Sinfonica

Così fan tutte – Teatro comunale Bologna 27 Maggio 2025


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Interpretare in chiave moderna  …
. .. una vicenda chiaramente di stampo settecentesco (basterebbe analizzare il testo di Da Ponte per verificare la cosa) non è certo proibito ma richiede alla regia un surplus di intelligenza teatrale non verificata in questa edizione. Fra l’altro con un tentativo fallito di riportare la vicenda in un improbabile periodo novecentesco (anni ’60-70?. Ma quale è il senso dell’impresa? Valorizzare il testo? Certo no. Tentare di dimostrare che anche in quegli anni “così facevan tutte”? Banale. Insomma non bastano due abitini dell’epoca per ricreare l’ambiente. Per non parlare dei protagonisti maschili.

Che senso ha addobbare Don Alfonso come una sorta di improbabile santone indiano mentre il suo personaggio dovrebbe simboleggiare la disillusa e filosofica consapevolezza della debolezza umana? Per non parlare del coro rappresentato da inservienti agghindati come turchi (??): una scelta assolutamente priva di senso se la vicenda si svolge a Napoli. Quanto a Guglielmo e Ferrando non si capisce perché vestano come due bellimbusti mentre si recano al campo. E che dire di Fiordiligi che allorché decide di raggiungere Guglielmo al campo indossa corazza e cimiero. Negli anni ’60 dello scorso secolo? Insomma siamo di fronte a una regia che come minimo si può definire insulsa e velleitaria. L’opera di Mozart-Da Ponte è forse quella che più si presta a una triste disamina delle vicende umane ammantata naturalmente da una patina satirica. Ma la vicenda dovrebbe portare a riflettere e invece in questo caso si riduce a una favoletta umoristica per il piacere di un pubblico che più che alla musica si diverte alle mascherate di Da Ponte. 

E certamente la compagnia di canto fa il pari con la regia. Dopo un inizio disastroso  (voci stridule negli acuti) migliora nel corso della vicenda fino alle arie finali dei quattro protagonisti eseguite quantomeno con la sufficienza. Sotto la quale si colloca costantemente Don Alfonso. Una voce assolutamente non autorevole, priva di qualità vocali e anche di quella ironia (talvolta benevola e talvolta persino acida) che caratterizza il personaggio.  In tutto si salva invece la direzione di Dendeviel che si sforza di ottenere uno spettacolo almeno decente con la capacità di fare rendere al massimo l’orchestra del comunale che negli anni è molto cresciuta. Successo di pubblico (a chi non piace il teatro delle marionette?).  (Perfetta conclusione di una disastrosa sovrintendenza).
Devo fare ammenda. Nell rappresentazione di cui alla presente recensione la sostituzione ê stata quella di Ferrando con il tenore Marco Ciaponi
Martijn Dendievel

Regia e scene Alessandro Talevi

COSTUMI Stefania Scaraggi

LUCI Teresa Nagel

VIDEO Marco Grassivaro

Nuova Produzione del Teatro Comunale di Bologna

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
MAESTRO DEL CORO Gea Garatti Ansini

 

Cast

FIORDILIGI  Karen Gardeazabal

DORABELLA Angela Schisano

DESPINA  Silvia Spessot

DON ALFONSO Davide Giangregorio sostituito da …? 

(Giovanni Neri 79)
 

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To interpret in a modern key a clearly eighteenth-century story (it would be enough to analyze Da Ponte’s text to verify this) is certainly not prohibited but requires the director to have a surplus of theatrical intelligence not verified in this edition. Among other things with a failed attempt to bring the story back to an unlikely twentieth-century period (1960s-70s). But what is the meaning of this attempt? To enhance the text? Sure, no. To try to demonstrate that even in those years “that’s what everyone did”? Trivial. In short, two dresses from the time are not enough to recreate the environment. Not to mention the male protagonists. What’s the point of decorating Don Alfonso as a sort of unlikely Indian holy man while his character is supposed to symbolize the disillusioned and philosophical awareness of human weakness? Not to mention the chorus represented by attendants dressed up like Turks (??): an absolutely meaningless choice since the story unfolds in Naples. As for Guglielmo and Ferrando, it’s not clear why they dress like two dudes on their way to camp.. And what about Fiordiligi who, when he decides to join Guglielmo at the camp, wears armor and a crest. In the 60s of the last century? In short, we are faced with a direction that at least can be defined as insipid and unrealistic. Mozart-Da Ponte’s work is perhaps the one that best lends itself to a sad examination of human events naturally cloaked in a satirical veneer. But the story should lead to a reflection and instead in this case it is reduced to a humorous fairy tale for the pleasure of an audience that enjoys Da Ponte’s masquerades more than music. And certainly the singing company is at the same level of the direction. After a disastrous start (shrill voices in the high notes) it improves over the course of the story until the final arias of the four protagonists which are performed not to badly. Totally insufficient Don Alfonso. An absolutely non-authoritative voice, devoid of vocal qualities and also of that irony (sometimes benevolent and sometimes even acid) of the character.  Dendeviel’s direction at least can be  saved.  He strives to obtain a decent prformance with the ability to make the most of the orchestra which has significantly improved over the years. Public success (who doesn’t like puppet theater?).
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5 risposte a "Così fan tutte – Teatro comunale Bologna 27 Maggio 2025"

  1. Avatar di Italo Bicchierri Italo Bicchierri ha detto:

    Penso che la finezza dell’ ordito e la tristezza di fondo del ” Cosi fan tutte” non siano stati raggiunti nella rappresentazione cui ho assistito.Molto buona, a mio parere, la parte musicale, soprattutto la direzione .Poco elegante la regia, e , da parte mia, piuttosto noioso il tutto.

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  2. Avatar di mymortallyabf8181647 mymortallyabf8181647 ha detto:

    Il sostituito era Ferrando interpretato dal tenore del primo cast, Marco Ciaponi, e non don Alfonso. Mi pare che le sue arie siano state di buon livello, così come il rondò del secondo atto di Fiordiligi. Per il resto, cast accettabile anche se non eccezionale. Il problema degli acuti striduli mi pare ricorrente con parecchi cantanti al Nouveau e credo abbia a che fare in buona parte con l’acustica infelice della sala. Per quanto riguarda la regia, il Così Fan Tutte si presta più di molte altre opere ad ambientazioni temporali di ogni tipo perchè tratta dell’imperfezione umana e della precarietà dei sentimenti, temi che non hanno ovviamente tempo. Pur condividendo parecchie delle osservazioni fatte sulla messa in scena (ma se andate su you tube si vede di peggio), mi sento di spezzare una lancia in favore del regista per la soluzione del finale, che rappresenta un irrisolvibile rompicapo architettato da Mozart e Da Ponte per qualunque messa in scena. In qualche caso, le coppie disaccoppiate si riaccoppiano seguendo il volere di Don Alfonso, in altri casi si stabilizzano le nuove coppie, in entrambi i casi spesso con il sottinteso che ci saranno in futuro altri “cambi di cuori e di affetti”. Qui i due maschietti alla fine se ne vanno abbandonando le infedeli amanti, In pieno accordo con la loro natura di perfetti maschilisti che non possono certo tollerare tale affronto, mentre le due ragazze, anzichè disperarsi, alzano i calici per festeggiare di essersi liberate di una tale coppia di s. puntini, puntini, dimostrando come tutta la vicenda abbia fatto raggiungere loro una più completa consapevolezza di donne. A proposito della modernità di Mozart e Da Ponte!

    Antonio Contestabile

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  3. Avatar di C.G. Lorenzetti Settimanni C.G. Lorenzetti Settimanni ha detto:

    Qiuel che stupisce e lascia desolati e’ che questi assurdi tentativi di attualizzare ambiente e costumi di un’opera di Mozart trovino l’approvazione e i finanziamenti di chi dovrebbe vigilare sulla qualità di ciò che viene messo in scena e sulla tradizione di un importante teatro.

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