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A parte qualche… Apart from a few ..
……caso raro (ad esempio nel 2010) non si vince il concorso Chopin se non si è grandi artisti. É certamente il caso del giovane pianista coreano che ha confermato nel recital al quartetto di Milano le sue doti eccezionali. Grande tecnica (sempre al servizio dell‘interpretazione), sensibilità musicale, rispetto degli stili e repertorio ampio e differenziato. A riprova di tutto questo il programma del concerto non ha previsto alcun brano di Chopin, anche nei bis. Per i quali va sottolineato la grande consapevolezza delle proprie capacità evitando accuratamente brani virtuosistici e affrontando il repertorio dell‘ultimo Brahms. Forse in questo repertorio è ancora necessaria una maturazione per rappresentare appieno l‘universo malinconico e crepuscolare del compositore amburghese così come il Debussy presentato che non ha sempre trovato le sonorità equoree richieste. Ma sempre nell‘ambito di una grande sensibilità e capacità di trovare le pause giuste e il respiro musicale che è così necessario per una corretta interpretazione di qualsiasi brano. Perfette invece le esecuzioni della Wanderer di Schubert e dei Quadri di Musorskij: tecnica brillante e sensibilità musicale che hanno potuto valorizzare appieno il significato dei brani eseguiti. A mio personale giudizio il top del concerto è stata certamente la Wanderer dove soprattutto nella fuga finale i temi schubertiani hanno trovato piena interpretazione. Un concerto quindi di grande valore e un interprete che giustifica la sua vittoria al concorso e che promette una carriera da grande concertista, apprezzato da un pubblico che ha gremito la sala Verdi del conservatorio, turbato solo dalle grida da concerto rock della nutrita rappresentanza coreana. Un piccolo neo in una grande manifestazione.






