival della canzone italiana ha un senso per te? La suddetta canzone è un genere vivo, ci migliora?
“Non sono un particolare amante delle canzoni – mi dice – , non le capisco abbastanza bene. Dopo di che qualsiasi forma creativa porti benessere a qualcuno ha comunque la mia stima umana”.
D’accordo, forse, ma non saprei se qualcuno sia mai guarito da alcunché.
Dovrebbe sapere con chi collaborerà in quanto direttore principale ospite del teatro. Direi che inizi con un’edicola al vuoto di un teatro che si dice indirizzato a promuovere la musica moderna. Ma Bologna Modern, festival delle musiche contemporanee svoltosi tra il 14 e il 23 ottobre scorsi, della produzione Usa (e getta) del 900 ha presentato solo una musica di John Adams. Chissà se la cosa abbia da essere spiegata col comunismo ufficiale della città nel secondo dopoguerra. Allora, quando il sindaco era comunista, spesso il teatro era un contentino al PSI. Prima di Bomodern il teatro s’era impegnato in un tutto Nono e lì di picismo non ce n’era poco, di musica sopportabile invece, sì.
Cosa ti dicono, gli chiedo, i nomi di Sangiorgi, Carosone, Bollani e Michelangeli?
Risponde che si tratta di “tre musicisti jazz molto apprezzati e bravi (anche a cantare e fare imitazioni) e grandi animali da palcoscenico e di un musicista che al pianoforte ha inseguito e trovato la perfezione anche a discapito di altro”.
Non capisco di chi parli, ma lasciamo perdere.
PS  Spero di avere trascritto senza errori il testo. Per eventuali imprecisioni chiedo scusa anticipatamente
SadSadSad
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La turrita ai Pooh etc.- Bologna 30 Dicembre 2016

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Per avere un’idea di come siamo diventati lo zimbello musicale d’Italia, dopo l’ “affaire” Bosso, leggo dalla mia lontana Australia che verrà consegnata la turrita d’oro ai Pooh per i 50 anni di carriera, un riconoscimento che dovrebbe essere assegnato dal comune solo a chi ha onorato la città con riconosciuti ed eccezionali meriti culturali. I Pooh???? La nostra  città è diventata la capitale del nazional-popolare e si aspetta solo che il teatro comunale dedichi loro una stagione alla stregua della sinfonica o dell’operistica. Sia chiaro, “tout se tient” se si considera il Nobel a Dylan o le ore dedicate dai telegiornali alla morte di George Michael. Se morisse Maurizio Pollini (lunga vita al grande maestro!) ne sarebbe data notizia solo nella coda del telegiornale delle 3 di notte (e forse neppure..). Ma un ulteriore segnale del ridicolo viene dalla risposta dell’assessore Gambarelli all’interrogazione del consigliere Bugani in merito alla recita saltata del Werther. Solo una massa di dilettanti può non essere in grado di trovare in tempo un sostituto (e non averlo previsto!!!) ed è esilarante notare che nella risposta dell’assessore si scopre che è anche esperta di opera definendo la prestazione di Mariotti di “qualità estrema, eccezionale, eccelsa”. Ma era presente, visto che brilla notoriamente per la sua assenza, e quali sono i suoi termini di paragone? E cosa c’entra con il merito dell’interrogazione? E come fa ad asserire che la “defaillance” di un cantante è evento assolutamente eccezionale visto che succede in tutto il mondo a partire dalla famosa rinuncia della Callas che lanciò Anita Cerquetti (e in tal caso la sostituzione avvenne in tempo reale)? Dopo Ronchi e la meteora Conte siamo finiti .. nella brace. Assessore e sovrintendente: Dio li fa poi li accompagna! Forse ha ragione un mio conoscente che ha suggerito che come prossimo sovrintendente del teatro sia nominata Orietta Berti che con il suo buon senso emiliano saprà far meglio del compositore Sani….
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Ezio Bosso again (last)!!!- Teatro Comunale Bologna

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Riprendo dal Blog di Anna Bandettini.  …..

20 dicembre 2016

MEROLA, BOSSO E LA FACCIATA DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

Il mio collega Angelo Foletto ha scritto un commento alla vicenda del Comunale di Bologna dove è stato nominato direttore principale Ezio Bosso. Lo ospito volentierti nel mio blog:

«Nel corso della conferenza stampa di presentazione del concerto straordinario del 22 dicembre, il Sindaco ha inoltre annunciato che Ezio Bosso assumerà il ruolo di Direttore Ospite Principale del Teatro Comunale dal prossimo anno». La notizia, ripresa in grande stile per ciò che riguarda il pianista-compositore-direttore, fa pensare per altre ragioni: l’invasione di campo artistico e istituzionale del sindaco di Bologna Virginio Merola. Nel ruolo di presidente della Fondazione, Merola ha annunciato un incarico (non necessario: d’immagine ma con una definizione ufficiale impegnativa) che entra nell’organico artistico del Comunale. Avallando l’idea (solo sua?) che il maestro Bosso sia l’uomo di cui il teatro ha bisogno in un momento in cui sono i conti finanziari a non tornare, e che sia il direttore d’orchestra di fama e esperienza mondiale ideale da affiancare a Michele Mariotti, professionista d’altre e alte ambizioni, mentre così il direttore musicale sembra messo in ombra. Il tutto col dubbio che siano state calpestate regole e galateo burocratico-amministrativo e facendola somigliare a una forzatura sulla dirigenza sul cui operato amministrativo – da presidente – il sindaco ha il dovere di vigilare ma che non dovrebbe anticipare né orientare artisticamente. A meno che l’uscita non fosse una calcolata mossa di sfiducia nei confronti della dirigenza stessa, come qualcuno ha potuto maliziosamente pensare visto come sono andate le cose. E ci sia voglia di mettere le mani in prima persona nella cabina di comando del Comunale: andando controcorrente rispetto a giovani colleghe-presidentesse per legge di Fondazioni (Chiara Appendino che al Regio di Torino ha messo piede solo al terzo titolo di stagione e Virginia Raggi che all’inaugurazione dell’Opera ha fatto una fugace comparsata e basta) che dei rispettivi teatri sembrano non curarsi. E il sovrintendente-direttore artistico Sani che fa? Si dimette o protesta? Chiede chiarimenti? Si smarca, spiegando o facendo capire che il ruolo di Bosso sarà in realtà solo un incarico morale e di facciata? No, avalla, anzi se ne rallegra pubblicamente. (angelo foletto)

22 dicembre 2016

Sani e il Comunale “popolare”: ma è giusto così?

Il 20 dicembre ho ospitato in questo blog un commento del collega Angelo Foletto alla nomina di Ezio Bosso a direttore principale del Comunale di Bologna. Un commento che condividevo. All’intervento di Foletto è poi arrivata una replica del sovrintendente della Fondazione lirica bolognese che pubblico qui di seguito.

Da diversi anni, sia come direttore artistico, che come sovrintendente, sono impegnato in prima persona nel rinnovamento delle proposte artistiche dei Teatri d’Opera, in particolare per quanto riguarda le Fondazioni Lirico-Sinfoniche del nostro Paese. In questi anni ho realizzato alcune delle produzioni d’opera più innovative che siano mai state presentate in Italia, coinvolgendo artisti che vanno da Bob Wilson a Anish Kapoor, da Peter Greenaway a Matthew Barney, da Romeo Castellucci a Fanny & Alexander e molti altri. Nella Sinfonica, i grandi cicli dedicati a Schoenberg, Cage, Nono, le Stagioni tematiche sulle diverse aree geo-culturali del XX secolo, sono solo alcuni esempi. L’opera contemporanea abita da sempre le Stagioni di cui curo la programmazione, affiancando ad ogni titolo un’azione molto approfondita sul piano formativo e divulgativo, che ha sempre dato ottimi risultati in termini di ritorno di pubblico. Sono convinto che i teatri d’opera debbano aprirsi sempre di più ad ogni forma di espressione legata alla teatralizzazione del suono, al rapporto con gli altri linguaggi contemporanei, anche quando si propone il grande repertorio lirico del passato. Come compositore, lavoro da sempre sulle forme di intersezione tra i codici, partendo dalla ricerca e sperimentazione sonora.

Mi sorprende un po’ quindi quello che scrive Angelo Foletto, che mi conosce da molto tempo e conosce le direzioni del mio impegno artistico e manageriale. Nel mio percorso ho incontrato a Bologna un paio di anni fa Ezio Bosso, trovando in lui convergenze ideali e di visione culturale. Abbiamo fatto diverse ipotesi di collaborazione e ora ci siamo trovati a poter condividere un progetto comune, da sviluppare nel tempo, nato dalla realizzazione di un concerto di beneficenza per le vittime del terremoto in centro Italia, che avrà luogo al Teatro Comunale di Bologna. In programma musiche di Arvo Part, Samuel Barber, Bach, Bosso, Mendelssohn. Chi conosce le mie programmazioni sa che questa è una proposta che rientra perfettamente nelle linee che ho portato avanti in questi anni. Vorrei quindi dire ad Angelo che tra me e Ezio Bosso c’è molta intesa e che penso che il ruolo di direttore ospite principale non debba avere necessariamente a che fare con il direttore musicale del Teatro. Può essere una figura che viaggia su un binario parallelo, che arricchisce la programmazione con nuovi progetti che ampliano ed amplificano l’offerta del nostro Teatro. Per questo sono convinto che Ezio Bosso sia un valore aggiunto importante per il Comunale di Bologna, un Teatro che ha aperto molte strade, molte delle quali si intersecano con le sue idee e i suoi progetti. E’ vero, questa collaborazione è stata annunciata dal Sindaco di Bologna Virginio Merola nel corso di una conferenza stampa; è stata un’idea concordata assieme e non vedo alcun problema nel fatto che il Presidente della Fondazione annunci una nuova importante iniziativa che riguarda il Teatro.

A Bologna stiamo sviluppando un laboratorio di idee e di esperienze che ruota attorno al Teatro, coinvolgendo anche molti aspetti della vita sociale e civile. Abbiamo una grande partecipazione di studenti nelle recite della stagione, coinvolgiamo un tessuto sociale nuovo, sviluppiamo progetti con tutte le principali istituzioni della città e del territorio, a cominciare dai festival di avanguardia a importanti strutture come Cineteca, MamBo e FICO, il nuovo polo dell’agroalimentare. E non è vero che a Bologna i conti non tornano; è più giusto dire che non tornavano e che stiamo lavorando intensamente, assieme a tutte le forze vive della città, per farli tornare. E in questa situazione non facile abbiamo portato avanti con grande coerenza e determinazione una proposta culturale che unisce il grande repertorio a innovazione e sperimentazione. Vorrei a questo proposito citare un bell’articolo di Giuseppe Laterza, uscito di recente sul Mattino di Napoli: “Quando impareremo che la cura della grande bellezza può essere affiancata ad una programmazione culturale intelligente, al tempo stesso popolare e sperimentale, avremo fatto un grande passo in avanti”. Per questo tengo molto a questa collaborazione con Ezio Bosso e non vedo perché non debba rallegrarmene!”.

Nicola Sani, Sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna

E Angelo Foletto risponde

Troppe parole, troppe maiuscole (Stagioni, Teatro, Sinfonia, Opera, Sindaco), troppa autobiografia, nessuna risposta. Eppure la domanda di fondo era chiara: cosa c’entra Ezio Bosso con la storia, l’organigramma e il futuro del Comunale? Quanto incide sulla linea gestionale e culturale del teatro la deriva populista, ignara di fatti culturali ma interventista, dei nuovi amministratori pubblici? Il sovrintendente, ma anche «compositore, direttore artistico, manager culturale e giornalista», Nicola Sani esibisce il medagliere – cosa facile vista la sua attuale collezione di incarichi – ma non chiarisce né rassicura. Spacciare un concerto prenatalizio a scopi benefici come frutto di «convergenze ideali e di visione culturale» significa tentare di imbrogliare le carte contando sull’ingenua condiscendenza cittadina: dalla dirigenza e dalla storia della Fondazione lirico-sinfonica bolognese ci si aspettavano altre considerazioni. A incassi conteggiati e devoluti, il concerto sarà ricordato solo come un bel gesto e una furbata plausibile perché a fin di bene.

Nicola Sani rivela che «le sue [del maestro Bosso] idee e i suoi progetti» si potranno intersecare con «strade aperte» dal teatro su un progetto dove «popolare e sperimentale» si daranno reciprocamente sostegno. Autocelebratosi come esperto di ciò che è sperimentale («impegnato in prima persona nel rinnovamento delle proposte artistiche dei Teatri d’Opera»), Sani associa il popolare a Bosso e fa una bella confusione di qualità e di categoria. Mettendosi, c’è da augurarsi a utili scopi futuri e non per servizio, sullo stesso piano culturale di chi governa la città e ha modelli artistico-professionali di riferimento più scontati e demagogici.

Quanto all’affermazione poco riguardosa nei confronti di Michele Mariotti che della nomina ufficiale di Bosso ha saputo a cose fatte («Penso che il ruolo di direttore ospite principale non debba avere necessariamente a che fare con il direttore musicale del Teatro»), sarebbe istruttivo sapere quanto l’interessato è d’accordo.

E il comitato di indirizzo del teatro non ha nulla da dire? Non comitato ma convitato….di pietra! (G. Neri)

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Ezio Bosso – Teatro Comunale Bologna

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Per avere un’idea di come siamo diventati lo zimbello musicale d’Italia leggere l’articolo sul manifesto del 21 Dicembre e l’intervento di A.Foletto ospitato sul blog di Anna Bandettini di Repubblica del 20 dicembre segnalatimi da un collega. Evviva i dilettanti allo sbaraglio!!!!!!
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Bosso Comunale- 17 Dicembre 2017

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Dunque è fatta! Il carrozzone del teatro Comunale bolognese imbarca Ezio Bosso come salvatore del teatro, una figura di spicco internazionale invidiataci da tutti i teatri del mondo… e le cui uniche credenziali sono l’avere partecipato al festival di Sanremo e (con tutto il rispetto dovuto alla sua persona) il fatto di soffrire di una malattia disabilitante che ha fatto pensare ai dirigenti del teatro che generando un senso di solidarietà porterà al teatro quei contributi che il comune anche quest’anno ha dovuto versare mancando gli sponsors.  Musicista nazional-popolare che ben si attaglia al futuro del teatro che vede il Comunale scadere a teatro di provincia. Complimenti a tutto lo staff del teatro per una scelta che ancora una volta, in assenza di una dirigenza all’altezza della situazione a partire dal sovrintendente e dal direttore generale finendo all’inadeguato consiglio di indirizzo (ma esiste? batte mai un colpo?), ci espone al ridicolo di tutti gli amanti della musica. Posso ripetere mala tempora…?
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Ufficio stampa teatro comunale – Bologna 19 Novembre 2016

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Ricevo dal teatro la locandina della stagione sinfonica. Ci sono “solo” cinque errori/refusi: “abbonamneto” al posto di abbonamento, “Alfawaserman” al posto di Alfa Wasserman, “premesso” al posto di permesso, “alla Teatro” dove il teatro pare avere cambiato genere e “Pachi” al posto di palchi. Poi una maiuscola su “Concerti” incomprensibile e analogamente per “Teatro”. Ma si può? E poi ci si lamenta se il teatro viene degradato sul piano nazionale? E Sani non ha nulla da dire su un ufficio di cui il minimo che si può dire è che è composto da dilettanti? Lo sa che i dirigenti hanno la responsabilità oggettiva del teatro?
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Indipendenza – Bologna 9 Novembre 2016

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Da qualche indicazione trasversale (e talvolta quasi diretta, seppure ammantata di quella ipocrisia che nulla riesce comunque a coprire) pare correre voce che Kurvenal sia “sponsorizzato” da qualcuno, che nella accezione corrente significherebbe “pagato“. Ebbene debbo ancora una volta ribadire che Kurvenal è una voce del tutto indipendente frutto della competenza, dell’interesse e dell’amore del sottoscritto per la musica classica e quella operistica, che, proprio a garanzia della propria indipendenza, paga di tasca propria tutti i biglietti a differenza di tanti “critici” le cui recensioni condizionate non paiono sempre improntate alla massima trasparenza (pur se ne esistono a livello nazionale alcuni di comprovata serietà). Sfido chiunque a dimostrare il contrario pur sapendo che la maldicenza è uno sport internazionale molto praticato e che, in una società inquinata da mille interessi di parte, ipotizzare che esista una voce che non deve nulla a nessuno è di difficile digestione e viene persino considerato un fastidio se non una minaccia. Mi conforta comunque l’affetto di molti lettori e il costante incremento del loro numero (sono ormai parecchie centinaia).
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Comunale perduto – Bologna 26 Ottobre 2016

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Ci siamo: le trattative per l’esubero dei 30 dipendenti, necessario per cercare di riportare il bilancio della fondazione nei limiti previsti dal ministero è fallita e la prospettiva che si apre per il teatro è quella di una degradazione a teatro di provincia, una situazione indegna di una città importante (anche sotto il profilo turistico!). A questo desolante stato di fatto hanno concorso – in eguale misura – il sovrintendente a mezzo tempo (ma a stipendio pieno…), un consiglio di indirizzo del tutto inadeguato composto da persone selezionate non sulla base di specifiche e comprovate competenze (a parte una sola componente) ma per scelte politiche se non di suggerimenti improvvisati (amici di amici, per intenderci, edizione musicale del manuale Cencelli, di cui possiamo ringraziare il “Ronki”) e incapace di condizionare se non di contrastare scelte erronee della dirigenza, un suo presidente che per volere essere clemente non ha alcun interesse e/o competenza musicale e un sindacato corporativo a difesa di privilegi ingiustificati, frutto di politiche lassiste di decenni. Qualcuno si meraviglia del risultato? E come ciliegina sulla torta, dalla manica del prestigiatore è uscita la balzana proposta di inserire nel ponte di comando del teatro Ezio Bosso, non si capisce a che titolo, con quale competenza e con quali scopi. (Per fortuna il nostro – forse neppure consultato preventivamente – ha messo le mani avanti sfilandosi, di fatto, da una proposta paradossale.) La crisi del teatro è anche sottolineata dalla paurosa diminuzione degli abbonamenti, sia all’opera che alla sinfonica nonostante una demenziale politica dei prezzi che – ad esempio – ha ridotto ingiustificatamente i costi delle “prime” in presenza di bilanci disastrati.  Ed è del tutto inutile gridare alla mancanza di sponsors: a parte qualche caso (ad esempio i Golinelli e la loro fondazione) chi potrebbe essere interessato a sostenere un’organizzazione fallimentare? Con quali ritorni di immagine? In una situazione seria, con persone serie, i vertici dovrebbero alzare le mani e semplicemente dimettersi, sfiduciati dall’assemblea dei soci. Ma questo non avverrà, con personaggi abbarbicati alla cadrega (e ai corrispondenti emolumenti). E quindi? Il destino è segnato a meno che un improbabile rigurgito di serietà non porti a quei “consigli che non si possono rifiutare“, azzerando i vertici e riprendendo da capo, con persone competenti, il filo spezzato della conduzione del teatro. E questo passa anche per il coraggio di licenziare i dipendenti in esubero che hanno rifiutato condizioni di favore, sfidando così un sindacato indifferente alle sorti del teatro, interessato solo alle tessere che sono l’unica sua ragione di esistenza .
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Comunale salvato – Bologna 23 Ottobre 2016

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Adesso mi sento più tranquillo. In ansia per le sorti del nostro teatro dal cilindro del sindaco è stato estratto il coniglio vincente: Ezio Bosso. Al di là della solidarietà umana verso chi non è stato premiato dalla natura la domanda che ci si pone è: che ci “capa” un esponente della musica jazz-pop-nazional popolare applaudito al festival di Sanremo (sic!) in un teatro d’opera e comunque di musica classica?  OK: qualche concerto l’ha dato ma abbiamo bisogno di una nuova edizione di Bocelli? Quali sono le sue esecuzioni memorabili? Quelle applaudite da un pubblico mammista che si commuove alla vicenda umana della persona e sostituisce a un giudizio critico la empatia?  Quali sono le credenziali culturali e organizzative (sì, organizzative, perché dopo un consiglio di indirizzo travicello che si segnala per la sua pochezza e la diffusa incompetenza dei suoi membri ci manca solo un consulente travicello) del nostro carneade? Vogliamo sostituire la competenza con la solidarietà umana? E la cosa ancora più sorprendente è che in un paese di dilettanti allo sbaraglio non ve ne sia uno che dica: scusate, non è la mia materia! Il nostro, infatti, con la tipica modestia di facciata dichiara che se può essere utile (e come?) non si trarrà indietro.  Nulla di nuovo: qualcuno si ricorda dell’intervento sciagurato di Zagrebelsky nella serie “la permanenza del classico” organizzato dall’ateneo, quando con bella sicumera discettò – incompetente del momento – di  Enena e Didone facendo accapponare la pelle agli esperti? Per quanto mi riguarda mi dichiaro fin d’ora disponibile a partecipare a un convegno di filologia romanza tenuto in sanscrito. Qualche obiezione? Insomma ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere: abbiamo un teatro sull’orlo del baratro, gestito in modo dilettantesco da un preteso compositore a tempo parziale e la soluzione proposta dal presidente del consiglio di indirizzo è Ezio Bosso. La prossima mossa sarà convocare Orietta Berti e ricostituire, così facendo, una nuova versione del duo Otto e Barnelli.

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Milano musica – 12 Settembre 2016

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Trovandomi a Milano per motivi di lavoro ho avuto modo di scorrere i programmi dei concerti disponibili a Milano (tralascio la Scala che fa storia a sé). Comincio con il Mi-To (www.mitosettembremusica.it): per 20 (venti!) giorni sono organizzati a Torino e Milano 3-4 concerti al giorno durante il pomeriggio e la sera (ripetuti in giorni differenti nelle due città) a prezzi che variano fra i 10 e i 30 euro in tutti i teatri di Milano e Torino. Il periodo in cui vengono effettuati è quello delle prime tre settimane di Settembre, quando le altre attività ancora non sono iniziate e quindi senza sovrapposizioni. I concerti sono di vario livello ma sempre seri (purtroppo quest’anno non viene effettuata la trasmissione in streaming di alcuni di loro). Ora Torino dista 45 min. di treno da Milano e Bologna dista 65 minuti: possibile che non si possa prevedere una estensione, un sorta Mi-To-Bo? Qualcuno dei nostri provincialissimi organizzatori ci ha mai pensato? Nessuno è in grado a Bologna di offrire gli stessi concerti? Seconda opzione a Milano: le serate musicali (www.ipomeriggi.it). Qui sono offerti concerti (ripetuti in due giorni) di altissimo livello (si comincia con Mischa Maisky, tanto per dire) a prezzi che al massimo sono 20 (venti!) euro con parecchie opzioni di riduzione. L’abbonamento a 23 (ventitre) concerti costa 300€:  qualcuno vuole fare il confronto con la ridotta e costosa stagione di Musica Insieme o del Bologna Festival? Notare che in aggiunta a queste stagioni c’è anche quella storica del Quartetto (www.quartettomilano.it), a prezzi leggermente maggiori ma non di troppo. Insomma: possibile che Bologna non sia in grado di offrire un panorama se non uguale almeno simile?


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Kurvenal & friends – 13 Luglio 2016

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C’è una pessima abitudine nei sistemi scolastici italiani, dalle scuole elementari all’università: giudicare gli insegnanti dai risultati degli studenti o addirittura dal numero di studenti promossi o ancora dal voto medio conseguito etc. senza considerare che al di là delle capacità di un insegnante conta soprattutto l’intelligenza dello studente e la sua disponibilità allo studio.  C’è una analogia nel campo musicale: gli organizzatori di eventi si sentono giudicati dalle performances degli artisti (quando sono tali…) che essi hanno invitato e un giudizio negativo diventa un delitto di lesa maestà o addirittura un’offesa personale (un tempo si sarebbe detto da lavare con il sangue..) che frantuma consolidati rapporti personali. Questa è un atteggiamento scioccamente provinciale purtroppo molto italiano. Va da sé che proporre artisti di scarsa o nulla qualità è un errore (che sarebbe evitabile ascoltando prima di persona il soggetto) ma è anche vero che a tutti capita una serata negativa e ogni recensione non fa la storia dell’esecutore ma giudica unicamente quanto proposto in una particolare esibizione. Per certi aspetti recensore e organizzatore dovrebbero essere uniti nel lamentare una performance scadente ma l’organizzatore preferisce spesso cercare di nascondere la polvere sotto il tappeto. I recensori seri servono proprio a scoperchiare il tappeto.
PS Recensioni serie (anche se con un linguaggio meno diretto di quello di Kurvenal – ovviamente – ma con contenuti identici) si trovano sul Corriere Musicale, una pubblicazione  di qualità che mi sento di consigliare agli amanti della musica.
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Kurvenal su Kurvenal – 11 Luglio 2016

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C’è una cosa che come “recensore” mi suscita qualche perplessità (eufemismo). Taluni affermano che Kurvenal è troppo severo nei suoi giudizi e questo è per me incomprensibile. Distinguiamo. Le mie recensioni (come gli articoli giornalistici seri) si compongono di due sezioni: un giudizio tecnico (oggettivo – stecche, errori, arbitrarietà, non rispetto delle indicazioni del compositore etc.) e uno artistico (ovviamente del tutto soggettivo). In tutta la mia carriera universitaria il mio range di voti è sempre andato nel passato dal 12 (l’infamia – e ne ho dati!) al 30 e lode. [Molti potrebbero chiedersi perché i voti universitari siano in trentesimi (come può un docente distinguere fra 25 e 26 per fare un esempio?): il motivo è storico. Un tempo (molti decenni fa…)  le commissioni erano formate da tre docenti ciascuno dei quali aveva dieci punti a disposizione: oggi le commissioni sono del tutto diverse ma il sistema di votazione è rimasto identico]. Perché “è andato” al passato? Perché oggi i voti espressi all’università vanno solo dal 18 in su: sotto si è semplicemente respinti (tipico buonismo all’italiana). Io ho mantenuto in Kurvenal il vecchio sistema di votazione a differenza delle mozzarelle che infestano il panorama dei recensori (chissà perché…) e forse questo è anche il motivo del successo (senza enfasi) di questo blog. E se un “artista” cerca di imbrogliare un pubblico non troppo esperto (la grande maggioranza purtroppo – spesso si applaude per dare da intendere di essere degli esperti…) io dico esattamente quanto successo, partiture e registrazioni alla mano. Questo per il lato tecnico. (In Italia non succede mai che uno spettatore – come a Berlino –  nell’attimo che separa la chiusura del sipario dall’inizio dei battimani urli “Was ist diese Scheisse?”). Per quello artistico dichiaro ovviamente e umilmente che la mia è solo un’opinione che naturalmente è giusto che non sia condivisa. Ma su una cosa mi sento di assicurare i miei lettori: Kurvenal, fino a quando il sottoscritto sarà in grado di redigerlo non sarà condizionato da nulla!
PS In Agosto molto probabilmente Kurvenal tacerà per assenza di stimoli (in montagna non si tengono concerti!): un caro arrivederci quindi a Settembre.
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MiTo …ma non Bo – 29 Maggio 2016

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E’ stata annunciata la nuova rassegna MiTo 2016 che Gott sei Dank ha deciso di evitare manifestazioni rock, pop, etc. Non ce ne è proprio bisogno visto che ne siamo sommersi da televisione etc. Ciò di cui vorrei rammaricarmi invece è che Bologna non abbia la capacità (o la voglia) di inserirsi in una manifestazione così ricca e che si tiene in Settembre ovvero senza interferire con altre stagioni. MiTo presenta artisti di affermata fama unitamente a giovani il cui ascolto sarebbe oltremodo interessante visto che di rassegne di giovani nell’ultraconservatrice Bologna non se ne vedono (se si escludono quelle che si tengono  all’Accademia Filarmonica,  più per necessità che per virtù…). Quale recondita ragione sia alla base di questo disinteresse è difficile capire: di certo è una grossa perdita e l’occasione sfumata di allacciare rapporti con le organizzazioni musicali di Torino e Milano. Si sarebbe ancora in tempo ma temo che manchi assolutamente la volontà…

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Stipendi teatro comunale – 22 Maggio 2016

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Credo che possa essere interessante confrontare gli emolumenti dei vertici del teatro comunale di Bologna con altre realtà bolognesi. Il sovrintendente percepisce 120k€ annuali per un impegno NON a tempo pieno  (10K€ più del predecessore Ernani) ed eguale emolumento percepisce il direttore generale Macciardi il cui stipendio era nel 2014 di 93K€ (un bel salto in due anni a fronte del blocco generalizzato degli stipendi….). Il tutto senza alcuna giustificazione relativa a risultati raggiunti, a fronte di una situazione finanziaria asfittica e addirittura con scioperi minacciati ed esuberi da gestire. Per non parlare di tutte le situazioni non chiare di cui alle mie domande (http://wp.me/p5m12m-Sl).  Derivo l’informazione sugli emolumenti da Repubblica.it (http://bologna.repubblica.it/cronaca/2016/03/26/news/teatro_comunale_guerra_su_stipendi_e_consulenze-136291231/) in quanto in barba alla trasparenza non sono riuscito a trovare l’informazione aggiornata sul sito del teatro (i dati presenti sono – volutamente ? – obsoleti …).  Ma la cosa più interessante è un confronto con altre realtà. Ad esempio la presidente e AD di TPER  (un incarico infinitamente più oneroso, con responsabilità gravissime e che obbliga a un lavoro quotidiano a tempo pieno certamente non inferiore alle 12 ore di cui ho esperienza personale) percepisce – udite udite – 87 K€ annui a fronte di risultati economici di tutto valore. Ora lascio ai lettori giudicare……

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Teatro comunale – 19 Maggio 2016

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Contrariamente al solito mi permetto un secondo post in data odierna: qualcuno si è accorto del silenzio assordante del giornalucolo locale “Il Resto del Carlino” sulla vicenda del comunale, degli esuberi, degli scioperi etc. ?  Zitti e mosca, guarda caso… E il comitato di indirizzo ancora una volta non ha idee in materia (dimostrando – se mai vene fosse bisogno – la sua totale inadeguatezza e incompetenza), il sindaco se ne disinteressa (mai toccare temi scottanti in periodo elettorale soprattutto per argomenti che portano pochi voti) e intanto salta una delle poche (forse) interessanti rappresentazioni ovvero Le nozze di Figaro. La cosa forse può fare piacere all’incolto rockettaro Ronki che detesta il repertorio classico (che naturalmente non conosce) ma fa infuriare gli amanti della musica e dell’opera come il sottoscritto. Poi sulla sostanza della vicenda inutile dire che ancora una volta i sindacati esprimono tutta la corporatività che li contraddistingue in ogni settore  e preferiscono che il teatro muoia (Sansone con tutti i filistei) piuttosto che accettare qualche piccola amara pillola in nome di un interesse più alto: la minacciata vita del teatro. Naturalmente confidando che tanto poi una soluzione all’italiana si troverà, proroga, accomodamento etc. Ma basta: le regole sono regole, vanno accettate e vanno fatte rispettareDura lex….

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Orchestra Mozart – Bologna 8 Maggio 2016

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E’ con grande dispiacere ma anche con grande rabbia che assisto alla prevedibile, inevitabile deriva del crowdfunding della Orchestra Mozart. Sul sito è oggi proposta una sorta di lotteria che assegna a sorte fra i sottoscrittori un abbonamento Spotify a fronte dell’inevitabile esaurimento di contributori, un fenomeno ampiamente prevedibile per un’iniziativa dilettantesca e velleitaria che potrebbe essere salvata solo dall’intervento di un improbabile “cavaliere bianco”, categoria oggi in via di rapido esaurimento senza un ritorno di immagine significativo. Ciò che maggiormente irrita è lo scadimento a livello di iniziativa pubblicitaria che avrebbe fatto orrore al fondatore dell’orchestra Abbado.  E chi oggi rifiuta di aprire gli occhi di fronte alla realtà contribuisce unicamente a prolungare l’agonia di una iniziativa nata morta prima di nascere. Che alla fine servirà solo a rifornire parzialmente le casse disastrate dell’Accademia visto che i contributi non saranno resi in caso di fallimento. Ci manca solo che alla fine venga proposta una “riffa” felliniana… (Devo a una segnalazione di un lettore che desidera restare anonimo – ammettere di leggere Kurvenal come centinaia di assidui lettori è forse marchio di infamia? – che il regista dell’episodio “La Riffa” di Boccaccio ’70 non era Fellini ma De Sica).

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PS scrivo queste righe essendo uno degli sventurati sottoscrittori…
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Teatro comunale – 28 Aprile 2016

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In un mio post del 22 Marzo (http://wp.me/p5m12m-Sl)  avevo riportato una mia lettera alla Repubblica di Bologna con una serie di domande relativamente alla scandalosa gestione del teatro comunale che – guarda caso – non era stata pubblicata, con tanti saluti all’onestà intellettuale di un giornale che si piccherebbe di essere un esponente indipendente dell’intellighenzia bolognese e che invece è dominato da consorterie controllate da ben individuati personaggi. Per fortuna ci pensa il corriere bolognese di oggi a sollevare gli stessi interrogativi con due lettere al giornale: fra questi l’aumento degli emolumenti ai vertici del teatro a fronte del silenzio assordante dell’organo di indirizzo e segnatamente del suo presidente per legge, il sindaco Merola. Ora qualcuno dovrebbe spiegarmi come sia possibile avere un organo – selezionato sulla base di criteri che con la musica nulla hanno a che vedere – nel quale un’unica persona – emanazione di Musica Insieme – ha una qualche competenza musicale e con un presidente che probabilmente vede  l’opera e la musica classica in generale come il fumo negli occhi. Per non parlare del precedente assessore alla cultura – il rockettaro Ronchi – legato a doppio filo al sovrintendente, e di quello attuale – probabilmente riconfermato non per meriti ma per affiliazione alla tribù della Frascaroli – che in materia si è esibito in un silenzio assordante. E dire che proprio  per legge ci sarebbe la possibilità di una delega almeno per quanto  concerne il presidente non esercitata a favore di una persona di provata competenza per motivi incomprensibili. E intanto il teatro sprofonda sempre più nelle classifiche nazionali, regala soldi al sovrintendente e al direttore generale a fronte di bilanci “de paura”,  butta soldi in opere moderne che non riscuotono alcun successo di pubblico, si appresta a “esodare” un largo numero di addetti ecc.  Quousque tandem Sani abutere patientia nostra? 

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Orchestra Mozart – 19 Aprile 2016

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Guardo con tristezza sul sito dell’orchestra Mozart all’andamento di raccolta fondi (cui ho generosamente e doverosamente contribuito) e purtroppo la situazione è quella che chiunque abbia un po’ di esperienza in materia di crowdfunding poteva facilmente ipotizzare. Dopo oltre due mesi (ma forse più: non ricordo) siamo al 10% di una cifra indicata e mai giustificata. Il numero di contributori ovviamente ha avuto il tipico andamento temporale: un inizio buono salvo poi scemare verso lo zero.  Il crowdfunding non può essere una operazione velleitaria e – mi si scusi il termine – dilettantesca. Richiede un progetto preciso (un business plan, per essere chiari), tempi certi entro i quali un determinato obiettivo deve essere raggiunto e – soprattutto – l’impegno a restituire i fondi in caso di mancato raggiungimento altrimenti si tratta di beneficenza (e ci sono altre istituzioni che necessitano maggiormente). Niente di tutto questo caratterizza l’operazione in questione e debbo solo segnalare che tante persone amanti della musica si sono rifiutate di aderire all’iniziativa per i motivi suesposti (e anche per motivi meno nobili…). Dopo gli improperi ricevuti per avere predetto la situazione è scarsa consolazione vedere che avevo ragione.  E pour dessus le marché  a una richiesta di chiarimenti non ho avuto neppure il piacere (dovuto) di una risposta. OK: diciamo che si tratta di un finanziamento della disastrata situazione economica dell’accademia? Oppure si continua a sperare nel classico “cavaliere bianco”, una specie piuttosto rara nella situazione presente senza un ritorno significativo almeno di immagine… ?

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Commenti, Sinfonica

Nuova orchestra Mozart – 27 Febbraio 2016

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Premetto: per onore di firma e di coerenza sono stato fra i primi a sottoscrivere il crowdfunding seppure nella perfetta convinzione che fossero soldi buttati al vento. I motivi del mio scetticismo sono molteplici ma derivano soprattutto dalla convinzione che con l’emotività si va poco in là (scusate la pessima rima!). Innanzitutto mi pare che ci si trovi in presenza di un tipico esempio di wishful thinking in assenza di un chiaro e analitico “business plan”. I 500 K€ che sono considerati sufficienti per iniziare come saltano fuori? Ed esattamente per cosa? Il progetto come presentato pare basarsi sull’assunto che gli strumentisti (fra i quali molte prime parti) siano disponibili sostanzialmente ad azzerare i loro emolumenti. Ora mentre in una primissima fase potrebbe anche essere possibile (ma non scontato) quanto può durare la situazione? Le “anime belle” hanno il fiato corto e i richiami economicamente significativi sono molti. Sottoscrizioni: a tutt’oggi (27 Febbraio ore 23.45) con 280 donatori la cifra raggiunta è di 18.200 euro: con questa media con 1000 sottoscrittori (un numero enorme)  si raggiungerebbero meno di 100.000 euro! Ma poi vi sono dei fatti curiosi. Ad esempio fra i finanziatori citati sul sito (neppure messi in ordine alfabetico!) non ci sono gli eredi di Abbado né i primi promotori dell’iniziativa. Ora la credibilità di un’iniziativa richiede il “metterci la faccia” (la tasca in questo caso) mentre in questo frangente non pare che siamo in questa condizione. Perché? E gli sponsors (quelli significativi e capienti) dove sono? Io faccio voti di sbagliarmi ma una certa esperienza industriale mi porta a un fondato e rassegnato scetticismo. Wait and see….

Sad

PS A proposito: qualcuno sa dove siano finite le donazioni via crowdfunding a Chris Merritt che pareva sull’orlo del suicidio per indigenza (e che naturalmente ho finanziato)? Il sito di donazione e tutto il resto sono … spariti!!!! Any opinion…? A pensar male ..
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Costi delle opere – 19 Febbraio 2016

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A puro titolo di informazione segnalo che il ciclo del Ring wagneriano che è andato in scena alla Scala nel Giugno 2014 viene ripetuto con gli stessi cantanti, la stessa scenografia e regia e lo stesso direttore (Barenboim) alla staatsoper di Berlino nel Giugno di questo anno con la leggera differenza che i posti migliori che alla Scala costavano 1.100 euro costano a Berlino…. semplicemente la metà! Meditate gente, meditate….

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Conferenza Teatro comunale – Bologna 11 Gennaio 2016

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Avevo deciso di non recensire l’inutile passerella di questa mattina (“Ferrara connection” al completo..) con i vari attori (ad esclusione dell’assessore alla cultura del Comune di Bologna) che “dovrebbero” avere a cuore le sorti del teatro, ma di fronte al nulla (“aria fritta” in termini popolari) non posso esimermi dal proporre un breve post. Cominciamo col dire che evidentemente gli organizzatori non hanno idea di come si organizza una tavola rotonda. Il chairman deve preventivamente assegnare a ogni relatore un tempo preciso e tre minuti prima della scadenza lo avverte per fare rispettare i tempi. Niente di tutto questo. I relatori non hanno il dono della concisione e per esprimere semplici concetti impiegano minuti e minuti nella convinzione che più parlano più sono importanti e credibili. Fra le perle da non dimenticare un pellegrino che traduce il tedeschissimo nome di Richard Wagner in inglese (pronunciato “Riciard Wegner” sic).  Le posizioni sono semplici. Il sovrintendente Sani vorrebbe finanziamenti in nome solo della “cultura” (ma sul significato che gli attribuisce ci sono dubbi). Il sindaco, seppure ammantando di zucchero i concetti, dice con chiarezza che altri soldi non se ne vedranno (a parte la ristrutturazione della terrazza) e che gli organici debbono essere sfoltiti. Niente soldi ulteriori dalla regione. Le fondazioni esprimono supporto generico e nessuna promessa aggiuntiva. Franceschini parla per ultimo (e dico subito che per impegni pregressi non ho potuto ascoltarlo ma mi è stato riferito che di fatto ha esortato a contribuire precisando che nulla più arriverà dal governo). Il ministro è stato l’unico ad avere la buona educazione di alzarsi in piedi durante il suo discorso.  A parte quindi le solite, inutili, dichiarazioni di sostegno (a parole – a parte i pochi veri supporter come i Golinelli) impegni precisi nessuno. Ma come si può pretendere un incremento dei contributi a fronte di scheletrini nell’armadio, accuratamente nascosti, come:
1) Annunciato (o già deliberato?) aumento degli  emolumenti a sovrintendente e direttore generale in presenza di situazione economica disastrosa. In presenza di finanze disastrate i compensi si riducono se si vuole essere credibili!
2)  Lettera ricevuta in Ottobre per grave inadempienza del teatro rispetto agli obiettivi indispensabili per il suo futuro resa pubblica solo per l’intervento della FIALS
3) Rapporto fra orchestra filarmonica e orchestra del teatro e regole della filarmonica per quanto concerne il settore operistico (che è successo a Kyoto? Nessuna precisazione o spiegazione è giunta dal teatro)
4) Futuro del teatro Manzoni
5) Saldo dei debiti pregressi della società di gestione del teatro Manzoni: è stato effettuato? 
7) Riduzione dei costi degli abbonamenti persino per le “prime” (una scelta suicida) per le quali il pubblico avrebbe pagato il doppio senza battere ciglio pur di non rinunciare all’inevitabile, provincialissimo, presenzialismo. Si sa che il botteghino contribuisce solo in parte ai costi ma il segnale è semplicemente autolesionistico
Senza ulteriori commenti

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Da Musica Insieme – Bologna 11 Gennaio 2016

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RIcevo e pubblico volentieri
Oggetto: R: Test gradimento introduzioni ai concerti

Gentilissimo Ingegnere,

innanzitutto, desidero ricambiare da parte mia e dello staff di Musica Insieme
gli auguri per un 2016 felice e pieno di soddisfazioni. La ringrazio per la dichiarata
intenzione di continuare ad essere dei nostri, e ne sono lieto.

Venendo al merito della sua comunicazione, non metterò certo in dubbio i risultati
della sua indagine, anche se mi conforta il fatto che il numero stesso degli interpellati
dal sondaggio, che immagino peraltro riferito a tutta la scena musicale bolognese e non
soltanto ai Concerti di Musica Insieme, è di per sé ampiamente inferiore al numero
dei soli nostri abbonati, appunto. Abbonati che, mi creda, in questi anni ci hanno
rivolto davvero centinaia di attestazioni di gradimento per le introduzioni ai concerti.

Al di là comunque dei numeri, carissimo Ingegnere, più importante della statistica ritengo
che debba essere l’intento e la visione strategica che ha spinto Musica Insieme a varare
questa iniziativa: sono convinto infatti che 6-8 minuti al massimo di introduzione al
concerto aiutino il pubblico ad accostarsi alla musica che seguirà.
Non dimentichiamo che la maggioranza dei nostri ascoltatori non possiede competenze
musicologiche specifiche, ed il suo approccio non è quello di un ‘tecnico’ o di un esperto,
di un recensore o di un artista, ma quello di chi desidera trarre un beneficio
ed un arricchimento sia dall’ascolto della musica che da un ampliamento delle
proprie cognizioni culturali, guidato in modo semplice e non accademico.
A questo proposito le pongo una domanda: se questo servizio che Musica Insieme
intende offrire all’ascoltatore è gradito da chi ne trae giovamento, perché deve tanto
dispiacere a chi non ne ha bisogno?

Naturalmente, chi vuole ed ha gli strumenti per farlo ha il totale diritto di replica,
ma mi lasci dire che se chi fa un mestiere come il mio dovesse tenere conto di tutte
le istanze, i suggerimenti, le sollecitazioni e le critiche, non potrebbe neppure
iniziare ad intraprenderlo, il proprio lavoro, né pensare di varare una qualsivoglia iniziativa
che abbia un carattere di originalità o novità rispetto al percorso già tracciato e prevedibile.
Non sarà mai possibile infatti accontentare tutti, ma è altresì un dovere professionale
quello di seguire le proprie convinzioni, convinzioni maturate con l’esperienza di decenni
e legate alla volontà di promuovere e diffondere la conoscenza della musica classica,
offrendo anche qualche scoperta (di artisti, di musiche) a chi vorrà essere aperto a
sperimentarla.
E di questo sono una concreta testimonianza i circa 300 abbonati di “Invito alla Musica”,
provenienti da tutto il territorio metropolitano: il 90% di essi non aveva mai, prima di
questa iniziativa, assistito a un concerto di musica da camera (per non dire
di classica tout court), ed ha perciò accolto con tanto più interesse e partecipazione
sinceri le brevi conversazioni introduttive, che preparano all’ascolto con un taglio
divulgativo e sintetico. Anche in questo caso, caro Ingegnere, se ormai 15 anni fa mi
fossi affidato ad una mera valutazione numerica non avrei mai varato neppure una rassegna
come “Invito alla Musica”, che a Musica Insieme è costata moltissimo impegno, ma che
oggi porta a concerto tanti nuovi appassionati.

Il fatto stesso poi, riconosciuto anche dal Dottor Taverna, che l’iniziativa di Musica
Insieme abbia dato origine a diverse imitazioni, mi fa pensare che forse non sia del tutto
sgradita. Venendo dunque all’intervento del citato Taverna (che peraltro
è stato da me invitato, e volentieri ha accettato di presentare in un paio di occasioni
i Concerti di Musica Insieme) e all’esempio della Società del Quartetto (con la quale
Musica Insieme intrattiene uno strettissimo rapporto di collaborazione e di stima
reciproca), sono convinto che ogni contributo illustrativo ex post sia meno efficace
di una breve prolusione verbale ‘dal vivo’. L’approfondimento, da consumarsi nei tempi
e nei modi in cui l’abbonato vorrà e potrà farlo, è da noi comunque garantito con la
spedizione (da ormai 25 anni e gratuitamente, tengo a precisarlo) del magazine
bimestrale “MI”, dove alla presentazione dei concerti si accompagnano note
discografiche e interviste agli interpreti, come lei saprà bene. Ma il momento
del concerto è diverso, e la distribuzione di programmi ‘musicologici’ all’ingresso
del pubblico in sala mi ha sempre trovato piuttosto freddo, perché come ben sappiamo
prima del concerto manca il tempo materiale per leggere attentamente,
e durante il concerto l’eventuale lettura distrarrebbe dall’ascolto, quello sì
– credo che in questo concordiamo totalmente – da assaporare senza distrazioni.

Tanto le dovevo, con immutata stima, un cordiale saluto a Lei,

Suo

Bruno Borsari
Fondazione Musica Insieme
Galleria Cavour, 2
40124 Bologna
Tel. 051-271932
Fax 051-279278
info@musicainsiemebologna.it
http://www.musicainsiemebologna.it

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Test di gradimento introduzioni ai concerti – Bologna 7 Gennaio 2016

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Raggiunti i 200 voti espressi riporto qui la lettera da me indirizzata a Musica Insieme.
Att.ne Dott. Borsari
Egregio Dottore,
ho voluto attendere di ricevere 200 voti per il sondaggio relativo al gradimento delle introduzioni ai concerti condotto nel mio blog per inviarLe i risultati. I numeri – come può vedere – sono inequivocabili e possono essere verificati individualmente: al termine di ogni “post” è presente un riquadro tramite il quale è possibile esprimere il proprio voto e verificare il risultato complessivo (ovviamente i voti ripetuti sono bloccati…). Il test rimarrà disponibile fino alla fine di Gennaio. Mi conforta in questa mia indagine – i cui risultati non fanno che confermare la sensazione personale che ho avuto modo più volte di comunicarLe – anche l’opinione espressa da Taverna il 27 Dicembre sul Corriere di Bologna (se non credete a me credete a questo “galantuomo” – dice Don Giovanni a Donna Elvira indicando Leporello che le sciorinerà il famoso catalogo!). Non mi illudo che tutto questo abbia l’effetto di porre termine a una prassi che io – come la maggioranza – considero un inutile orpello ma mi permetto di accluderLe un libretto di sala del Quartetto di Milano (ovviamente non inseribile nel presente post ma reperibile sul sito del Quartetto – http://quartettomilano.it/00646/DOCS/T-SdQ06_1516.pdf) che frequento molto spesso: lì l’introduzione musicologica prende una forma culturale fruibile anche dopo il concerto stesso a completamento di quest’ultimo. E con risultati di ben altro spessore. Le auguro un felice 2016 e mi avrà comunque Suo fedele, seppur critico, abbonato.
               Cordialmente
                                    G.Neri
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Introduzioni ai concerti – Risultati parziali dell’indagine – 22 Dicembre 2015

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Prima delle vacanze desidero presentare i risultati (ancora parziali) dell’indagine condotta sul gradimento delle introduzioni “musicologiche” (che spesso si riducono – salvo rarissimi casi – a puro gossip musicale o a narcisistico sfoggio di nozionismo: parlare in pubblico condensando in pochi minuti concetti significativi è un’arte che non si improvvisa…). I risultati (187 voti espressi – più del 77% contrari all’introduzione) mi paiono espliciti e in linea con la sensazione riscontrata nei colloqui personali. L’immagine, che è una fotografia del sito che gestisce l’indagine, non è particolarmente nitida ma “clikkando” su di essa comunque si ottiene l’immagine nitida. Non mi illudo che questo risultato porti a riflettere gli organizzatori dei concerti (sarebbe un segno insperato di sensibilità e certamente l’interesse personale autoreferenziale dei “relatori” non va trascurato) ma rende almeno giustizia all’opinione che ho avuto più volte occasione di esprimere. Naturalmente il sondaggio è ancora aperto e lo sarà fino alla fine di Gennaio (e permette ai partecipanti di verificare personalmente e in tempo reale all’atto del voto i risultati – ovviamente i voti ripetuti non sono permessi….). Buonissime feste a tutti:  Kurvenal tornerà dopo il 6 Gennaio.
Poll gradimento

 

                                                     

             Babbo natale

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Bologna Teatro Comunale 20 Dicembre 2015

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Le notizie “a spizzichi” riportate dai giornali locali sulla situazione del “nostro” teatro comunale sono vieppiù deprimenti e trovo irritante che la  “bacchettata”  inserita nell’ultima relazione semestrale del commissario governativo, datata sempre secondo i giornali  31 di Ottobre, sia stata portata conoscenza solo dalla FIALS (che ha dovuto richiederla espressamente a Roma!) e solo il 20 Dicembre. Nascondere la polvere sotto il letto è prassi da “birichini”… Facendo seguito alle considerazioni che ho espresso nel mio post del 13 Dicembre  (http://wp.me/p5m12m-L8) posso aggiungere due riflessioni. La prima è che mentre a mio parere è  del tutto lecito un compenso adeguato per i vertici del teatro (e quello riportato è in valore assoluto in linea con questo principio) è di converso del tutto inaccettabile che siano stati operati aumenti in presenza di bilanci pesantemente in rosso. Gli aumenti si deliberano quando i bilanci sono positivi come riconoscimento di una gestione efficiente e non come se essi fossero una variabile indipendente. E non dimentichiamo che vi sono altre realtà cittadine che pure in presenza di bilanci positivi hanno evitato aumenti e persino deliberato riduzioni per rispetto della situazione economica generale. E mentre non ho mai lesinato critiche a molti aspetti corporativi dell’orchestra (e ad anomalie come quella della filarmonica) non posso disconoscere che gli aumenti dei vertici suonano come una provocazione a fronte della riduzione dello stipendio degli orchestrali. E’ questo un segnale fortemente negativo (che si aggiunge a quello di una diminuzione indiscriminata dei prezzi) che non può che irritare gli ambiti ma per il momento freddi sponsors. Ancora una volta il consiglio di indirizzo, nominato con criteri assai discutibili, ha dato prova della sua totale inadeguatezza nel silenzio del presidente del teatro, il sindaco Merola. A ciò si aggiunga che in presenza di gravissime problematiche economiche l’ostinazione nel volere proporre “opere prime” (addirittura commissionate) appare del tutto insensato. E questo non può che essere il risultato dell’onda lunga del sodalizio con il fortunatamente defenestrato assessore Ronchi (musicalmente un perfetto incompetente – che però è stato il main sponsor di Sani e del CdI) che ai tempi dell’inqualificabile “Qui non c’è perché” asserì con bella improntitudine che per attirare più pubblico bisognava incrementare il numero di opere “moderne”. Peccato che il risultato corrispondente in materia sia una diminuzione del pubblico e un aumento dei costi. Ma – si sa – ammettere i propri errori è di pochi sparuti politici seri: gli altri contano sempre sul rapido oblio del popolo bue che però ha qualche eccezione…

SadSad

PS Ricordo che è in corso un sondaggio presso i miei lettori riguardo all’opportunità di fare precedere i concerti da una presentazione verbale: esprimere un voto è un aiuto a migliorarne la qualità.  
                                                   
PPS Le risposte sono anonime…. Molti lettori hanno espresso un voto “condizionato” nel senso che hanno votato si o no esprimendo però il desiderio di una risposta più articolata. Ne terrò conto e indirò un sondaggio più approfondito
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