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Simon Zhu è il giovane vincitore
. . del concorso Paganini 2023 e nell’odierno concerto dimostra tutta la sua eccellenza tecnica ma prima di una disamina della performance va attribuito un plauso al pianista Simone Rugani. A differenza di molti altri pianisti in duo, Rugani non ha eseguito come se fosse una solista, evitando di sovrastare il suono del violino ma cercando di ottenere una perfetta amalgama sonora con il risultato di valorizzare i brani eseguiti. A cominciare dalla delicata sonata di Beethoven, certamente l’esecuzione di maggior pregio della serata, senza le esecuzioni muscolari degli altri pezzi. I capricci di Paganini avrebbero potuto essere degli studi qualsiasi mancando il valore musicale in favore di una esecuzione funambolica immemore che si trattava di brani con il loro significato musicale. Molto interessante il brano di Colasanti che coniuga reminiscenze paganiniane con una impostazione moderna. Certamente di minore valore l’esecuzione della grande sonata del tardo Schumann dove tutto il pathos del compositore di Zwickau è risultato trascurato in favore di una impostazione virtuosistica e nel quale è mancata la fusione sonora con il piano. Una esecuzione poco maturata di una sonata difficile ma piena di spunti del tutto trascurati. Non mettono conto le variazioni di Wieniawski, una poltiglia sonora da mettere immediatamente nel dimenticatoio e che non depongono a favore della sensibilità del violinista. Un buon successo di pubblico e un bis.
Programma
Ludwig van Beethoven Sonata n.5 in fa maggiore op.24 “La primavera”
Niccolò Paganini Capricci n.5, n.7 n.24
Silvia Colasanti A una voce lontana presto ascolto per violino solo
Robert Schumann Sonata n.2 in re minore op.121 “Grosse Sonate”
Henryk Wieniawski Variazioni su un tema originale op.15
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Gentile Giovanni,
grazie davvero per la recensione! Il violinista che ha suonato tuttavia non è Kevin Zhu (anche lui eccellente vincitore del Paganini nel 2017 ma non imparentato con l’attuale) ma Simon Zhu.
un caro saluto!
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Grazie per la correzione!!
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