
MATISSE
Timoroso di ricevere….
… una sesta dose antiCovid (ne ho già ricevute 5, con buona pace degli sciamannati no-vax !) da un’infermiera appostata dietro un angolo con la siringa estratta proditoriamente dalla fondina, sono entrato nell’hub vaccinale trasformato in un makeshift teatro. Non ho partecipato all’anteprima: inutile dire che i soliti corifei hanno già sciolto il previsto, acritico, peana celebrativo della sala (la claque si scatena anche sulla carta stampata). Spero che una voce critica seria ( ad esempio quella di Carla Moreni sul Sole 24 ore) abbia la bontà di recensire l’odierna Butterfly dopo avere “saltato” l’apertura del comunale con Der fliegende Hollander (forse non casuale). Un titolo “nuovo” viene comunque proposto al pubblico bolognese che ormai della lagrimevole Cio Cio San e del fedifrago Pinkerton ne ha a sufficienza. Ma che noia (anche a causa dell’edizione bolognese)! E’ un’opera che ricicciata fino alla nausea dichiara tutto la sua vetustà. Forse al tempo di Puccini un’opera interessante che sottolineava il rapporto con gli USA ma ora… “Un bel dì – forse – vedremo…”… un titolo non ripetuto mille volte e chi vuole ne suggerisca uno, visto che non paiono noti al sovrintendente. Persino il Rosenkavalier è stato cassato ma Puccini no, non si può. Di Butterfly ne abbiamo avuta una persino nel Febbraio 2020, tre anni fa! Ancora una volta siamo in presenza di una programmazione scadente del cartellone del teatro nel silenzio di tutto il management a partire dal sindaco, presidente del comitato di indirizzo (ma forse non lo sa). Fra le perle da sottolineare c’è anche che nella presentazione dell’opera sul sito del teatro non sono riportate le date in cui i vari interpreti sono presenti, così non si saprebbe chi lodare o infamare. Mi sono quindi basato sulla locandina di sala. Quanto alla qualità del “teatro” non aggiungo nulla ai limiti tecnici evidenti già sottolineati nelle odierne interviste dal direttore Daniel Oren al Carlino e dal soprano Latonia Moore a Repubblica, che invito a leggere. Le voci cadono sull’orchestra in posizione troppo elevata dominata dal gigante Oren che più che un direttore per la sua posizione sembra fare parte del cast. E’ vero che il riverbero è stato attenuato (grazie anche alla presenza non eccezionale del pubblico) ma è ancora decisamente percepibile e in sala (fila M destra) semplicemente si sente molto poco: l’acustica non è un optional! Arriveremo all’amplificazione stile Sanremo, con i cantanti con microfono e auricolare per sincronizzare il suono? I sopratitoli sono semplicemente illeggibili (e ho una vista eccellente) perché di dimensioni inadeguati e di luminosità insufficiente. Dilettantismo.








una mia carissima amica mi ha girato la sua critica dell’olandese volante e così l’ho conosciuta. Ho molto apprezzato la prima e altrettanto questa sulla Madama. Continuerò a seguirla. Complimenti
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Grazie
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