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Da quando ..






A riscontro di quanto pubblicato a firma Giovanni Neri, “I furbetti – 3 aprile 2020”.
In merito alla questione del rimborso dei ratei di un abbonamento, ci preme precisare che tale rimborso è previsto nel caso di annullamento di un concerto. Bologna Festival, allo stato attuale, ha rinviato i concerti a data da destinarsi. Nessuno dei concerti in programma ad aprile e maggio è stato ancora annullato. Le tempistiche di una riprogrammazione dei concerti, nostro malgrado, non sono brevi e non sono al momento preventivabili.
Come già comunicato sarà nostra cura avvisare tempestivamente via mail tutti gli abbonati e pubblicare nel sito e nei nostri canali social le modalità di rimborso della quota parte di abbonamento relativa ai concerti che verranno annullati.
Ufficio Stampa Bologna Festival
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Prendo atto della precisazione ma sarebbe bene essere più chiari. Le previsioni sulle problematiche del coronavirus – ribadite anche oggi nella consueta conferenza stampa – vedono un possibile piccolo rilassamento delle misure in atto non prima della metà di maggio e certamente i tempi per gli spettacoli saranno più lunghi per la natura stessa delle manifestazioni. Io penso non prima della metà di Giugno a essere ottimisti. Ne deriva che quello che viene definito uno “spostamento” degli spettacoli diventa di fatto un annullamento se – come appare assai possibile – i tempi si dilateranno in questa misura. Gli abbonamenti sono stipulati sotto l’ovvia condizione che le date siano quelle previste (in modo che ognuno possa verificare la compatibilità di tali date con i propri impegni) e non con una traslazione solidale nell’asse dei tempi, magari sforando addirittura fino a Luglio. Aggiungo poi che sarà difficile che in una pandemia come questa (che si potrà solo ridurre e non annullare prima di un vaccino) ci siano molte persone disposte a rischiare di infilarsi in assembramenti con possibili contagi di spettatori anche non sintomatici. Al di là delle valutazioni giuridiche sarebbe quindi molto più serio annullare i presenti abbonamenti e indire una campagna suppletiva con le nuove date in modo che ciascuno sia in grado di decidere in materia. Diverso naturalmente è “un grido di dolore” a cui molti possono “non essere insensibili” ma questo richiede prima di tutto l’emissione del grido e in secondo luogo un’informazione puntuale e tempestiva e magari una qualche compensazione (un bel concerto riservato agli aderenti?). Insomma il silenzio mi pare che possa suscitare qualche- molte perplessità.
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Gentile Ingegnere, proprio ieri ho scritto in biglietteria al Comunale, mi hanno dato conferma di ricezione ma non mi hanno risposto. Domani dovrebbe esserci la prima de L’elisir e prima di allora bisogna che qualcosa dicano. Tuttavia non credo nella loro malafede pur condividendo con Lei tutte le criticità dell’Amministrazione. Credo verosimile, ma è solo un mio parere “a sentiment”, che i titoli non rappresentati quest’anno possano essere spostati l’anno prossimo o, come fanno con la danza, fra sei mesi e più. Molti cordiali saluti Fabio Zucchini
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E’ possibile ma quello che non è accettabile è che nessuna comunicazione sia stata inviata in merito ai criteri che si vogliono adottare in questo frangente. A pensare male si fa peccato ma….
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Spostare uno spettacolo di danza é semplice. Immagino. Si chiama l’agenzia che “vende” lo spettacolo e si trova un periodo libero in cui riprogrammare lo show. Per le opere invece la faccenda deve essere più complicata. Forse un mese é il tempo sufficiente a portare in scena un titolo. Fra prove musicali e di regia, fra montaggio della scenografia e delle luci. Poi le prove :”… come se fosse”, cioè tutti insieme sul palcoscenico. Giorni indispensabili per una proposta accettabile. Ma già si annuncia, é il caso di Butterfly, allestimento fatto in casa al posto di quello previsto del noto Regista. Regista che può piacere o meno ma di certo di maggior peso culturale di un qualsiasi “buttafuori” intramoenia. L’ importante credo sia che il prossimo tempo al Comunale non sia sotto l’egida dello SCONTO VIRUS. Sono convinto che un teatro serio non debba chiedere benevolenza nel caso di produzioni messe su tanto per fare, perché si doveva andare in scena. Credo che proprio in questa situazione delicata si qualifichi un teatro per il rigore e la serietà che sa mettere in palcoscenico. Se cominceranno a lamentarsi dei finanziamenti e del FUS in ritardo, avranno solo rimestato una polenta. Annoiando chi segue le vicende musicali.
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