Sinfonica

Il barbiere di Siviglia – Fenice Venezia 21 Febbraio 2025


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Una messa in scena…
. . e una regia delle più tradizionali, con costumi d’epoca e un eccesso di elementi umoristici certamente in grado di solleticare il palato del pubblico più di bocca buona ma non certamente di qualità.  Ora certamente il barbiere è una farsa e quindi il suo aspetto deve riflettere il suo carattere. Ma le mossette da avanspettacolo, con i balletti in riga, le smorfie, le espressioni viete non fanno più parte delle tendenze moderne del barbiere. Può ben essere chei l regista avesse in mente il carnvale in essere a Venezia ma il troppo è veramente troppo e non ha neppure riscosso applausi a scena aparte denotando un pubblico abbastanza scafato. Una direzione musicale scialba è praticamente inesistente con l’orchestra che avrebbe potuto suonare da sola senza il direttore. Megloi non soffermarsi ulteriormente per carità di patria. Un direttore che anzichè imprimere alla musica una carattere si fa trascinare come se la direzione fosse un commento allo spartito.
Diciamo subito delle voci, dove svetta di gran lunga Lodovico Filippo Ravizza come Figaro. Voce piena, caratterizzazione corretta, presenza scenica di qualità. Una palmo sopra tutte le altre. Buona anche la prestazione di Simone del Savio come don Bartolo. Quando a Rosina ( Laura Verrecchia ) una esecuzione francamente poco soddisfacente, piuttosto scialba e pedissequa, priva, nella celebre aria “Una voce poco fa”, di quelle “variazioni” cui siamo abituati e che richiedono ben altri mezzi vocali. Si potrebbe dire che ha seguito il dettato di Tereza Berganza che fu sempre contraria alle variazioni ma nel suo caso siamo a ben altri livelli.
Un biasimo assoluto al don Basilio di Francesco Milanese, un baritono con una voce afona che nella celebre aria della calunnia non ha saputo imprimere una minimo di vitalità Veramente una prestazione da dimenticare. Va invece applaudita la Berta di Giovanna Donadini che pure nella parte di ridotta ha saputo rendere con spigliatezza e presenza scenica il suo ruolo e che meriterebbe di essere ascoltata in una parte più impegnativa.

 Altro da dire non c’à. Una buona accoglienza da parte del pubblico. Da segnalare una maschera carnevalesca con un copricapo a forma di galeone!
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
direttore Renato Palumbo
maestro del coro Alfonso Caiani
maestro al fortepiano Roberta Paroletti
regia Bepi Morassi
scene e costumi Lauro Crisman
light designer Andrea Benetello
Cast
Il conte di Almaviva Dave Monaco
Bartolo Simone Del Savio 
Rosina  Laura Verrecchia 
Figaro Lodovico Filippo Ravizza
Don Basilio Francesco Milanese
Berta Giovanna Donadini
Fiorello William Corrò
Un ufficiale Umberto Imprenda
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(Giovanni Neri 79)
Happy

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A staging and a direction of the most traditional, with period costumes and an excess of humorous elements certainly capable of tickling the palate of the public more than good mouth but certainly not of quality.  Now certainly the barbierer is a farce and therefore his appearance must reflect his character. But the vaudeville moves, with the line dances, the grimaces, the forbidden expressions are no longer part of the modern trends of the opera. It may well be that the director had in mind the Carnival taking place in Venice but enough is really enough and he didn’t even receive applause on a separate scene, denoting a fairly knowledgeable audience. Musical direction was virtually non-existent and the orchestra could have played on its own without the conductor. Better not to dwell furthe.. A conductor who, instead of giving character to the music, let himself be carried away as if the direction were a commentaryton the score. Let’s immediately talk about the voices, where Lodovico Filippo Ravizza stands out by far as Figaro. Full voice, correct characterization, quality stage presence. One hand above all the others. Simone del Savio’s performance as Don Bartolo was also good. But Rosina (Laura Verrecchia) gave a frankly unsatisfactory performance, rather dull and slavish, lacking, in the famous aria “Una voce fa“, those “variations” to which we are accustomed and which require very different vocal means. It could be said that he followed the dictates of Tereza Berganza who was always against variations but in her case we are at very different levels. Absolute blame goes to Francesco Milanese’s Don Basilio, a baritone voiceless who was unable to impart even a minimum of vitality into the famous aria of the calumny. Truly a performance to forget. On the other hand, Giovanna Donadini’s Berta should be applauded as she was able to convey her role with ease and stage presence even in the reduced part and she deserves to be heard in a more challenging part.  There is nothing else to say. A good reception from the public. Of note is a carnival mask with a galleon-shaped headdress!
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