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Pur non essendo uno…Although not a great fan…
….. sfegatato fan delle contaminazioni ho imparato ad accettarle se prese a piccole dosi. Un esempio di equilibrio è quello mostrato dalle sorelle Labeque o in altri campi quello di Yo Yo Ma, ma un intero tempo di musica sostanzialmente jazzistica in un concerto teoricamente di musica “vera” è decisamente troppo e pare ammiccare a un gusto corrivo del pubblico alla ricerca di un facile successo. Il pianismo della giovane coreana è lungi da essere quello dei giovani leoni del sud est asiatico (uno per tutti Seong-Jin Cho) e si iscrive in un quadro di onesto professionismo privo di punte di eccellenza. Ne fa fede – ad esempio – l’esecuzione dei preludi di Skrjabin, un compositore visionario e provocatorio, che assomma nella sua produzione le pulsioni della modernità e un costante richiamo a schemi ed armonie innovative. Qui è risultato scialbo e monotono, per lo più scolastico e alla fine noioso. Non molto meglio Rachmaninov, fra l’altro piagato da un’esecuzione tecnica non immacolata. Nonostante il preludio finale sia di quelli che normalmente strappano un applauso fragoroso, qui l’applauso è stato piuttosto freddino, a riprova che anche un pubblico non sofisticato è in grado di cogliere i limiti di un’esecuzione tutto considerato modesta. Quanto alle composizioni di Kapustin, la sonata ha un minimo di dignità musicale mentre le bagatelle e le variations sono puro jazz. Una buona esecuzione ma fuori luogo nel contesto di un concerto serio di pianofortissimo. Certamente un concerto lungi dall’essere esaltante con un bis. PS E’ inconcepibile che l’organizzazione del concerto non sia in grado di imporre il rispetto di quel minimo sindacale di educazione concertistica che richiede che i cellulari non solo siano silenziati ma anche SPENTI per evitare l’insopportabile fastidio della luce emessa. Innanzitutto la cosa dovrebbe essere richiesta esplicitamente all’inizio del concerto e poi le hostesses che inizialmente distribuiscono i programmi dovrebbero essere impegnate nel contrasto a una prassi che rende il concerto inascoltabile. Le due signore di fianco a me per fare un esempio (madre e figlia agghindate come per un defilé di scarso gusto) hanno passato l’intero concerto a compulsare i rispettivi cellulari (dovevano ovviamente colloquiare con Trump e Putin…) e non si capisce che cavolo ci facciano al concerto se della pianista loro non importa un fico senza che nessuno intervenga. Aggiungo che i cellulari ovviamente non sono utilizzati nel corso dell’intervallo, dedicato alle public relations. Insomma un’organizzazione carente e dilettantistica. (Giovanni Neri)
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…of musical contaminations I learned to accept them if taken in small quantities. An example of correct balance is that of the Labeque sisters or in another field that of Yo Yo Ma, but a whole part of basically jazz music in a concert theoretically of “real” music is decidedly too much and seems to winking at a more courier taste of the audience, looking for easy success. The pianism of the young Korean is far from that of the young lions of southeast Asia (one for all Seong-Jin Cho) and lies in the framework of honest professionalism devoid of specific excellence. This is proven – for example – by the performance of Skrjabin’s preludes, a visionary and provocative composer, who adds in his production the impulses of modernity and a constant reference to classical schemes and innovative harmonies. Here it turned out to be dull and monotonous, mostly schoolastic and ultimately boring. Not much better Rachmaninov, plagued by a technical execution not immaculate. Despite the final prelude which normally draws a thunderous applause, here the applause was rather chilly, proving that even an unsophisticated audience is able to grasp the limits of an all-considered modest performance. As for Kapustin’s compositions, the sonata has a modicum of musical dignity while the bagatelle and variations are pure jazz. A good performance but out of place in the context of a serious piano concert. Certainly a concert far from exhilarating (Giovanni Neri)
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Programma
A.Scrjabin 5 preludi op.15
S.Rachmaninov 6 preludi
N.Kapustin Sonata n.1 op.39, Bagatelle op.59 n.6, Variations op. 41







La propaganda politica ci indica i macroscopici fenomeni della globalizzazione come inevitabili al fine di farceli inghiottire.
Temo che anche l’ uso dell’ onnipresente ed onnipotente cellulare faccia parte del pacchetto.
Una volta accettato il principio, è vano opporsi selettivamente, temo…
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