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Scordatevi la bellissima regia di Martone di qualche anno fa ed evitate il confronto con altre edizioni famose. Qui siamo in un altro contesto: un teatro fatto da giovani, con scenografie ridotte al minimo e una regia che dal materiale umano e musicale cerca di ottenere il meglio. Questo per dire che rispetto ad altre pretenziose rappresentazioni del teatro comunale (ad esempio la Carmen) l’opera è risultata gradevole non senza spunti di qualità e in grado di valorizzare la bellissima musica di Mozart e lo strepitoso libretto di Da Ponte. Il risultato è comparabile a quello del Don Pasquale dello scorso anno e forse la disastrata direzione del teatro farebbe bene a puntare su questo tipo di produzioni anziché lanciarsi in improbabili avventure modernistiche o cercare confronti di qualità con teatri di altri mezzi e di altre gestioni. Difficile fare una classifica differenziata dei vari interpreti. Di sicuro un plauso alla contessa di Alexandra Grigoras che ha saputo rendere la bellissima aria “Dove sono i bei momenti” con il pathos e la musicalità richiesti. Ovviamente di successo il Cherubino di Shahar Lavi forse più per l’accattivante presenza scenica che per la vocalità. Un po’ meno di valore vocalmente e musicalmente la Susanna di Alessandra Contaldo mentre i due ruoli maschili si sono mantenuti su un accettabile ma non eccezionale livello. Buono il Basilio di David Astorga e non valutabili gli altri protagonisti per la loro ridotta presenza (e anche per il taglio dell’aria di Marcellina – perchè?). Qualche pecca di sincronizzazione di orchestra e cantanti si è verificata soprattutto nei concertati anche per la responsabilità del direttore Hirofumi Yoshida che ha confermato il suo ridotto valore con una direzione piatta e del tutto poco significativa. Ma Le nozze di Figaro è opera complessa e il confronto con le grandi direzioni impietoso e questa esterofilia giapponese è tutta da capire: non abbiamo in Italia molti direttori della stessa qualità? Quanto alla regia e alla scenografia bisogna dare atto a Silvia Paoli di avere raggiunto un buon risultato attraverso un gioco di scatoloni e di armadi di costo minimo che ha comunque ottenuto il risultato voluto. In complesso quindi forse uno dei migliori risultati della stagione decretato anche da un non folto pubblico che non ha lesinato applausi sinceri, non inquinati da quella clacque che la direzione del teatro infligge regolarmente alle produzioni “importanti” e raramente di qualità.
Cast
Il Conte d’Almaviva |
Andrea Vincenzo Bonsignore
|
La Contessa d’Almaviva |
Alexandra Grigoras
|
Figaro |
Lorenzo Malagola Barbieri
|
Susanna |
Alessandra Contaldo
|
Cherubino |
Shahar Lavi
|
Basilio / Don Curzio |
David Astorga |
Bartolo / Antonio |
Jaime Pialli
|
Marcellina |
Silvia Zorita |
Barbarina |
Carmen Mateo Aniorte |
Antonio |
Jaime Pialli/Javier Povedano Ruiz (27, 29/5, 1/6) |
Don Curzio |
David Astorga |
Due contadine |
Maria Adele Magnelli / Rosa Guarracino (27, 29.05– 1.06) Marie Luce Erard |
Danzatori |
ARTEMIS DANZA Diletta Della Martira, Giulio Petrucci |
Direttore |
Hirofumi Yoshida
|
Regia |
Silvia Paoli |
Scene |
Andrea Belli |
Costumi |
Massimo Carlotto |
Luci |
Hugo Corugatti |
Assistente alla regia |
Giacomo Benamati |
Assistente alle scene |
Carlotta Orioli |
Maestro del Coro |
Andrea Faidutti |
Preparatori cantanti |
Giulio Zappa, Michele D’elia |
Progetto OPERA NEXT a cura della Scuola dell’Opera del TCBO in collaborazione Opera Estudio di Tenerife
Produzione del TCBO con l’Auditorium de Tenerife
Orchestra, Coro e Tecnici del TCBO
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