Sinfonica

Dido and AEneas e Die sieben Todsünden – Bologna Comunale “nouveau” 19 Marzo 2024


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Nel panorama sconsolante…
. . della programmazione operistica del comunale bolognese è questa l’unica occasione per non ascoltare il solito, ritrito insieme di opere mille volte replicate. Un double bill con un accostamento difficile da comprendere, se non per sfruttare la prestazione di Danielle De Niese. Ho ancora negli occhi la magnifica esecuzione e scenografia del Dido and Aeneas della Staatsoper di Berlino nel 2012, uno spettacolo assolutamente eccezionale. Purtroppo questa performance non è neppure lontanamente parente a causa di una scenografia povera e – secondo l’intenzione del regista  – immaginifica (intendendo che bisogna immaginarla…). Il tutto si risolve in una serie di pannelli che scorrono e alcune esibizioni del corpo di ballo che in nessun modo risolve la problematica dell’opera.  Il Dido and Aeneas non è neppura una tipica opera barocca essendo solo una serie di poche arie senza recitativi. Solo una regia di primissima qualità può sopperire alla pochezza musicale ma non è certo il caso della messa in scena bolognese dove la strega è addirittura agghindata con un top a lustrini (una strega come una “mannequin”?) . Buone le voci e soprattutto l’Enea di Franco Salvadori mentre cialba è stata  la Didone di Danielle de Niese. Un plauso alla Belinda di Mariam Battistielli. Orchestra a livelli accettabili.
SadDiscorso diverso invece per Die sieben Todsünde. L’opera (se così può chiamarsi tale) è di fatto una sorta di musical di alto livello e bene ha fatto il regista ad accentuarne il carattere.  Una riminiscenza di Cabaret in cui non mancano riferimenti a Portiere di Notte con Charlotte Ramplìng. Una scenografia rutilante, piena di costumi scintillanti e con una gestualità delle varie scene perfettamente aderente al significato del testo. Molto bravo il corpo di ballo che ha saputo esprimere con la propria fisicità gli argomenti che via via si sono susseguiti. Uno spettacolo piacevole con la voce in primo piano di Danielle de Niese che in questo caso ha migliorato significativamente la prestazione come Didone. Bene l’orchestra e un notevole successo di un pubblico decisamente folto. 
Happy
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(Giovanni Neri 78)

Direttore Marco Angius

Regia Daniele Abbado

 

Dido and AEneas

DIDONE, REGINA DI CARTAGINE Danielle De Niese

ENEA PRINCIPE TROIANO Francesco Salvadori

BELINDA Mariam Battistelli

SECONDA DONNA Patricia Daniela Fodor

LA MAGA Bruno Taddia

I STREGA Marco Miglietta

II STREGA / MARINAIO Andrea Giovannini

SPIRITO Paola Valentina Molinari

Die sieben Todsünden

ANNA I Danielle De Niese

ANNA II Irene Ferrara

LA FAMIGLIA

         Marco Miglietta

         Andrea Giovannini

         Nicolò Ceriani

        Andrea Concetti

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In the disheartening landscape of the operas of Bolong’s comunale  this is the only opportunity for not listening to the usual, boring set of operas repeated a thousand times. A double bill with a combination that is difficult to understand, except to underline Danielle De Niese’s performance. I still have in my eyes the magnificent performance and set design of the Dido and Aeneas of the Berlin Staatsoper in 2012, an absolutely exceptional show. Unfortunately, this performance is not even remotely related because of a poor and – according to the director’s intention – imaginative scenography (meaning that you have to imagine it…). All this is resolved in a series of scrolling panels and some performances by the corps de ballet that in no way solves the problem of the work.  Dido and Aeneas is not even a typical Baroque opera, being only a series of a few arias without recitatives. Only a direction of the highest quality can make up for the lack of music, but this is certainly not the case with the Bolognese mise-en-scène, where the witch is even dressed up with a breast top (a witch like a “mannequin”?). The voices were good and especially Franco Salvadori’s Aeneas, while Danielle de Niese’s Dido was dull. A round of applause for Mariam Battistielli’s Belinda. Orchestra at acceptable levels. A different story for Die sieben Todsünde. The opera (if it can be called that) is in fact a sort of high-level musical and the director has done well to accentuate its character. A dazzling scenography, full of sparkling costumes and with a gesture of the various scenes perfectly adhering to the meaning of the text. The corps de ballet was very good and was able to express with its physicality the topics that gradually followed. An enjoyable show with the voice of Danielle de Niese in the foreground who in this case significantly improved the performance as Dido. The orchestra did well and was a remarkable success with a decidedly large audience.
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2 risposte a "Dido and AEneas e Die sieben Todsünden – Bologna Comunale “nouveau” 19 Marzo 2024"

  1. Avatar di Umberto Cicero Umberto Cicero ha detto:

    Ho visto lo spettacolo ieri sera (4 aprile) al Teatro Valli di Reggio Emilia e trovo le sue critiche molto generose.

    Io ho trovato l’insieme di una pochezza disarmante.

    Anzitutto le due opere non hanno nulla in comune ed il legame individuato dal regista Abbado (“la città mitologica in Didone, la profezia delle città in Brecht-Weill”) è davvero cervellotico.

    Alle negatività da Lei espresse sul Dido and Aeneas aggiungo: l’inutile e disturbante inserimento di suoni e rumori tratti da composizioni di musicisti dodecafonici (L. Nono e G. Scelsi); gli insulsi ballerini che si dimenano senza senso per tutto il tempo; l’incomprensibile scelta di fare interpretare la maga e le streghe da uomini.

    La rappresentazione è risultata totalmente prova di pathos, tant’è che persino la famosa e struggente aria finale “When I am laid in earth” (non ho le Sue competenze musicali e quindi non riesco a fornire una spiegazione più tecnica) è stata eseguita in modo sciatto e piatto senza lasciare nel pubblico (probabilmente già da tempo dormiente) emozione alcuna.

    Per quanto riguarda il Die Sieben Todsunden sì, è sembrato un po’ meglio ma forse solo perché: avevamo sopportato solo pochi minuti prima la tetra, noiosissima Dido; i ballerini avevano costumi variopinti; sul palcoscenico c’era finalmente un po’ di luce; l’opera dura soltanto mezzo’retta. 

    Il “Balletto con canto” di Weill si presta a ben più ardite ed avvincenti messe in scena.

    Resta un mistero di come ci siano voluti gli sforzi di ben tre Fondazioni (Teatro Comunale di Bologna, I Teatri di Reggio Emilia; Haydn di Bolzano e Trento) per realizzare una produzione di così basso valore.

    Cordiali saluti

    Umberto Cicero

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