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Il giovane Masleev è pianista di solidissime basi tecniche, di buona musicalità e di rispetto dello stile dei brani eseguiti. Il primo concerto di Čajkovskij è una partitura di impervie difficoltà tecniche risolte con apparente facilità dal giovane russo, vincitore del concorso Čajkovskij del 2015. Quello che appare ancora mancare è la maturità interpretativa che è qualità certamente alla sua portata se avrà la pazienza di continuare i suoi studi senza farsi attrarre da troppi concerti, un problema che purtroppo affligge molti giovani interpreti. Lo star-system della musica classica ha sempre più bisogno di nuovi talenti da immettere in un mercato diventato difficile e Masleev è certamente elemento molto “appetibile” per la sua giovane età e per la vittoria a uno dei più importanti concorsi pianistici del mondo. Due i bis eseguiti entrambi di Čajkovskij. Purtroppo l’esecuzione del concerto di ieri sera è stata piagata da un direttore assolutamente non all’altezza, che ha obbligato l’orchestra (e quindi il solista) a un volume di suono eccessivo che non ha permesso di cogliere le sfumature della partitura, la quale in molti casi si è risolta in un approccio muscolare e persino sgradevole. Yoshida è il massacratore della Butterfly di apertura della stagione 2014-2015 del teatro comunale (nelle recenti Nozze di Figaro si è fortunatamente limitato a un direzione piatta e incolore), ha una gestualità esasperata (mentre dirigeva pensavo alla signorilità composta ma autorevolissima di Abbado) e addirittura si esibisce in “stomping” del pulpito (tanto per aumentare il rumore). Che sia stato scelto per le aderenze giapponesi che hanno portato la Filarmonica bolognese a eseguire opere in Giappone con qualche dubbio relativo alla liceità dell’operazione? Una nota di biasimo assoluta per un direttore che speriamo di vedere sparire quanto prima dall’orizzonte bolognese.
Programma
Pëtr Il’ič Čajkovskij Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in si bemolle minore, op. 23
Leonard Bernstein West side story: Symphonic dance
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Egregio Kurvenal, questa sua recensione mi ha stupito per i toni indulgenti , che non le sono abituali. Il concerto di Ciaikowsky , a mio parere , è stato massacrato da un direttore incapace, da un’ orchestra che probabilmente ha provato pochissime ore( tra le ultime recite delle nozze, e le prove della immagino impervia partitura di Sciarrino), e da un pianista tecnicamente forse attrezzato, ma non all’ altezza della partitura ( non penso che il compositore l’ abbia composta pensando a un pianista di 20 anni), leggerissimo fisicamente ( forse meno di 60 kg) , e di suono inconsistente. È’ vero, come lei ha scritto, che il giapponese ha tollerato un suono eccessivo dell’ orchestra ( quanto è più semplice, suonare forte, piuttosto che p o pp), ma il pianoforte non ha mai avuto una sonorità paragonabile a quella di pianisti solidi ( e da lei stroncati senza mezze misure) come Matsuev, e il sommo Sololov. Insomma , un pianista bravo, ma immaturo, senza una idea interpretativa , ma adatto a suonare solo musica da camera, e anche forse un po’ monotono.
Il direttore , certamente non all’ altezza del compito in ciaikowsky ,ha comunque diretto in modo frizzante e divertente, la suite da West Side Story ( forse perché ci si aspettava un altro strazio).
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Francamente mi sembra di avere detto peste e corna del direttore: peggio di cosî… Sul pianista non concordo: mi pare un giovane promettente che merita attenzione. Non si vince un Ciakovskji per nulla. E il suono non mi è parso inconsistente. Un pianista di gran lunga migliore del macellaio Matsuev…
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Certo, migliore del macellaio; ma con una dinamica del suono insufficiente per questo concerto. Non deve affrontarlo , a mio parere, né con questa orchestra ,né con altre; non con questo direttore dilettante ,ma neanche con bravi direttori.
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