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Chiamato a sostituire all’ultimo momento Jean-Yves Thibaudet, Kirill Gerstein ha fornito una prova di buona, non eccelsa qualità. Dotato di eccellente tecnica (se si esclude qualche incertezza nelle prime ottave del primo tempo) ha eseguito il celebre concerto di Čajkovskij in modo autorevole secondo i canoni dell’interpretazione di scuola slava. ovvero con rallentamenti (a mio parere eccessivi) nelle parti cantabili e con non infrequenti licenze ritmiche che sono apparse talvolta eccessive. Ma nel complesso una buona esecuzione da parte di un artista non certo molto noto in Italia e che meriterebbe un “seconda chance” in un concerto solistico che permettesse di valutare appieno le sue doti. Di Semyon Bychkov abbiamo apprezzato da lungo tempo le doti di grande trascinatore e anche nella rutilante partitura di Berlioz ha messo in luce tutte quelle che sono le sue caratteristiche principali: gesto eloquente, perfetto rispetto dello stile dell’opera, assoluta padronanza dell’orchestra (di ottima qualità). Un’esecuzione insomma senza una sbavatura coronata giustamente dagli applausi fragorosi del pubblico che ha riempito in buona parte il Paladeandrè che ha una capienza di più di tremila posti.
Mi viene segnalato (mi era sfuggito e me ne scuso) un elzevirino sul Corriere di Bologna del 19 Maggio del Failoni Helmut (quello che con bella sicurezza aveva definito S.Cristina la sala perfetta per i concerti da camera, una sala tristemente riconosciuta come il luogo con la peggiore acustica di tutta Bologna!) che pretenderebbe di prendersela con gli orchestrali del teatro comunale (definiti invertebrati – categoria zoologico-musicale a me ignota: che esistano anche i coleotteri musicali?) rei di avere eccepito sul novello Karajan autoctono Ezio Bosso. Per il nostro eroe locale elogi sperticati financo ridicoli che tanto sanno di piaggeria, anche perché il Bosso si è esibito nel tipico rito italiano: le dimissioni annunciate e a quanto si sa non formalizzate (definite nell’articolo parole chiare …!). Si potrebbe dubitare se il nostro Helmut sappia di cosa si sta trattando così come si dovrebbe dubitare a ragione che mai abbia frequentato S.Cristina, ma è la chiusa che è fenomenale: “la musica è l’altrove”. Mi sono a lungo scervellato per interpretarne il significato recondito e alla fine ho capito: il festival di San Remo!





