Il tempo è un nemico impietoso e ciò vale – in campo musicale – soprattutto per le cantanti ed è tanto più doloroso quando i suoi segni si abbattono implacabilmente su un’artista il cui valore, nel tempo che fu, era indiscutibile: il concerto di Gloria Banditelli dedicato ai Lieder di Schubert ha comprovato ancora una volta la veridicità della precedente affermazione. L’intonazione è incerta, gli acuti quasi sempre calanti nonostante la trasposizione verso il basso della partitura, il registro intermedio afono e privo dei necessari armonici e le note basse, proprio a causa della trasposizione, quasi inaudibili. E’ triste vedere come un glorioso mezzosoprano non voglia rendersi conto del tempo che passa. A ciò si aggiunga che proprio per l’assenza di fiato del mezzosoprano i Lieder sono stati quasi singolarmente intervallati con l’esecuzione dei momenti musicali Schubertiani per piano solo. Ho già avuto modo di stigmatizzare questi concerti zibaldone ai quali manca qualsiasi unitarietà ma in questo caso è venuto a mancare qualsiasi filone interpretativo della performance che è risultata un insieme slegato e quasi casuale di opere del compositore viennese. A ciò si aggiunga che certamente l’uso del fortepiano (ahimé queste manie di esecuzione filologica…) ha contribuito al risultato scadente del concerto privando l’esecuzione, anche a livello dello strumento, degli armonici necessari e non prodotti dalla Banditelli. Inoltre l’interpretazione piuttosto piatta dei momenti musicali (nei quali non sono mancate note false pur nella semplicità del dettato musicale) ha completato un quadro complessivo francamente insoddisfacente (eufemismo). Due bis (fra cui il famoso Ständchen seguito dal Gute Nacht della Winterreise) che non hanno contribuito a risollevare la serata.