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Penso sia anche d’ accordo con me riguardo al fatto che ogni esecuzione dovrebbe ( in teoria, nel migliore dei mondi possibili…) tenere conto del luogo e della occasione in cui e per cui è stata scritta. Lei sa meglio di me che fino all’ “imprenditoria privata”, definitivamente consacrata da Beethoven, le composizioni erano scritte per le chiese o per le corti. Luoghi insomma piccoli e raccolti in cui gli strumenti dell’ epoca suonavano senza problemi.
Poi è venuta la grandeur – in tutti i sensi – ed orchestre e strumenti si sono “espansi” assieme ai luoghi d’ ascolto. Il melodramma suona bene nel teatro all’ italiana, Mahler in un grande auditorium e Wagner, che ben sapeva quello che componeva, si è addirittura progettato un teatro ad hoc.
Purtroppo i costi – e le occasioni – oggi sono quelle che sono e la bravissima Banchini (anche a me piace molto) deve adattare i suoi sempre interessanti programmi al luogo che le viene concesso.
Purtroppo, ripeto.
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E se si lasciasse sceglire il Direttore Principale agli orchestrali?
Ah, dimenticavo, questo succede ( a qualcuno) in Germania… impossibile nella Repubblica delle pastette…
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Questa volta sono d’accordo al 110%!!
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