Il concerto finale del giovane quartetto, assai promettente, che ha ricevuto i migliori giudizi nella rassegna dei “talenti” del Bologna Festival. Il concerto prevedeva il quartetto op. 18 n.6 di Beethoven e il quartetto op. 51 di Dvořák. La giovane compagine si caratterizza per un suono limpido e un grande affiatamento oltre che per individualità tecniche di eccellente livello. L’esecuzione del brano beethoveniano ha messo in luce tutte le caratteristiche dell’opera giovanile del compositore di Bonn, risultando particolarmente convincente nella lunga introduzione cantabile del quarto tempo ove è richiesta sensibilità stilistica e un suono lieve e terso. Ma l’intera esecuzione del quartetto è risultata convincente e premiata dal pubblico con un lungo applauso. Forse meno centrata è invece risultata l’esecuzione del brano del compositore ceko dove le accentuate caratteristiche popolari non hanno avuto il risalto necessario. Una esecuzione insomma troppo “classica” mentre la tipologia del brano richiede al contrario una maggiore spontaneità e vivacità. Interessante – e forse giustificata – la inconsueta disposizione degli archi con i due violini alle estremità e il violoncello a fianco del primo violino. Va anche sottolineato che l’acustica assai difficoltosa dell’oratorio di S. Filippo Neri non punisce le formazioni cameristiche come è invece il caso del pianoforte. Interessante l’analisi dei punteggi ricevuti dai vari esecutori nel corso dei concerti dei “talenti”. Con una partecipazione media al voto di molte decine di spettatori (e quindi un campione significativo) la media dei voti è stata sempre superiore all’8 su una scala di 10 mentre a mio giudizio in alcuni casi si è sfiorata l’insufficienza (si vedano i miei posts in materia). Il che conferma la mia opinione che il pubblico premia molto più la musica degli esecutori.
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