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Quando si dice remake. Questo Don Giovanni è la ripresa del famoso Don Giovanni diretto da Barenboim per l’apertura della stagione del 2011 ma ne è solo la copia sbiadita. Le scene sono approssimativamente le stesse ma con una aggiunta istrionica che trasforma la sottile ironia della regia originale di Carsen in una copia guittonesca con risultati facilmente prevedibili. La direzione di Jarvi è a dir poco approssimativa: non si contano i casi in cui canto e orchestra vanno fuori sincronismo e pure se esiste una responsabilità anche dei cantanti è del tutto evidente che la colpa maggiore ricade sul direttore. E veniamo ai cantanti. Il commendatore di Tomasz Konieczny è assolutamente fuori tono come voce che è piccola, stridula e mefistofelica (potrebbe essere – forse – un modesto Jago) ma che non ha assolutamente la grandiosità richiesta dal personaggio. Insomma un disastro (se confrontato anche con la prestazione maiuscola del baritono coreano Kwangchul Youn del 2011). Le due donne ( Anett Fritsch donna Elvira e Elisabeth Müller donna Anna) hanno un inizio del tutto incerto ma migliorano un poco nel corso dell’opera e cantano abbastanza bene nelle due arie finali, nulla di eccelso comunque. Lo stesso dicasi di Don Giovanni cui manca totalmente il lato maligno del personaggio e canta come un viveur da café chantant. Zerlina (Giulia Semenzato) e Masetto (Mattia Olivieri) sono due onesti professionisti. Buona la prova di Leporello (Luca Pisaroni) costretto da una regia che calca la mano a una prestazione eccessivamente buffonesca cui manca totalmente il “doppio” di Don Giovanni. Forse la voce migliore è quella del personaggio più modesto, drammaturgicamente inconsistente e persino ridicolo (una sorta di “scemo del villaggio”) Don Ottavio (Bernard Richter) che nelle sue due arie raccoglie meritati applausi che invece mancano clamorosamente agli altri protagonisti. Insomma un Don Giovanni modesto (il sovrintendente Pereira lascia il palco dopo il primo atto) probabilmente raffazzonato scopo incasso a uso dei moltissimi turisti. Pecunia non olet…
Direttore |
Paavo Järvi |
Regia |
Robert Carsen |
Scene |
Michael Levine |
Costumi |
Brigitte Reiffenstuel |
Luci |
Robert Carsen e Peter Van Praet |
Coreografia |
Philippe Giraudeau |
CAST |
|
|---|---|
Don Giovanni |
Thomas Hampson |
Commendatore |
Tomasz Konieczny |
Don Ottavio |
Bernard Richter |
Donna Anna |
Hanna Elisabeth Müller |
Donna Elvira |
Anett Fritsch |
Leporello |
Luca Pisaroni |
Zerlina |
Giulia Semenzato |
Masetto |
Mattia Olivieri |






Da quanto si evince dal suo commento, gentile Professore, due sono le cose che impariamo: Hampson canta ancora Don Giovanni nonostante l’ età ma sulla prestazione occorre amabilmente glissare, e Pisaroni – suo genero, se non sbaglio – interpreta per l’ ennesima volta Leporello. Benino come al solito.
Nulla di nuovo sotto nil sole, a quanto pare… (C’ erano i soliti nudi?)
Io non trovo la parte di Don Ottavio inconsistente, anzi. A parte che ha due tra le arie più belle dell’ intera opera, – e della musica in generale: addormentavo mio figlio piccolo cantando “Dalla tua pace…” – la sua parte è difficilissima e non solo dal punto di vista canoro : esattamente come lei dice occorre evitare di essere una “macchietta”, cioè troppo mellifluo ma anche troppo irruento dato che il personaggio creato da quel genio di Da Ponte non lo prevede.
Lo si immaqgina sempre “anziano”, io invece lo penso un giovane innamorato per nulla “modesto” ma disorientato dalle reazioni della fidanzata ( che disorienterebbero chiunque…) e dalla protervia di Don Giovanni, lontana anni luce dal suo carattere e dalla sua educazione.
Io lo immagino così: forse per questo non ho ancora trovato il mio Don Ottavio di elezione. Un Wunderlich con una migliore pronuncia ed un po’ più di impegno e di lavoro su quella voce per altro benedetta? Che ne dice?
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