Sinfonica

La clemenza di Tito – Venezia La Fenice 30 Novembre 2025


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La Fenice apre la sua stagione operistica
. .con uno spettacolo di altissima qualità. L’ultima opera di Mozart viene ambientata in uno scenario neoclassico sostanzialmente atemporale dove il freddo rigore delle scene è ravvivato dai personaggi e dal colore del loro abbigliamento. Ovviamente per il libretto siamo ben lontani dalla triade di Da Ponte e dall’ambientazione favolistica e massonica del Flauto Magico.  E’ una storia molto banale e improbabile di tradimento e perdono prodotta per celebrare la magnanimità dell’imperatore. 
Ma la macchina teatrale funziona alla perfezione grazie alla regia attenta e di primissima qualità di Paul Curran. I personaggi del “drammetto” si muovono in modo sincronicamente perfetto e non stonano le pistole al posto delle spade e la bomba preparata da Sesto per uccidere per amore Tito. 
Mentre assistevo questo bello spettacolo riflettevo su come sarebbe stato sfigurato dalla Venezi: ancora non è successo, abbiamo ancora un anno prima del disastro e anche in questa ultima rappresentazione della Clemenza sono volati al suo termine i volantini di protesta contro una nomina abominevole.

Particolarmente buona la parte musicale.  Il direttore Bolton (uno di quelli che ancora dirige senza bacchetta) ha saputo trarre dall’orchestra il meglio che può dare. Una direzione attenta e sapiente che ha saputo sottolineare tutte le sfumature della partitura. Assolutamente sopra tutte le voci quella di Cecilia Molinari nella parte di Sesto. Una voce di ottima qualità acustista sostenuta da una tecnica vocale eccellente. Un gradino sotto la Vitellia di Anastasia Bartoli: dotata di grande potenza di emissione e di grande tecnica ha però una voce talvolta metallica che nuoce molto al personaggio. Ottimi tutti gli altri cantanti. Grande e meritato successo di pubblico.
Tito Vespasiano Daniel Behle
Vitellia Anastasia Bartoli
Servilia Francesca Aspromonte
Sesto Cecilia Molinari
Annio Nicolò Balducci
Publio Domenico Apollonio
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
direttore Ivor Bolton
regia Paul Curran
maestro del Coro Alfonso Caianibasso continuo Giacomo Cardelli
scene e costumi Gary McCann
light designer Fabio Barettin
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(Giovanni Neri 79 — ancora per poco…)
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The Fenice theater  concludes its opera season . with a performance of the highest quality. Mozart’s final opera is set in a substantially timeless neoclassical setting, where the cold severity of the scenes is enlivened by the characters and the color of the clothing. Obviously, the libretto is far from Da Ponte’s triad and the fairytale, masonic setting of The Magic Flute. It’s a very banal and improbable story of betrayal and forgiveness, produced to celebrate the emperor’s magnanimity. But the theatrical machine works perfectly thanks to Paul Curran’s attentive and first-rate direction. The characters in the “nonsene drama” move in perfect synchronicity, and the pistols instead of swords and the bomb prepared by Sextus to kill Titus for love are perfectly fitting. While I was watching this beautiful performance, I reflected on how it would be disfigured by Venezi: it hasn’t happened yet, we still have a year before the disaster, and even at this last performance of Clemenza, leaflets were flying at the end protesting against an abominable nomination. The musical part was particularly good. Conductor Bolton (one of those who still conducts without a baton) was able to bring out the best out of the orchestra. His attentive and expert direction highlighted all the nuances of the score. Absolutely above all the voices was Cecilia Molinari’s in the role of Sesto. A voice of excellent acoustic quality supported by excellent vocal technique. Anastasia Bartoli’s Vitellia was a step below: gifted with great power and great technique, her voice, however, is sometimes metallic, which greatly detracts from the character. All the other singers were excellent. A great and deserved success with the public.
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