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Certamente una delle opere …
. .. più belle di Donizetti che ha ricevuto dalla Fenice una degna celebrazione con la regia e la scenografia di Pierluigi Pizzi al quale l’età non sembra avere in alcun modo affievolito l’estro interpretativo e la maestria nell’allestimento delle scene. Qui sono tutte di tono cupo (come si addice alla tragedia con l’unica concessione ai costumi, In particolare quello di Anna (un po’ stravagante rispetto ai dettami della moda cinquecentesca con i pantaloni sotto un mantello) e quello di Enrico che nella prima scena offre allo sguardo un polpaccio nudo. Ma nel contesto complessivo nulla stona come tutte le dinamiche dei personaggi che non eccedono mai e che non sono mai preda di atteggiamenti gigioneschi. Quindi un “bravo” a Pierluigi Pizzi, ai costumisti e anche al tecnico delle luci che contribuisce fortemente all’atmosfera cupa della tragedia.
La qualità dello spettacolo è premiata dalle voci. Non avevo mai avuto occasione di ascoltare il soprano russo Lidia Fridman una Anna che non fa rimpiangere performances famose come quella della Callas. Perfetta intonazione in tutti i registri, estensione della voce eccezionale e presenza scenica di grande qualità. Un’Anna a tutto tondo che dalla partitura ha saputo trarre tutte le sfumature rendendo con forza e passione il personaggio. Un po’ meno felice Carmela Remigio come Giovanna di Seymour. Il personaggio ha una personalità controversa ma drammatica nel suo costante passare dalla passione al rimorso. La Remigio ha ottime qualità vocali ma le manca quel tono di drammaticità che sarebbe richiesto, Un soprano più lirico che drammatico.
Per una volta finalmente un cast maschile di altissima qualità. Alex Esposito è un basso-baritono possente, dai toni drammatici che impersona perfettamente Enrico VIII e la sua intima perversione. In tutte le scene la sua impostazione drammatica è all’altezza della partitura sia dal punto di vista vocale che da quello interpretativo. E analogamente un plauso al tenore Enea Scala al quale certamente può essere perdonata una piccola incertezza nel primo atto ma che poi ha sviluppato una perfomance di altissimo livello. I tenori di grande qualità sono oggi molto rari e Scala rientra nel piccolo novero. Nella norma gli altri cantanti.
A completare il successo dell’opera ha contribuito non poco la direzione di Renato Balsadonna che nel corso dell’intera partitura ha saputo dirigere con mano ferma l’orchestra permettendo ai cantanti di svolgere appieno il proprio ruolo, coadiuvato dal coro diretto da Alfonso Caiani. Giustamente grande successo di pubblico che ha riempito in ogni ordine di posti il teatro e che ha tributato a tutti i protagonisti un prolungato applauso. Un bellissimo spettacolo.
Cast









Ho ascoltato l’opera sulla benemerita Radio3 e, pur con le ovvie limitaxioni del mezzo, non si può non concordare con iil più che positivo commento. Per quanto riguarda Giovanna Seymour, questo ruolo è quasi sempre cantato da un mezzosoprano (dalle storiche interpretazioni della Cossotto e della Horne a quelle recenti di Daniela Barcellona ed Elina Garanca) e questo può essere alla base di qualche problema incontrato da Carmela Remigio, un ottimo soprano ma con una voce addirittura più chiara di quella della Fridman.
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