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Non è la prima volta…
. . che su queste pagine mi lamento di questi concerti “di tutto un po‘”privi di unitarietà e difficili da valutare. I singoli strumentisti? Recensioni separate per le varie sezioni? Qui siamo veramente all’apice negativo di questo tipo di concerti in cui non solo vi sono formazioni diverse ma addirittura di una sonata (quella di Bartòk) viene eseguita solo una parte e non siamo certo nel caso della Ciaccona bachiana, un brano che per la sua complessità può essere enucleato dalla partita cui appartiene. A quando l’esecuzione di una sola parte di un brano musicale? E quindi si può solo valutare il concerto per parti. A cominciare dalla pessima esecuzione degli ultimi brani pianistici di Brahms. Il compositore amburghese non è un epigono di Chopin ma appartiene a quel filone musicale classicistico da lui fortemente difeso, facendo parte dello schieramento capeggiato da Clara Schumann (anche nella querelle della fine ‘800 con i wagneriani). Questo per dire che non è lecito abbondare nei rubati che si trasformano nelle mani di Lupo in rapine con colorature romanticistiche e toni da notturni (Field e Chopin per intenderci), ma è necessario mantenere uno stile rigoroso nell’ambito del quale, naturalmente, è lecito inserire la propria interpretazione ma sempre in modo controllato e rispettoso del dettato del compositore. Basterebbe conoscere un po’ la storia di Brahms e della sua evoluzione nelle opere tarde per comprendere come certi deliqui sonori siano totalmente fuori posto. Il concerto era iniziato senza la solita e noiosa presentazione e molti hanno ringraziato il cielo di questa assenza. Invece alla fine delle esecuzioni brahmsiane Lupo non ha resistito al richiamo del microfono con uno speech da brivido causando nel pubblico l’interrogativo se fosse peggiore il pianista o il relatore. Possibile che chi suona non capisca che per parlare in pubblico sono necessari mestiere e preparazione e che l’improvvisazione è la peggiore consigliera di un relatore? A seguire finalmente il trio si è ricomposto nell’interpretazione di un brano di Ligeti, non dei migliori del compositore ungherese (ma è anche vero che la letteratura per corno come solista non è particolarmente ricca anche se un concerto con soli corno e piano sarebbe più che auspicabile. Sembra che il management di Musica Insieme dimentichi interi settori musicali a partire dal canto, quasi che fosse una branca di terz’ordine. O si tratta di compiacere per motivi economici un pubblico provinciale?). Nella seconda parte è stata eseguita la Ciaccona già precedentemente citata. A parte la scelta sciagurata di un brano avulso dal suo naturale contesto va sottolineata l’esecuzione di ottima qualità di Marco Rizzi, non però valutabile appieno in una esecuzione così esigua. Il concerto si è finalmente riscattato con l’ottima esecuzione del trio brahmsiano, reso celebre soprattutto per il suo travolgente secondo tempo, eseguito nuovamente anche come bis (ma non c’era un altro brano senza ripetere quanto già eseguito?). Pubblico come sempre acriticamente caloroso.
Programma
BRAHMS Quattro Pezzi op. 119 per pianoforte
LIGETI Trio – Hommage à Brahms
BARTÓK Tempo di Ciaccona, dalla Sonata per violino solo
BRAHMS Trio in mi bemolle maggiore op. 40
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D’accordo in toto, ma Bartok gustato anche al di fuori del suo contesto.
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Ovviamente non discuto dei gusti ma delle scelte.
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Non potrei essere più d’accordo col suo commento; aggiungerei solo che il brano di Ligeti mi è sembrato di una noia mortale.
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Mi fa piacere che concordi: delle volte temo di essere un po’ troppo brutale.. ma è il mio caratteraccio, quello di dire sempre e senza abbellimenti il mio pensiero.
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Ne vorrei molti di caratteracci come il suo !
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