Sinfonica

Daniil Trifonov – Milano Quartetto 4 Febbraio 2025


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C’è una sola cosa …
. . sicura: Trifonov è dotato di una tecnica sopraffina. Ma a parte questo il concerto non è stata una esibizione a 5 stelle. Cominciamo dal programma, che sembra stato scelto al grido “me lo posso permettere. Io sono Trifonov e voi…”. Inizia con la sventurata sonata di Čajkovskij, forse il peggior brano del compositore russo (e giustamente poco frequentata). Una sonata senza capo nè coda priva di momenti lirici e scollata in tutti i suoi tempi. Una valutazione similare vale per la trascrizione di Pletnev del balletto “La bella addormentata nel bosco”, anche questa francamente poco felice di un balletto poco felice. Siamo anni luce lontani dalla bellissima trascrizione de “Lo schiaccianoci” dello stesso pianista. Esecuzioni immacolate, senza dubbio, ma un’ottima esecuzione non migliora il tessuto musicale dei brani. E veniamo alle due sezioni più interessanti. Molto bella ed eseguita totalmente in stile la sonata di Barber, forse l’esecuzione migliore della serata. Un brano poco frequentato ma meritevole di molta maggiore attenzione da parte degli esecutori. Barber è un importante compositore che non può essere ricordato solo per il celeberrimo adagio. Il concerto è stato completato da alcuni Valzer (la W tedesca è sempre tralasciata) di Chopin. Questi brani erano frequentemente presenti nei programmi degli anni ’60 e ’70 e sono stati sempre meno eseguiti recentemente (un fenomeno che riguarda molte composizioni di grandi compositori. Si pensi – ad esempio – alle bellissime “novellette” di Schumann) anche perché di valore diseguale. Qui Trifonov ha scambiato i due famosi Valzer in la bemolle e in mi minore per due studi trascendentali di Liszt, affrontandoli a un velocità insensata che hanno tolto qualsiasi significato musicale. I Valzer sono certamente composizioni minori del compositore polacco e la loro esecuzione richiede una revisione critica e una particolare attenzione per evitare di trasformarli in pezzi di scarso valore musicale. Il concerto si è concluso con una rivisitazione di un celebre brano melodico ma non mi attento a individuarne il nome. La sensazione derivata da tutto il concerto è stata quella di una sorta di involuzione di un grande esecutore che ha dato costantemente l’idea di essere sul palcoscenico controvoglia e certamente il successo non eccezionale ne è stata la controprova.  Ci si aspettava molto di più da un grande pianista.
Programma
Pëtr Il’ič Čajkovskij Sonata in do diesis minore op. 80
Fryderyk Chopin Valzer in mi maggiore op. post., Valzer in fa minore op. 70 n. 2 ,Valzer in la bemolle maggiore op. 64 n. 3, Valzer in re bemolle maggiore op. 64 n. 1, Valzer in la minore op. 34 n. 2, Valzer in mi minore op. post.
Samuel Barber Sonata in mi bemolle minore op. 26
Pëtr Il’ič Čajkovskij La bella addormentata nel bosco (arr. di Michail Pletnëv)
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(Giovanni Neri 79)
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There is only one thing sure: Trifonov is endowed with a superfine technique. But apart from this the concert was not a 5-stars performance. Let’s start with the program, which seemed chosen at the cry “I can afford it. I am Trifonov and you…”. It begins with the unfortunate sonata by Čajkovskij,perhaps the worst piece of the Russian composer (and rightly rarely executed). A sonata without head or tail, devoid of lyrical moments and fragmented in all its mouvements. A similar evaluation applies to Pletnev’s transcription of the ballet “Sleeping Beauty in the Woods”, also this frankly poor of a poor ballet. We are light years away from the beautiful transcription of “The Nutcracker” by the same pianist. Impeccable performances, no doubt, but a good performance does not improve the musical quality of the pieces. And let’s come to the two most interesting sections. Very beautiful and performed totally in style the Barber’s sonata, perhaps the best performance of the evening. This is a little-frequented piece which should deserve much more attention from the performers. Barber is an important composer who cannot be remembered only for the famous adagio. The concert was completed by some Chopin’s Waltzes. These pieces were frequently present in the programs of the 60’s and 70’s and have been less and less performed recently (a phenomenon that concerns many compositions of great composers. Think – for example – to the beautiful “Novelettes” of Schumann) also because of unequal value. Here Trifonov has mistaken the two famous Waltzes in A flat and E minor for two transcendental studies of Liszt, executing them with a senseless speed that weeped the musical meaning. Waltzes are certainly minor compositions by the Polish composer and their performance requires a critical review and special attention to avoid turning them into pieces of little musical value. The concert ended with a reinterpretation of a famous melodic piece but I do not attempt to identify the name. The feeling derived from the whole concert was that of a kind of involution of a great performer who constantly gave the idea of being on the stage against his will and certainly the success not exceptional was the counterproof.  One expected much more from a great pianist.
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