
MATISSE
Che la penultima opera di Rossini ..
. . non sia un capolavoro (eufemismo) lo dice il fatto che, seppure abbia goduto in passato di un certo successo, viene oggi raramente rappresentata. E a ragione. Si tratta di una vicenda assurda con un libretto di scarsissima qualità seppure ascritto a Scribe (è difficile raccapezzarsi nei meandri di una storia assurda e surreale nel senso peggiore) e con una musica sicuramente non all’altezza del miglior Rossini. Sembrerebbe quasi che il compositore pesarese l’abbia composta in fretta con la mano sinistra per motivi non chiari. C’è di tutto: travestimenti, inganni, amori non corrisposti, libertinaggio etc. Ecco un’opera come questa richiederebbe una regia di alta qualità per ovviare all pochezza dell’ “handlung“. Non è così nella messa in scena di Bologna dove la mancanza di un’impostazione “critica” e tale da compensare le mancanze del libretto ci si affida a una mascherata con la quale nascondere l’assenza di una valida impostazione registica. E così sulla scena abbiamo figure oniriche (ad esempo gli uccellacci del secondo tempo molto ben mimati dalla compagnia di ballo), compagni di Ory con elmetti da imbuto, cerchi da ginnastica artistica etc. Forse il top del cattivo gusto si ha nel primo atto dove protagonisti e comparse sono agghindati con copricapi fiori e frutti, si muovono come in una rivista di periferia con mossette da avanspettacolo fino a una sorta di “trenino”. Ma che ci capa in un’opera Rossiniana? Ecco un regia che avrebbe fatto furore all’Ambra Jovinelli e che mi ha fatto venire in mente lo spettacolo con Sordi e la Vitti che cantano “Bella hawaiana, e prenditi …” (il resto è noto). Insomma un gusto pessimo per uno spettacolo noioso che ha giustamente suscitato un fragoroso e meritato Buh alla fine del primo atto. Poi alla fine dell’opera si è scatenata la clacque che ha riempito la sala altrimenti semivuota. E veniamo al lato musicale. Inascoltabile Antonino Siracusa nel ruolo di Ory: una voce sgraziata, fredda e metallica in tutti i registri che francamente il comunale di Bologna non meritava. Meglio il Raimbaud di Nicola Alaimo che nelle parti lui assegnata svolge in modo corretto, anche se non eccezionale, il proprio compito. Ottime in vece le due soprano con alcuni sopracuti di eccezionale qualità. Purtroppo nel disastro della rappresentazione si è infilata anche Oksana Lyniv con una direzione scialba e del tutto non rossiniana. La Lyniv ha probabilmente risollevato un’orchestra che era in molti casi disastrata ma il suo gesto è confinato a poche varianti (se la si osserva è facile individuarli, utilizzati ripetitivamente) che della direttrice fanno una buona professionista ma nulla più Una serata da dimenticare.
PS Sono costretto ancora una volta a segnalare che commenti “anonimi” e non inviati ai “commenti” dei posts sono immediatamente cassati
Direttrice Oksana Lyniv
Regia, scene e costumi Hugo De Ana
MAESTRO DEL CORO Gea Garatti Ansini
Cast
LE COMTE ORY Antonino Siragusa
RAIMBAUD Nicola Alaimo
LE GOUVERNEUR Davide Giangregorio
LA COMTESSE ADÈLE Sara Blanch
Nuova Produzione del TCBO con Rossini Opera Festival
Orchestra Coro e Tecnici del TCBO
A coloro che leggono il blog chiederei cortesemente la registrazione (che non comporta nulla). Così facendo riceveranno un e-mail tutte le volte che un nuovo post è pubblicato.







Non è che Rossini abbia composto il Comte Ory con la mano sinistra. Per quasi metà è musica autoimprestata dal Viaggio a Reims, un’opera che non poteva ovviamente entrare in repertorio una volta finiti i festeggiamenti per l’incoronazione di Carlo di Francia, e si tratta di musiche in qualche caso di ottima vena Rossiniana (la cavatina del Guverneur, quella della contessa Adele e l’aria di Rimbaud travestito da pellegrina). Se a questo aggiungiamo il terzetto del Conte, Adele e Isolier, un capolavoro di leggerezza e ambiguità erotica e una delle musiche più straordinarie composte da Rossini, non credo che l’opera possa essere liquidata troppo sbrigativamente. Il libretto, come spesso succede in tante opere, non è all’altezza della musica ma vi ritroviamo certamente elementi di quella follia organizzata che aveva conquistato Stendhal nelle opere buffe di Rossini. Sono d’accordo sulla spocchiosa banalità della messa in scena, ma si tratta fortunatamente di una di quelle opere che per la bellezza della musica resistono anche alla più cervellotica delle regie. Concordo sulle ottime qualità vocali del soprano e del mezzo en travestì, ma spezzerei una lancia in favore di Siragusa, un tenore di lunga e onorata carriera belcantistatica, Rossiniana in particolare. Certo, non è Juan Diego Flores, ma mi pare che la sua prova sia stata apprezzabile. Essendo un melomane di seconda mano e privo di qualunque educazione musicale, non mi permetto di valutare la direzione musicale, non avendo la necessaria competenza. Per Oksana Lyniv sento una forte simpatia umana e la musica che usciva dalla buca mi è parsa brillante ed emozionante, come sempre mi capita con Rossini.
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Ovviamente non concordo ma apprezzo. Grazie per l’articolato commento. Brani estrapolati non sono una composizione. Una carriera non giustifica una prestazione scadente. Non è una condanna a vita ma la valutazione di una serata. Ma la mia è solo una valutazione sulla quale è lecito dissentire. Non ho purtroppo la possibilità (e anche la voglia) di assistere alle repliche. Chi ne avrà la possibilità faccia sentire la propria voce!
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