Sinfonica

Giacomo Menegardi – Bologna Festival Talenti 26 Giugno 2024


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Vincitore di un fantomatico…
. . concorso Venezia (uno dei concorsi di seconda e terza categoria che infestano il panorama dei pianisti would-be  – penso che nel mondo si tengano ogni giorno decine di concorsi nati solo per smania di protagonismo. I concorsi seri si contano sulle dita di due mani: il resto è fuffa) Menegardi di presenta con un programma di tutto rispetto ma senza rispetto per il programma. Il suo è un pianismo immaturo e  aggressivo fatto solo di impostazioni virtuosistiche e muscolari dove la musica fa solo qualche rara volta capolino. Si comincia con Debussy: le atmosfere equoree di Pagodes nelle Estampes sono solo un vago ricordo: l’approccio è sempre vigoroso e inutilmente virtuosistico. Jardins sous la pluie diventa Jardins sous la grèle dove tutto il sottile gioco ritmico e stilistico semplicemente scompare in un mezzoforte incolore. Si passa a Liszt. L’ “incipit” tenebroso della lecture, scandito dai minacciosi ribattuti, viene semplicemente annullato da una forsennata volontà di velocità per cui non basta il doppio scappamento a permettere di individuarlo e l’affrettata volontà di raggiungere l’esplosione del crescendo toglie tutto il significato musicale. Sarebbe inutile una ulteriore disamina dei brani eseguiti (persino il povero Mendelssohn diventa una palestra di esibizione ginnica) per non parlare ovviamente di Rachmaninov. In modo singolare il secondo dei tre Etudes-Tableax è forse risultato il brano meglio eseguito del concerto che “inevitabilmente” riscuote il plauso di un pubblico incompetente: basta suonare forte e veloce (e con qualche non rara imprecisione) che il battimani è garantito. Almeno due bis (dopo il secondo ho lasciato il chiostro): la famosa toccata di Domenico Scarlatti   in re minore (quella con il ribattuto, non impeccabile – Menegardi dovrebbe ascoltare l’esecuzione di Marta Argerich per capire come deve essere eseguita) e l’ottavo studio op. 10 di Chopin (la musica semplicemente assente – avrebbe potuto essere uno della “grande velocità” di Czerny). Il destino musicale di Menegardi è quello di tanti giovani che spariscono rapidamente nell’ombra, come ad esempio Roberto Cappello vincitore però di un concorso serio – il Busoni – negli anni ’70.  Genug.
Programma
Claude Debussy Estampes
Franz Liszt Après une lecture de Dante da Années de pèlerinage, Deuxième année: Italie
Sergej Rachmaninov Etudes-Tableax op.39 n.1, n.2, n.5
Felix Mendelssohn Fantasia in fa diesis minore op.28
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(Giovanni Neri 78)
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Winner of an elusive Venice competition (I think that in the world there are dozens of competitions born only for the desire to be in the limelight). Serious competitions can be counted on the fingers of two hands: the rest is fluff. Menegardi presents himself with a respectable program but without respect for the program. His is an immature and aggressive pianism made up only of virtuosic and muscular settings where the music peeps out only a few rare times. It begins with Debussy: the fair-like atmospheres of Pagodes in the Estampes are only a vague memory: the approach is always vigorous and unnecessarily virtuosic. Jardins sous la pluie becomes Jardins sous la grèle where all the subtle rhythmic and stylistic play simply disappears in a colorless “mezzoforte”. Let’s move on to Liszt. The dark “incipit” of the lecture, punctuated by the menacing retorts, is simply cancelled out by a frenzied desire for speed for which the piano’s double escapement is not enough to allow it to be identified and the hasty desire to reach the explosion of the crescendo takes away all the musical meaning. It would be useless to further examine the pieces performed (even poor Mendelssohn becomes a gymnasium for gymnastic exhibition) not to mention, of course, Rachmaninov. In a singular way, the second of the three Etudes-Tableax was perhaps the best performed piece of the concert, which “inevitably” receives the applause of an incompetent audience: it is enough to play loud and fast (and with some not uncommon inaccuracies) that the clapping is guaranteed. At least two encores (after the second one I left the cloister): Domenico Scarlatti’s famous toccata in D minor (the one with the retort, not impeccable – Menegardi should listen to Marta Argerich’s performance to understand how it should be performed) and the eighth etude op. 10 by Chopin (the music simply absent – could have been one of Czerny’s “great speed”). Menegardi’s musical destiny is that of many young people who quickly disappear into the shadows, such as Roberto Cappello, who won a serious competition – the Busoni – in the 70s.
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Una risposta a "Giacomo Menegardi – Bologna Festival Talenti 26 Giugno 2024"

  1. Avatar di Italo Bicchierri Italo Bicchierri ha detto:

    Concerto pessimo. Il terzo bis pare fosse, molto alla lontana, Debussy, ‘La Cathedrale engloutie’. Negli anni scorsi la sezione ‘Talenti’ del Bologna Festival era, in genere,di livello superiore.

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