Le opere di Purcell si prestano a ricostruzioni (o meglio traslazioni) moderne: ne è prova il King Arthur rappresentato dal Motus Ensemble per Musica Insieme. Luca Scarlini ha estratto dalla versione originale (di notevole lunghezza) dei brani ricostruendo (non in ordine) la vicenda e trasportandola in un ambiente senza tempo. Il risultato è controverso, forse anche per la limitata dimensione del palcoscenico che ha costretto a comprimere la scenografia riducendone l’effetto grafico. Della “vicenda” (ammesso che di questo si possa parlare nella ricostruzione) il pubblico non ha certamente potuto avere consapevolezza per l’assenza di sopratitoli, l’assenza di illuminazione in sala che ha precluso la possibilità di leggere il libretto e anche per la ellitticità del messaggio. La “semiopera” (come viene indicata ma si tratta di una tipologia di singspiel con parti recitate e parti cantate) basa una larga parte della sua scenografia su un ossessivo uso di una videocamera retrò (per chi ha qualche anno sulle spalle i filmini in formato “8”) con riferimenti parlati (più o meno allusivi) alla vicenda, inframmezzata da alcune arie prese dalla versione originale di Purcell. Il risultato è piuttosto ripetitivo e certamente non eguaglia neppure lontanamente il risultato di un’operazione simile alla Staatsoper di Berlino, dove fu rappresentata nel 2008 una versione assolutamente strepitosa del “Dido and Aeneas” del compositore inglese (ripresa peraltro quest’anno). Come nel caso dell’opera di Berlino viene anche utilizzato al termine un giocoliere, forse per alludere alla non serietà della vicenda rappresentata (oppure solo come semplice stratagemma scenografico). Più che la drammaturgia (sostanzialmente piuttosto velleitaria) sono risultate di qualità le parti musicali e in particolare va sottolineata la prova del soprano Elena Bernardi dotata di voce limpidissima, ben coadiuvata dal secondo soprano Yuliya Poleshchuk, mentre il complesso musicale barocco ha svolto con diligenza il proprio non insormontabile compito. Nella assoluta norma il controtenore Carlo Vistoli. Lunghi applausi da parte del pubblico.
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Nella sua recensione ha messo in evidenza con molto garbo i molti punti deboli del King Arthur messo in scena ( si fa per dire) da Motus. Personalmente ho trovato noioso lo spettacolo e velleitarie molte delle trovate che avrebbero voluto apparire come originali. Oltre alla bella voce delle due soprano (ma la dizione lasciava un po’ a desiderare)salverei solo la simpatica introduzione non in gradoperò di illuminare a sufficienza gli spettatori su quanto si svolgeva sul palcoscenico e veniva mostrato in video e che non aveva nulla a che fare con la “nascita della Gran Bretagna come nazione” che avrebbe dovuto essere al centro della storia.
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Non posso che concordare… “Velleitario” è l’aggettivo giusto..
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