Sinfonica

Otello – Venezia La Fenice 23 Novembre 2024


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Dopo lo sciopero…
. . che ha fatto saltare la “prima” va finalmente in scena Otello nella direzione ormai collaudata di Mynug Whun Chung che forse è la nota più positiva dello spettacolo. Un direzione che ha esaltato l’ordito musciale assecondando da un lato  i cantanti ma anche facendo risaltare in pieno tutte le preziosità della partitura. Una grande direzione di un esperto dell’opera che ha dato in questa occasione il meglio di sé.

Otello fenice I

In un contesto bizantineggiante (un omaggio alla cattedrale di San Marco?) con profusione di colori, lustrini e costumi sontuosi si dipana la tragedia di Otello. La scenografia in qualche modo mi ha anche ricordato la cappella palatina di Palermo. Il palcoscenico si sviluppa su due livelli. Due grandi ante si aprono ai lati su quello rilevato che permettono l’ingresso via via dei protagonisti mentre un velo si alza si abbassa al centro per permettere via via uno sfondo diverso (molto bello quello del cielo stellato) o le scene di massa. In scena i protagonisti sono assediati da ballerini in calzamaglia con lustrini che rappresentano lo stato d’animo dei protagonisti e, nel caso di Otello, fanno pensare a una sorta di Erinni che lo perseguitano portandolo poi alla tragedia finale. Un artificio scenico che non guasta.  Ci sono anche due angeli che seguono Desdemona (un omaggio alla sua castità e purezza?) e di cui si poteva fare a meno, anche perché con le loro ali ingombrano inutilmente la scena.  In complesso la scenografia risulta quindi un po’ barocca, un po’ sovraccarica cosa che in certi casi distoglie l’interesse dello spettatore dal contesto musicale e in ultima analisi dai protagonisti.
In ossequio alla cultura “woke” il moro di Venezia (ma meglio sarebbe dire di Cipro visto il contesto) non ha il volto scuro ma quello pallido di Francesco Meli. Il suo Otello è tecnicamente impeccabile ma manca di quella profondità drammatica che dovrebbe caratterizzare il personaggio.  Gli manca quella caratteristica eroica e tragica che è indispensabile e certamente aveva – storicamente -Mario del Monaco. La cosa si nota soprattutto nell’aria “niun mi tema” risultata priva del pathos tragico del vinto che sarebbe indispensabile.  La Desdemona di Karah Son è risultata debole e incerta nel secondo atto ma è salita di livello nel terzo a partire dalla “Canzone del Salice” dando complessivamente una prova convincente nel finale. Una parte difficile che necessita di una maturazione. Fra le voci svetta di gran lunga Luca Micheletti nella parte di Jago, grande presenza scenica, voce possente e tragica che rende perfettamente la malvagità del personaggio. Certamente il mattatore dello spettacolo. Buona professionalità degli altri interpreti a parte il Cassio di Francesco Marsiglia un po’ sbiadito e vocalmente incerto.  Un’edizione di Otello nella scia di quelle più tradizionali (me è un difetto di fronte alle terribili impostazioni creative alla Michieletto?). Grande successo di un pubblico che ha gremito la Fenice in tutti gli ordini di posti.
CAST
Otello Francesco Meli
Jago Luca Micheletti
Cassio Francesco Marsiglia
Roderigo Enrico Casari
Lodovico Francesco Milanese
Montano William Corrò
Un araldo Antonio Casagrande
Desdemona Karah Son
Emilia Anna Malavasi
maestro concertatore e direttore Myung-Whun Chung
regia Fabio Ceresa
scene Massimo Checchetto
costumi Claudia Pernigotti
light designer Fabio Barettin
video designer Sergio Metalli
movimenti coreografici Mattia Agatiello
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Alfonso Caiani
Piccoli Cantori Veneziani
maestro del Coro Diana D’Ale
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
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After the strike. which blocked the “premiere” is eventually staged Othello in the now well staged direction of Mynug Whun Chung which is perhaps the most positive note of the opera. A direction that exalted the musical warp by supporting the singers but also bringing out all the preciousness of the score. A great direction by an expert of this opera who gave the best of himself in  this occasion. In a Byzantine context (a tribute to St. Mark’s Cathedral?) with a profusion of colors, sequins and sumptuous costumes, the tragedy of Othello unfolds. The scenography in some way also reminded me of the palatine chapel in Palermo. The stage is split over two levels. Two large doors open on the sides on the raised one allow the protagonists to gradually enter, while a veil rises and lowers in the center to gradually allow a different background (the starry sky is very beautiful) or mass scenes. On stage, the protagonists are besieged by dancers in tights with sequins that represent the state of mind of the protagonists and, in the case of Othello, make us think of a sort of Erinyes who haunt him, then leading him to the final tragedy. A scenic artifice that does not hurt.  There are also two angels who follow Desdemona (a tribute to her chastity and purity?) and who could have been dispensed with, also because with their wings they unnecessarily clutter the scene.  Overall, the scenography is therefore a bit baroque, a bit overloaded, which in some cases distracts the viewer’s interest from the musical context and ultimately from the protagonists. In deference to the “woke” culture, the Moor of Venice (but it would be better to say of Cyprus given the context) does not have the dark face but the pale one of Francesco Meli. His Othello is technically impeccable but lacks that dramatic depth that should characterize the character.  He lacks that heroic and tragic characteristic that is indispensable and certainly had – historically – Mario del Monaco. This is especially noticeable in the aria “niun mi tema” which is devoid of the tragic pathos of the vanquished that would be indispensable.  Karah Son’s Desdemona was weak and uncertain in the second act but she rose to a better level in the third starting from the “Canzone del Salice”  giving an overall convincing performance in the finale. A difficult part that needs maturation. Among the voices, Luca Micheletti stands out by far in the part of Jago, a great stage presence, a powerful and tragic voice that perfectly renders the wickedness of the character. Certainly the star performer of the show. Good professionalism of the other performers apart from Francesco Marsiglia’s Cassio a little faded and vocally uncertain.  An edition of Otello in the wake of the more traditional ones (but is this a fault in the face of the terrible creative settings à la Michieletto?). Great success of an audience that packed the Fenice in all orders of seats.
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3 risposte a "Otello – Venezia La Fenice 23 Novembre 2024"

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