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Non per niente…
. .la Scala é un gigante rispetto al nanerottolo che è diventato il teatro comunale di Bologna (nonostante il tentativo di nobilitarlo con un “Nouveau”) sotto il sovrintendente Macciardi, insalutato colpevole del disastro del teatro, sbolognato a Napoli (con strascichi del tutto giustificati). Grandi aspettative ci sono per la nuova sovrintendente che si può solo sperare che ci sorprenda piacevolmente. Ma tornando alla Scala il teatro ha sempre organizzato cicli di canto “liederistico” un settore musicale che a Bologna è scomparso da lungo tempo, complice la maggiore istituzione di musica da camera Musica Insieme, che ha invece lanciato da due anni un “Festival Respighi” di cui francamente non si sentiva proprio il bisogno. Lieder mai, non sono adatti al palato bolognese (e chi l’ha detto?) e forse neanche al Macciardi e alla dirigenza di Musica Insieme. Non per niente la Scala è il solo teatro italiano che può sostenere il confronto con gli altri grandi teatri europei. La lituana Asmik Gregorian è un felice ritorno alla Scala a partire dal grande e meritato successo (vocale e teatrale) in “Die tote Stadt” di Erich Wolfgang Korngold nel 2019. Le aspettative erano quindi molto alte ma il risultato non è stato all’altezza. Innanzitutto è stato cambiato il concerto. All’atto dell’acquisto del biglietto doveva essere un recital della Grigorian sola con Lieder di Strauss ed è stato trasformato in una sorta di doppio concerto con l’inserimento del baritono. E dal punto di vista complessivo si è trasformato in una rappresentazione kitsch dove l’ultimo Lied (Zueignung) è stato cantato a cappella con il baritono che ha anche fatto da terza voce… Inaccettabile. La Grigorian NON è una cantante per il Lied. Ha una voce che nel registro alto diventa sempre drammatica con risultati molto discutibili. Sarebbe interessante sapere perché non ha scelto Lieder più adatti alla sua voce (i,e, Befreit). Il suo canto si adatta bene allo spirito del Lied solo nel registro intermedio: l’esecuzione del delicatissimo “Morgen” è stata infatti eccellente. In toto una performance molto al di sotto delle aspettative. E’ noto con non si può cantare tutto ed è importante che una cantante sia consapevole dei propri limiti. Di buona qualità il baritono che non si discosta da una normale professionalità non senza incertezze (ad esempio nella terza parte del Lied di Mahler). Male invece il pianista che nelle parti solistiche tende ad allargare i tempi quasi a volere mostrare di esistere salvo eseguire all’inizio del LIed di Mahler le semicrome come se fossero degli abbellimenti mentre sono piene di significato musicale. Penoso il tentativo di solleticare il pubblico con un italiano da vaudeville. Peccato, veramente: un concerto che poteva essere un trionfo e invece è diventato una scadente esecuzione.
(Giovanni Neri 79)
Programma
Maurice Ravel |
Habanera |
| Gabriel Fauré |
Vocalise-Étude |
| Sergej Rachmaninov |
Vocalise op. 34 no. 14 |
| Leonard Bernstein |
Piccola Serenata |
| Sergej Rachmaninov |
Preludio in re maggiore op. 23 no. 4 |
| Ralph Vaughan Williams |
Songs of Travel |
| Richard Strauss |
Vier letzte Lieder |
| Gustav Mahler |
Lieder eines fahrenden Gesellen |
| Richard Strauss |
Cäcilie op. 27 n. 2 |
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