Sinfonica

Sergey Belyansky – Milano Fondazione La società dei Concerti 28 Maggio 2025


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Sostituto del  previsto concerto di Helène Grimaud …
. .si presenta per la prima volta a Milano Sergej Belyansky.  Un pianista russo non giovanissimo (32 anni) già vincitore di molti concorsi (ma non quelli di primissimo piano) si presenta con un programma caratterizzato da due diverse impostazioni. Nella prima parte composizioni basate dul tema della “Follia”, tema spagnolo del XVI e XVII oggetto di molteplici variazioni, e nella seconda un classico del romanticismo e un brano del peggiore Liszt basato unicamente su un funambolismo tecnico privo di significato musicale. Belyansky è pianista dotato di grande tecnica e di sensibilità musicale. Come tutti i pianisti di scuola slava esegue i brani del ‘700 (Bach)  in modo non filologico con uso di pedale e coloriture. Ovviamente Rachmaninov è congegnale alla personalità del pianista russo e quindi le variazioni sul tema di Corelli (in realtà la “Follia”) sono state eseguite in modo impeccabile. Lo stesso può dirsi della Rhapsodie Spagnole di Liszt, un brano musicalmente molto bello nella prima parte (la “Follia” ancora) mentre molto discutibile la seconda (una “Jota”) rutilante e esibizionistica nella scia del peggiore Liszt. Un po’ discutibile l’esecuzione del Carnival op. 9 di Schumann. Qui si verifica nuovamente il limite di Belyansky che non resiste alla tentazione di trasformare i brani in unamuscolaare  palestra musicale. Mentre la cosa è ragionevole in qualcuna delle “scenes mignonnes” (ad esempio “Paganini”) risulta invece eccessiva in altre (ad esempio la scena iniziale e quella finale). Insomma a Belyansky talvolta “scivola un po’ la mano” e per la sua età, che farebbe presume una maturità musicale, una pecca che dovrà vedere di correggere. Non è pianista solo muscolare, ha grande sensibilità musicale ma deve avere il coraggio di tenere a freno la propria esuberanza. Tre bis: la “campanella” di Liszt, un brano dal Faschingsschwank aus Wien di Schumann e il “sogno d’amore ” di LIszt.  Tre ottime esecuzioni e una esibizione di grande tecnica nella campanella eseguita in modo immacolato ad una velocità spettacolosa.
Programma
C. P. E. Bach, 12 Variazioni su “La Folia d’Espagne” WQ 118 n. 9
S. Rachmaninov, Variazioni per pianoforte su un tema di Corelli (La Folia) op. 42
F. Liszt, Rhapsodie espagnole. Folies d’Espagne et Jota aragonesa, S254
R. Schumann, Carnaval: scènes mignonnes sur quatre notes op. 9
F. Liszt, Rapsodia Ungherese n. 9 S. 244/9 “Il Carnevale di Pest”  
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(Giovanni Neri 79)
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Replacing the scheduled concert by Helène Grimaud …
Sergej Belyansky makes his debut in Milan. A Russian pianist who is not exactly young (32 years old) and has already won many competitions (though not the most prestigious ones), he presents a program characterized by two different approaches. The first part consisted of compositions based on the theme of “Follia,” a Spanish theme from the 16th and 17th centuries that has been the subject of many variations, and the second part consisted of a classic of Romanticism and a piece by the worst Liszt based solely on technical acrobatics devoid of musical meaning. Belyansky is a pianist gifted with great technique and musical sensitivity. Like all pianists of the Slavic school, he performs 18th-century pieces (Bach) in a non-philological manner, using the pedal and coloratura. Obviously, Rachmaninov is congenial to the Russian pianist’s personality, and so the variations on Corelli’s theme (the “Follia“) were performed flawlessly. The same can be said of Liszt’s Rhapsodie Spagnole, a musically beautiful piece in the first part (again, “Follia”), while the second part (a “Jota”) is highly questionable, flashy and exhibitionistic in the worst Liszt tradition. The performance of Schumann’s Carnival, Op. 9, was somewhat questionable. Here we see once again Belyansky’s limitation in not resisting the temptation to transform the pieces into a muscular musical gymnasium. While this is reasonable in some of the “scenes mignonnes” (e.g., “Paganini”), it is excessive in others (e.g., the opening and closing scenes). In short, Belyansky sometimes ‘slips up a little’ and, given his age, which would suggest musical maturity, this is a flaw that he will have to correct. He is not just a muscular pianist, he has great musical sensitivity, but he must have the courage to rein in his exuberance. Three encores: Liszt’s “Bell,” a piece from Schumann’s Faschingsschwank aus Wien, and Liszt’s “Liebestraum.” Three excellent performances and a display of great technique in the bell, performed immaculately at a spectacular speed.
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