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Chiamata in sostituzione della …
. .prevista Beijing Symphony Orchestra, l’orchestra di Tirana si è rivelata un insieme pieno – forse – di buona volontà ma scadente in tutto. Sbilanciata fra le varie parti con ottoni urlati grazie anche al direttore Sergio Alapont che potrebbe dirigere anche con un braccio solo dal momento che le due braccia si muovono perennemente in sincronismo dimenticando le lezioni di grandi maestri come Abbado e Karajan. Meglio oltre non dire. Alla fine della prima parte il concerto di Paganini, quello con l’ultimo tempo (“la campanella”) che ha ispirato uno studio trascendentale di Liszt. Qui il giovane (ma neanche troppo) Gibboni, vincitore del Paganini del 2021, ha dato prova di una tecnica di grande qualità (ma non eccezionale – alcune note nel registro acuto non sono apparse precisissime). Il problema è che Gibboni rientra nel novero degli esecutori “muscolari” tutta tecnica (salvo le suddette imprecisioni) fine a sé stessa. Il mondo musicale pullula di giovani atleti (nel campo pianistico sono molteplici) che hanno dimenticato che la tecnica è solo la base su cui costruire un percorso musicale. Non è il caso di Gibboni che ha anche un suono flebile al limite inferiore di udibilità: ero all’inizio del secondo settore ma credo che nelle ultime file possano soltanto avere ipotizzato lo sviluppo musicale del concerto. Durante l’esecuzione mi è sovvenuto il titolo di una famosa canzone di Ricacrdo Cocciante “bella senz’anima”. Che dire ancora? Lo stesso concerto eseguito da grandi esecutori (i.e. Mullova o Kremer) avrebbe assunto un significato musicale del tutto diverso. Ovviamente successo (non strepitoso) di pubblico e bis (virtuosistico il primo). Sed de hoc satis. Come raramente mi capita ho lasciato la sala alla fine del primo tempo.
Programma
Rimskij-Korsakov Ouverture su temi russi op. 28
Paganini Concerto per violino n. 2 in si minore op. 7
Rachmaninov/Respighi Cinq Études-tableaux P 160
Stravinskij Suite da L’Uccello di fuoco
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ecco perché nell intervallo non c’era!
senza possedere la sua capacità di approfondimento e di critica, condivido appieno il suo giudizio.
nella seconda parte del concerto, la massa sonora erogata dalla orchestra si è decisamente decuplicata, complici le partiture in programma.
Poiché una orchestra con così tanti elementi rappresenta una ricchezza e un elemento di eccezione, dati i costi che comporta ( anche se mediocre), poteva essere molto meglio valorizzata.
a me è piaciuto intensamente solo il primo brano, perché contiene quella malinconia armonia che suggerisce le vaste steppe russe.
le scene di Guerra e Pace di Serghiei Bondarciuk.
avrei desiderato un bis della orchestra, e, in tal caso, “le grandi porte di Kiev” di Mussorgski, nella orchestrazione di Ravel. Con la massa sonora che elargiva l orchestra a piene mani, avrebbero fatto un figurone.
invece ci siamo beccati i tris del bel giovane.
a proposito ho trovato disdicevole la passerella in platea. Ma forse lei se la era già svignata.
una ultima osservazione: platea sempre più incartapecorita e senza bolognesi. Se non arrivano gli autobus con le masse dalla campagna, secondo me “musica insieme “ chiude i battenti.
con viva cordialità, Isabella
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Concordo al 1000%. Non ho avuto il (dis)piacere della passerella. Evviva il buon gusto….
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Non c’è il testo del commento…..
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Mi scuso. evidentemente la tarda ora… . Mi risolleva saperLa ancora presente e vigile nel contesto bolognese, e non solo. Il Concerto della compagine albanese piu’ che mediocre nell’orchestra e’ stato non soddisfacente anche nella parte violinistica.
La seconda parte e’ stata ,se possibile ancora peggiore.Suono confuso , roboante senza costrutto.Parlare di dettagli ? Avendo recentemente ascoltato la Philharmonia in Stravinskij e’ stato ancor piu’ doloroso.Si potrebbe dubitare del numero di prove, ma credo che le motivazioni di questa brutta interpretazione siano da ricercare non solo nella scarsa arte direttoriale.
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