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..E’ partita la grancassa ..







Salve. Bella questa. Posso capire che per le tante realtà musicali e teatrali che sopravvivono solo grazie al biglietto, possa avere un senso rinunciare al rimborso. Ma nel caso della più corposa istituzione culturale della regione non mi piace sentire aperta la questua. Qualcosa stona. Quando il gran capo del teatro ha uno stipendio superiore a quello del Sindaco… qualcosa stona. Venire con il cappello in mano, senza un gesto significativo suo e dei gran commis dell’istituzione (leggasi tagliarsi gli stipendi),stona pure. Almeno un po di decise prese di posizione nei confronti del Ministro Franceschini che non s’ é degnato di farsi sentire in questo terribile periodo! Meglio non disturbare chi potrebbe/dovrebbe fare.
Mr. Pereira a Bologna? Dopo Zurigo, Salisburgo , Scala? Suvvia Professore! Stay safe!
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Ovviamente il riferimento a Pereira era un’utopica provocazione (che credo trasparisse dal mio post – spero…). Ma questo management ha la coda di paglia (tagliarsi gli stipendi: e quando mai? E il sovrintendente dove lo trova un posto analogo altrove?) e manca totalmente di quella sensibilità che dovrebbe caratterizzare il capo di un’importante istituzione. Ma è in buona compagnia: si pensi solo all’assessore alla salute regionale Donini, commissariato e messo in disparte per manifesta incompetenza tecnica senza avere la dignità di dimettersi. Questa è l’Italia e forse nessuno si ricorda che il primo presidente della Repubblica, De Nicola, si portava da casa i francobolli per la posta per non gravare sui conti dello stato. Io capisco che ci sia un problema gravissimo di conti in affanno e appellarsi alla sensibilità degli spettatori (non essendo stato in grado di garantirsi sponsors che mettessero al sicuro i conti in ogni caso – né lui né il fantomatico comitato di indirizzo la cui funzione appare sempre più di 5 amici al bar dal momento che non sembra dare alcuna indicazione concreta sulle misure da prendere e sulla gestione di emergenza in presenza della attuale temperie) può essere comprensibile. Si può (e forse si deve) venire in soccorso dell’istituzione ma sotto la condizione di un ricambio che appare quanto mai necessario e però neppure ventilato. Ora faccio una scommessa: anche se molti spettatori accetteranno di essere coinvolti da due interviste del nostro (sic!) il teatro collasserà comunque finanziariamente e sarà ben difficile che possano intervenire finanziamenti locali o governativi quando la situazione economica – dopo la fine dell’epidemia – richiederà di fatto dal governo locale e nazionale due bazookas stile Draghi (si legga il suo interessantissimo articolo sul FT). E allora? Ci si lamenterà del destino “cinico e baro”? La capacità di organizzare un’istituzione (come una società) per garantirsi la sopravvivenza anche in presenza di gravi imprevisti (si pensi dal punto di vista societario ai fondi di riserva) è la caratteristica dei veri managers. Veri, non “de noantri”. Se qualcuno comunque pensa che i personaggi coinvolti siano dotati della necessaria sensibilità può mettersi l’animo in pace. Ufficialmente “nessuno” in teatro legge le poche righe di Kurvenal, ma la realtà – come riportato dalle “voci di dentro” – è che tutti lo leggono. e come! E allora come privato cittadino dico che sosterrò il teatro ma richiedo assolutamente un cambio di passo. Altrimenti….
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