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Werther …
Non mette conto disquisire della vicenda. Perché Charlotte ad esempio rimandi Werther a Natale non ha alcun senso. E perché Charlotte abbia giurato di sposare Albert sul letto di morte della madre è un mistero. Ma tant’è: non è la logica il punto di vista dei libretti (con lodevoli eccezioni – massime in quelli di Wagner) e proprio per questo sarebbe necessaria una regia che in qualche modo compensasse o almeno trovasse la maniera di dare un minimo di credibilità al tutto. Niente di tutto questo: nel caso della Scala la regia non ha certamente brillato (secondo eufemismo). In una scena pressochè immutata nel corso degli atti (unica concessione una porta scorrevole che dà volta a volta sull’interno della casa, sulla via dell’abbandono etc.) si dipana la vicenda con alcuni incomprensibili scelte. Le lettere di Charlotte ricevute da Werther (e il marito non si era accorto di nulla?) sparse per terra ricordavano in qualche modo il “catalogo” Mozartiano. Poi nel finale, in una scena totalmente vuota, compare una seggiolina (scomodissima) su cui si siedono prima Albert (che finalmente si accorge delle lettere – un uomo dall’acume non eccelso) e poi Charlotte con in grembo Werther morente.

Ecco, più volte i libretti prevedono protagonisti morenti (i.e. Tristan, Romeo etc.) che però cantano a lungo e che richiedono al regista molta sensibilità per dare al tutto un minimo di attendibilità. Qui no. Werther fuori scena, dopo avere chiesto ad Albert le “pistolets” perché deve compiere un lungo viaggio (un tipico bagaglio a mano) si spara ben due volte. Entra in scena e dopo avere barcollato si stende stecchito. Stecchito? Manco per sogno. Novello Lazzaro risorge e canta (anche in piedi) per comodi 20 minuti prima di esalare – finalmente! – l’ultimo respiro. Ma perché mostrarlo stecchito se poi si rialza? E tutta la scena è registicamente improbabile con Albert e Sophie che assistono senza dire o fare nulla. Siamo al teatro dell’assurdo ma in questo caso siamo nel teatro del cattivo gusto. Sed de “regia” satis.









Ero presente allo spettacolo del 27 giugno.Una regia dai tratti eleganti, ma del tutto incongrua al testo.Un Werther quasi Oneghin, Charlotte fredda, che sul finale diviene, ex abrupto, fortemente” irritata” per la sorte toccatale, una Sofia palesemente innamorata ,senza sfumature del sentimento per Werther, un Albert citrullo. In compenso cantanti, direttore e Orchestra in tono e ad alti livelli, e… finalmente ,anche un pubblico veramente internazionale .
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