Sinfonica

Arsenii Moon – Bologna Musica Insieme 14 Ottobre 2024


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Vincitore dell’ultima edizione del …
. .concorso Busoni (e anche del premio Michelangeli), di origine russe di Pietroburgo, il 25enne Arseni Moon s presenta a Bologna con un programma variegato e, oggettivamente, un po’ discutibile nella sua struttura, nel quale sembra volere dare dimostrazione di sapere affrontare tutti gli stili.  Certamente un grande talento. Certamente anti-muscolare. Moon ha un approccio rispettoso del dettato musicale, sorretto da una grande tecnica (ho rilevato solo due imprecisioni in tutto il concerto) e da un approccio che giustamente è stato premiato dal premio Michelangeli. Moon sembra volere rimuovere da tutti i brani eseguiti gli aspetti eclatanti del virtuosismo dedicando la sua interpretazione a una visione sognante, quasi apollinea ma senza mai indulgere a forzature delle partiture. Il concerto si è aperto con un brano di Busoni (obbligatorio nel concorso di Bolzano – certamente di non eccelsa qualità musicale) che ha voluto collegare alla sonata mozartiana senza intermezzo. Una esecuzione praticamente perfetta del brano del compositore salisburghese (con la scelta discutibile di cancellare i ritornelli. Ma allora perché il compositore li ha inseriti?) seguita da pezzo di grande effetto (ma non della migliore qualità chopiniana), anch’esso eseguito con tecnica trascendentale ma sempre rispettosa dello stile compositivo. Perché abbia inserito un singolo  Étude-tableau di Rachmaninov (non uno dei più eseguiti) è difficile da comprendere se non a scopo di minutaggio. Anche in questo caso un’ottima esecuzione. Più problematico invece l ‘approccio alla composizione di Mussorsky. Qui alcune scelte sono sembrate molto discutibili (non ultimo l’inizio della Grande porta di Kiev con un pianissimo) o l’assenza di contrasti drammatici in Bydlo. Ma – ripeto – si tratta di scelte che hanno a che vedere con la sensibilità dell’artista più che con la scelta stilistica. Grandissimo successo (meritato) di pubblico premiato con tre bis: una mazurka chopiniana, La campanella di Liszt (virtuosismo puro) e i Feux d’artifices del secondo libro dei preludi di Debussy. 
Programma
Busoni                 Fantasia nach Johann Sebastian Bach
Mozart                 Sonata n. 12 in fa maggiore KV 332
Chopin                Andante spianato e Grande Polacca brillante op. 22
Rachmaninov    Étude-tableau op. 39 n. 2
Mussorgskij     Quadri di una esposizione
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(Giovanni Neri 78)
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Winner of the last edition of the Busoni competition (and also of the Michelangeli prize), of Russian origin from Petersburg, the 25-year-old Arseni Moon presents himself in Bologna with a varied and, objectively, somewhat questionable program in its structure, in which he seems to want to demonstrate that he knows how to deal with all styles.  Certainly a great talent. Certainly anti-muscular. Moon has an approach that respects the musical dictate, supported by a great technique (I detected only two inaccuracies in the whole concert) and by an approach that has rightly been rewarded by the Michelangeli prize. Moon seems to want to remove the striking aspects of virtuosity from all the pieces performed, dedicating his interpretation to a dreamy, almost Apollonian vision but without ever indulging in forcing the scores. The concert opened with a piece by Busoni (compulsory in the Bolzano competition – certainly not of excellent musical quality) which he wanted to connect to Mozart’s sonata without interlude. A practically perfect performance of the piece by the Salzburg composer (with the questionable choice of deleting the refrains. But then why did the composer insert them?) followed by a piece of great effect (but not of the best Chopin quality), also performed with transcendental technique but always respectful of the compositional style. Why he inserted a single Étude-tableau by Rachmaninov (not one of the most performed) is difficult to understand except for the purpose of concert length. Also in this case an excellent execution. The approach to Mussorsky’s composition, on the other hand, was more problematic. Here some choices seemed very questionable (not least the beginning of the Great Gate of Kiev with a pianissimo) or the absence of dramatic contrasts in Bydlo. But – I repeat – these are choices that have to do with the artist’s sensitivity rather than with the stylistic choice. A great (deserved) success with the public rewarded with three encores: a Chopin mazurka, Liszt’s La campanella (pure virtuosity) and  Feux d’artifices from the second book of Debussy’s preludes.
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