Alcuni lettori mi “rimproverano” (molto cortesemente sia chiaro) un atteggiamento talvolta eccessivamente catoniano nei confronti del teatro Comunale di Bologna esortandomi nel contempo a formulare proposte concrete per un miglioramento della situazione. Accolgo volentieri il suggerimento ricordando una conversazione privata avuta un paio di anni fa con Vergnano, il sovrintendente di Torino. La sua opinione era che sarebbe possibile predisporre un’alleanza organica fra i teatri d’opera di Torino, Genova e Bologna in modo di proporre gli stessi allestimenti (o almeno una loro parte) con un significativo risparmio per tutti e tre i teatri. La distanza geografica è sufficiente a evitare sovrapposizioni e naturalmente i casts (cantanti e orchestra) potrebbero (dovrebbero a mio parere!) essere diversi per evitare dannose ripetizioni e stimolare al limite l’interesse degli spettatori a verificare come un’identica scenografia sia “interpretata” diversamente da compagini diverse. Va da sé che questa ipotesi “in nuce” dovrebbe essere opportunamente approfondita evitando inutili campanilismi e protagonismi che in questi chiari di luna sono ovviamente del tutto fuori posto. Il sasso è stato tirato nello stagno: che cosa ci si può attendere?
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