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Inevitabilmente…
. .la messa in scena del regista McVicar ha suscitato polemiche. Probabilmente perché ha in qualche modo ripristinato un’impostazione più tradizionale, dove Alberich e’ un orribile essere (qualcuno giustamente l’ho assimilato all’uomo Michelin) grasso, rozzo e con una criniera da Gorgone. Similmente di può dire degli altri personaggi: Fafner e Fasolt sono due giganti su trampoli con una maschera truce che li sovrasta,
Wotan, Fricka e Freia sembrano usciti da un serial di argomento medievale mentre Loge è un folletto. L’oro del Reno in questo caso è rappresentato da un rappresentante del corpo di ballo con un casco d’oro che si contorce per rappresentare il moto ondoso del Reno. Le tre figlie del Reno sfuggono ad Alberich in un intreccio di mani gigantesche (un riferimento alla cupidigia che informa tutto il Rheingold) mentre il Nibelheim è sovrastato da un’enorme maschera dorata che si apre e si chiude per fare passare i personaggi.
Il Walhalla è schematizzato da una scala che si protende verso il cielo. Se si eccettuano alcune forzature l’impianto registico regge e non fa rimpiangere di certo alcune regie “creative” dove Wotan parla al cellulare etc. I cantanti si muovono in modo piuttosto statico quasi si trovassero in un quadro avveniristico.
La costante presenza di immagini dorate (molto bella la nicchia d’oro in cui è nascosta Freia anziché la solita pila di lingotti) sottolinea con chiarezza il tema della bramosia del metallo da parte di tutti i protagonisti. La direzione di Simone Young comprova la maturità di questa direttrice nel campo wagneriano. Poche incertezze se non nell’incipit dell’opera con un ritmo eccessivamente lento. Ma la valorizzazione dei fiati (così importanti in Wagner) e la costante attenzione verso le sfumature della partitura fanno della Young un’eccellente interprete del Rheingold. Quanto alle voci si deve registrare purtroppo uno scadimento del grande Michael Volle (Wotan), soprattutto nel registro basso dove il suono emesso risulta piuttosto opaco. Eccellente invece la prova di Ólafur Sigurdarson come Alberich in grado di adattare la propria voce alle particolari situazioni: suadente con le figlie del Reno, sprezzante e poi piagnucolante con Loge e Wotan. Da Okka von der Damerau ci si sarebbe aspetttato qualcosa di meglio ma la parte è piuttosto contenuta e quindi il giudizio è sospeso. Brava anche Olga Bezsmertna come Freia e altrettanto si può dire di Christa Mayer come Erda. Ma sono tutte parti brevi e quindi difficili da valutare. Di ottima professionalità tutti gli altri interpreti. Ottimo successo si pubblico.
| Direttrice | SIMONE YOUNG |
| Regia | DAVID MCVICAR |
| Scene | DAVID MCVICAR |
| e | HANNAH POSTLETHWAITE |
| Costumi | EMMA KINGSBURY |
| Luci | DAVID FINN |
| Video | KATY TUCKER |
| Coreografia | GARETH MOLE |
| Maestro arti marziali / prestazioni circensi | DAVID GREEVES |
Cast
| Wotan | Michael Volle |
| Donner | Andrè Schuen |
| Froh | Siyabonga Maqungo |
| Loge | Norbert Ernst |
| Alberich | Ólafur Sigurdarson |
| Mime | Wolfgang Ablinger-Sperrhacke |
| Fasolt | Jongmin Park |
| Fafner | Ain Anger |
| Fricka | Okka von der Damerau |
| Freia | Olga Bezsmertna |
| Erda | Christa Mayer |
| Woglinde | Andrea Carroll |
| Wellgunde | Svetlina Stoyanova |
| Flosshilde | Virginie Verrez |
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