Sinfonica

Ludovica e Beatrice Rana – Bologna Musica Insieme 16 Dicembre 2024


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Uno dei requisiti …
. .. indispensabili per la qualità di un duo è l’equilibrio dei (“delle” in questo caso) due interpreti sia sul piano tecnico che su quello interpretativo. Non è quello che abbiamo avuto modo di ascoltare nel concerto di ieri sera: Beatrice Rana è un’artista di calibro internazionale mentre di certo la stessa cosa non si può dire per la sorella che, volendo essere generosi, si può equiparare a una brava studentessa di conservatorio.  (La cosa mi ha ricordato MIscha Maisky e la figlia LIli a parti invertite. Mi sembra che recentemente il grande Mischa abbia giustamente abbandonata Lili al suo – non brillante – destino). Ludovica Rana è dotata di una buona (non trascendentale) tecnica ma ha un suono drammaticamente flebile. E’ vero che il violoncello in una sala come il Manzoni soffre, soprattutto se accoppiato a un pianoforte con il coperchio aperto (ma non non sarebbe più ragionevole tenerlo solo socchiuso?) ma qui siamo di fronte a una carenza strutturale. Tralasciando i due brani di apertura del primo e secondo tempo (ma era proprio ragionevole eseguire la trascrizione di due Lieder di Clara Wieck che nelle trascrizione hanno perso tutto il colore dell’esecuzione da parte di un soprano?) i due brani “clou” del concerto erano la bellissima sonata di Brahms (con quell’ “unicum” della fuga finale) e quella di Mendelssohn. In Brahms, nonostante la buona, lodevole,  volontà di Beatrice che ha cercato – soprattutto nel primo tempo – di attutire la sonorità del piano, il suono del violoncello è stato per lo più da immaginare che da ascoltare. Un’esecuzione timorosa e scolastica di un capolavoro. Niente da obiettare sull’intonazione ma sul piano del suono, dell’interpretazione e del dialogo con il piano siamo al deserto. E lo sforzo di ridurre la sonorità del piano è stata frustrata nella fuga finale dove inevitabilmente la partitura (accordi, ottave etc.) hanno reso vano lo sforzo. E chiudo per non interpretare il ruolo di Maramaldo. Meglio – un poco – la sonata di Mendelssohn. Qui dal profondo nulla di Brahms, anche grazie alla partitura sfavillante, il violoncello ha fatto capolino. Non molto altro da aggiungere. Un pubblico folto – non foltissimo, anche perché il violoncello non è strumento da eccitare gli animi – ha tributato un buon successo premiato con un bis del padre delle due interpreti, un “pot pourri” di arie pucciniane da relegare immediatamente nel dimenticatoio musicale.
PS Fermo restando che “l’abito non fa il monaco” e che – come nel caso di Yuja Wang – l’abbigliamento non ha nessun impatto sul giudizio di chi scrive consiglierei a Ludovica di cambiare stilista perché anche sul piano estetico le due sorelle sono state distanti quanto la luna dalla terra.
Programma
Wieck Schumann              Ich stand in dunklen Träumen op. 13 n. 1, Die stille Lotusblume op. 13 n. 6
Brahms                              Sonata n. 1 in mi minore op. 38
Mendelssohn Hensel         Fantasia in sol minore
Mendelssohn                    Sonata n. 2 in re maggiore op. 58
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(Giovanni Neri 78)
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One of the requirements unavoidable for the quality of a duo is the balance of the two performers both on a technical and interpretative levels. It is not what we had the opportunity to listen to in yesterday evening concert: Beatrice Rana is an artist of international caliber while certainly the same cannot be said for her sister who, to be generous, can be equated with a good conservatory student.  (This reminded me of Mischa Maisky and his daughter LIli in reverse. It seems to me that recently the great Mischa has rightly abandoned Lili to her – not brilliant – destiny). Ludovica Rana is gifted with a good (not transcendental) technique but has a dramatically faint sound. It is true that the cello in a room like the Manzoni suffers, especially if coupled with a piano with the lid fully open (but wouldn’t it be more reasonable to keep it only partially ajar?) but here we are faced with a structural deficiency. Leaving aside the two opening pieces of the first and second concert’s parts (but was it really reasonable to perform the transcription of two Lieder by Clara Wieck that in the transcriptions have lost all the colour of the performance by a soprano?) the two “highlight” pieces of the concert were the beautiful sonata by Brahms (with that “unicum” of the final fugue) and that of Mendelssohn. In Brahms, despite Beatrice’s good, praiseworthy will, who tried – especially in the first mouvement – to muffle the sonority of the piano, the sound of the cello was mostly to be imagined rather than heard. A fearful and scholastic performance of a masterpiece. Nothing to object to the intonation but in terms of sound, interpretation and dialogue with the piano we are in the desert. And the effort to reduce the sonority of the piano was frustrated in the final fugue where inevitably the score (chords, octaves, etc.) made the effort useless. Better – a little – the sonata by Mendelssohn. Here from the deep nothingness of Brahms, thanks also to the brilliant score, the cello peeped out. Not much more to add. A large audience – not very large, because the cello is not an instrument to excite the souls – gave a good success rewarded with an encore by the father of the two performers, a “pot pourri” of Puccini arias to be immediately relegated to musical oblivion.
PS: Notwithstanding the italian say that “the dress does not make the monk” and that – as in the case of Yuja Wang – the clothing has no impact on my judgment, I would advise Ludovica to change stylist because even on an aesthetic level the two sisters were as distant as the moon from the earth.
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Una risposta a "Ludovica e Beatrice Rana – Bologna Musica Insieme 16 Dicembre 2024"

  1. Avatar di Italo Bicchierri Italo Bicchierri ha detto:

    Non diversamente da altri casi,

    e’ difficile che l’ eccellenza sia uniformemente ripartita tra consanguinei

    ( forse le sorelle Labeque ?!).Non fanno eccezione le sorelle Rana , in cui appunto una e’ assurta ai palcoscenici internazionali ( curando e migliorando al proposito , anche immagine e dizione ).Venendo al Concerto di ieri sera, non imperdibile, del tutto spento soprattutto in Brahms, di cui poco e’ stata evidenziata la grande bellezza dandone una versione piuttosto generica.Sarei indulgente nella scelta del bis, inteso piu’ come omaggio al genitore che a Puccini.

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