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Eccoci all’esordio operistico del nuovo sovrintendente Macciardi succeduto a Sani, per il quale sarebbe interessante sapere quale è stato il valore della buonuscita, quella che in un teatro serio avrebbe dovuto avere un valore negativo. Naturalmente nel silenzio del convitato di pietra, ovvero il consiglio di indirizzo. Una nota organizzativa: i protagonisti dell’opera sono praticamente completamente cambiati rispetto al cast previsto all’atto degli abbonamenti, cosa che succede quasi sempre nel teatro bolognese. Insomma si acquista un prodotto e ne viene fornito uno completamente diverso. Naturalmente emergenze possono sempre capitare ma qui pare che l’emergenza sia la regola. Un altro esempio della poca serietà del teatro. Ma veniamo all’opera. Di certo non si tratta di una edizione memorabile di una delle opere più amate dal pubblico e che ha al suo attivo innumerevoli grandi edizioni come quelle che hanno visto come Tosca la Callas e la Kabaivanska tanto per fare qualche nome. Uno spettacolo che ha avuto uno sviluppo non uniforme. Un inizio vocale da brivido. Le “recondite armonie” di recondito non avevano proprio nulla, sparate a un volume da concerto rock e i primi interventi del soprano Svetla Vassileva erano caratterizzati da continue incertezze ed emissioni a intonazione variabile. I due protagonisti citati migliorano (parzialmente…) nei due atti successivi. Il “vissi d’arte” era per lo meno passabile e lo stesso dicasi per il “lucean le stelle” da parte di un tenore che però praticamente non conosce i mezzi toni e le sfumature. Ma stiamo parlando non certo di vette vocali quanto di un medio professionismo di routine. Tanto per dare un’idea della reazione del pubblico nessuna delle tre arie ha certamente tirato giù il teatro nonostante i lodevoli sforzi di una clacque particolarmente fiacca (finalmente…). Quanto alla prestazione di Gabor Bretz (Scarpia) gli va riconosciuta una voce adeguata ma purtroppo drammaticamente monotona nella sua freddezza. Ma nel contesto di una serata quanto meno vocalmente modesta ha fatto la sua figura. Non male le scene e la regia di Daniele Abbado con alcune cadute di tono sia nell’eccesso di aggressioni sessuali di Scarpia nel secondo atto (con ripetuti rotolamenti a terra dei protagonisti) sia nel ridicolo finale in cui la protagonista anziché lanciarsi da Castel S.Angelo pare essere preda di un infarto alla vista degli sgherri di Scarpia. Insomma una regia che per lo meno ha evitato quegli strazi dei registi “creativi” che infestano i teatri d’opera. La direzione di Valerio Galli si è tenuta su un buon livello senza lode ma anche senza infamia (e già questo è una “notiziona” a Bologna). Un successo di pubblico modesto per un’edizione modesta prodotta da un teatro modesto e della quale in parte non secondaria è responsabile il nuovo sovrintendente (modesto?) cooptato colpevolmente per via dinastica. A coronamento della scadente rappresentazione va anche segnalata la scadente sincronizzazione dei sopratitoli. Piove sul bagnato!
Cast
Floria Tosca |
Sveta Vassileva
|
Mario Cavaradossi |
Rudy Park
|
Barone Scarpia |
Gabor Bretz
|
Cesare Angelotti |
Luca Gallo |
Sagrestano |
Nicolò Ceriani |
Spoletta |
Nicola Pamio |
Sciarrone |
Tommaso Caramia |
Carceriere |
Michele Castagnaro |
Pastorello |
Pietro Bolognini |
Direttore |
Valerio Gallo |
Regia |
Daniele Abbado |
Scene e costumi |
Luigi Perego |
Luci |
Vittorio Alfieri |
Video |
Luca Scarsella |
Maestro del Coro |
Andrea Faidutti |
Maestro del CVB |
Alhambra Superchi |






Ascoltata alla radio, l’ esecuzione piatta rendeva l’ opera quasi noiosa. Alla sola audizione avevo attribuito gran parte del modesto risultato alla direzione d’ orchestra. Avrò modo di ricredermi domani, a teatro.
Sandra Festi.
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