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Un’opera barocca…
. . nel senso pieno della parola, sia per la struttura musicale (quasi costantemente recitativo-aria-recitativo….) sia per il libretto cui non manca il classico τοποσ con disvelamento finale delle origini nobili di un pittorucolo che ha dalla sua solo una bellezza che “tutte le donne ffa ‘nnammurà” . Sono tre le aspiranti al bellissimo Cecè che alla fine potrà aspirare (altezzosamente) al soglio della regina Orontea solo grazie alle sue origini. Come anche nelle tragedie Shakespeariane ci sono intermezzi burleschi, in questo caso naturalmente conditi da travestimenti, vecchie in calore, consiglieri saggi etc. etc. Di certo non una grande trama e c’è voluta la maestria di Carsen per trarne uno spettacolo di buona (non eccelsa) qualità. Qui la regina egiziana Orontea (chissà perché il titolo è L’Orontea e non solo il nome proprio) è una mercantessa (mercante forse…. – bisognerebbe chiederlo alla Meloni…) di un atelier di arte moderna e la scena “revolving” mostra l’atelier vero e proprio oppure lo studio dell’Orontea usato tendenziamente come alcova.
ll libretto trasuda di erotismo che Carsen si sforza di sottolineare senza remore sia negli atteggiamenti che anche nei costumi (ovviamente moderni) di scena senza però mai scendere nel volgare. Di certo un approccio non problematico con lo scopo preciso di divertire il pubblico senza troppe implicazioni psicologiche o impostazioni difficili da interpretare.
Giovanni Antonini si conferma come uno degli interpreti più competenti del repertrio barocco coadiuvato da un’orchestra in grande forma. Quanto agli interpreti la palma va certamente alla Silandra di Francesca Pia Vitale con un piccolo gradino sotto L’Orontea di Stéphanie d’Oustrac. Le voci maschili non eccellono e si collocano in una decente professionalaità. Così come gli altri cantanti del cast. Un buon successo di pubblico in cui (come ormai in tutti i teatri)

ci sono mises da gran sera (anche qualche smoking!) e t-shirts trasandate. Probabilmente è giusto così: ma il contrasto è stridente. Un po’ come a Bayreuth: signore in lungo che addentano “bratwurste” con fare sgangherato. Per i puristi conservatori uno strazio.
| Direttore | GIOVANNI ANTONINI |
| Regia | ROBERT CARSEN |
| Scene e costumi | GIDEON DAVEY |
| Luci… | ROBERT CARSEN |
| insieme a | PETER VAN PRAET |
Cast
| Orontea | Stéphanie d’Oustrac |
| Creonte | Mirco Palazzi |
| Silandra | Francesca Pia Vitale |
| Corindo | Hugh Cutting |
| Gelone | Luca Tittoto |
| Tibrino | Sara Blanch |
| Aristea | Marianna Pizzolato |
| Alidoro | Carlo Vistoli |
| Giacinta | Maria Nazarova |
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