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Alexander Gadjiev -10 Aprile 2014


Un programma che ha spaziato da Chopin a Prokof’ev passando da Skrjabin che, parafrasando al contrario quanto scritto per Lupu, è stato affrontato abbondando in quantità e assai meno in qualità. Il pianismo di Gadjiev pare costantemente assillato dalla fretta di raggiungere i passaggi atleticamente più impegnativi dove scaricare una potenza di suono che però sommerge la linea melodica che anche in tali brani esiste e che è compito primario del pianista sottolineare. Un esempio (fra i tanti che si possono citare) si trova nell’esecuzione della fantasia op. 49 di Chopin: nelle due esposizioni del tema principale (se così si può chiamare) sono presenti alcune battute di marcia che sono state eseguite frettolosamente cancellando il loro importante significato musicale di introduzione al passaggio successivo. Lo stesso errore nella ballata n.4: qui al fine di sottolineare una qualche espressività della linea melodica si è assistito a un costante “stop and go” nell’ambito della stessa frase musicale che certamente non è indicato da Chopin, che probabilmente non sarebbe stato apprezzato dall’autore e che in ogni caso interrompe la ampia espressività del complicato, intricato e misterioso brano (si pensi solo al contrasto fra le luminose battute inziali in do maggiore improvvisamente seguite dalla tonalità di fa minore che qualche ignorante del temperamento di Werkmeister definirebbe come “oscura”). In Skrjabin e Prokof’ev vale quanto scritto precedentemente: una tecnica probabilmente di ottima qualità viene sovrastata da un volume di suono che anziché valorizzarla la deprime a insignificante studio tecnico. E dire che nelle due sonate di Skrjabin e Prokof’ev non mancano importanti e significativi cantabili (uno su tutti: il secondo tempo della sonata di Prokof’ev).  Il punto di eccellenza del concerto si è avuto nel secondo bis eseguito: lo studio di terze op. 25 di Chopin. Qui finalmente il lato tecnico (che c’è ed è assai impegnativo) ha lasciato il passo all’espressività con un ottimo risultato. Ma è poco nell’ambito di un intero concerto. L’esecutore è giovane e ha ampie possibilità di miglioramento che però è possibile se viene ancora guidato in modo sapiente, se ha la capacità di controllare la propria esuberanza e se ha l’umiltà di ascoltare e rielaborare gli esempi dei grandi esecutori (ad esempio l’esecuzione della sonata di Prokof’ev da parte di Maurizio Pollini).
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