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Un trio (come un quartetto) …
. .non può essere l’incontro casuale di tre strumentisti, per quanto bravi, ma necessita di un’amalgama del suono, una consuetudine, insomma una somma e non l’accostamento di individualità. E’ invece quanto si è verificato nel concerto in questione con un risultato prevedibile. La clarinettista Rossignoli è certamente dotata di una buona tecnica ma eccede molto spesso nel volume di suono (e il clarinetto non è l’oboe, produce un volume di suono molto significativo quando si suona forte). Il discorso vale a maggior ragione per il pianoforte che in un ensemble dovrebbe capire che la potenza emessa può uccidere tutti gli altri componenti. Ne consegue che il bellissimo trio di Brahms, uno dei brani posteriori all’opera 110, intimistico, crepuscolare ma pieno di sentimento si è trasformato in una sonata per clarino e pianoforte (a tutto volume) con il violoncello come basso continuo! RImane poco altro da dire per una serata che avrebbe potuto essere di grande interesse e che invece ha fatto rimpiangere quello che non è stato. Questo “trio” deve studiare molto se vuole avere un futuro come tale e gli suggerirei di farsi ascoltare da qualche esperto in fondo alla sala per avere dei buoni consigli.
PS suggerisco di ascoltare alcune delle esecuzioni del trio di Brahms su youtube (ad esempio https://www.youtube.com/watch?v=XqQmHFpkG8k) : lì si può capire il ruolo fondamentale del violoncello!
Programma
C. Denussy Première rapsodie
W.Lutoslawksy Dance Preludes
F.Poulenc Sonate pour clarinette et piano
J.Brahms Trio per clarinetto violoncello e piano op. 114
(Giovanni Neri 79)
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