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Emmanuel Ax…
. . appartiene alla categoria dei “grandi vecchi” esecutori con una carriera gloriosa alle spalle. Pur non avendo avuto una carriera così “glamour” come altri ha sempre fornito esecuzioni di gran classe caatterizzate da un rispetto totale dello stile del compositore eseguito con una tecnica elegante e pulita spaziando su tutto il repertorio “classico” senza puntate – almeno a mia conoscenza – con i maestri più moderni del panorama pianistico. Avevamo già avuto modo di ascoltarlo alcuni anni fa a Bologna mentre – a mia memoria – non ha mai tenuto un concerto solistico come invece accade regolarmente ad esempio al quartetto di Milano. Un peccato vista la qualità dell’esecutore (ma Bologna e massime le sue istituzioni musicali non “azzardano” mai concerti solistici che non siano di nomi noti – non necessariamente il meglio del concertismo – e con programmi per lo più molto tradizionali. Una città di certo non al vertice del panorama musicale italiano in tutte le sue articolazioni). Comunque certamente la scelta di Ax è stata in un certo senso doverosa e l’esecutore non ha tradito in buona misura le aspettative. Ma l’età non perdona (se non per casi eccezionali come il caso di Rubinstein ancora perfetto a 90 anni!) e – come era nel caso di Radu Lupu – il “mestiere” in molti casi prevale. Ne è stata la prova il primo tempo del concerto beethoveniano nel quale un eccesso di rallentamento dei tempi ha caratterizzato l’esecuzione riducendone in parte il valore. Nulla da eccepire sul piano interpretativo (Ax avrà eseguito il concerto centinaia di volte sedimentandone il significato come la Argerich nel primo concerto del compositore di Bonn) ma il risultato complessivo non è stato all’altezza delle aspettative. Molto più di qualità il secondo tempo e specialmente il terzo nel quale l’impostazione brillante è risultata pienamente valorizzata. Una esecuzione quindi “luci ed ombre” coronata da un unico bis, una trascrizione di un famoso Lied di Schubert. Un plauso invece totale per Vladimir Jurowksy che nel brano sinfonico “clou” della serata – la sinfonia schumanniana – ha portato l’orechstra bavarese a un livello di grande valore. Jurowksy ha un approccio rutilante ai brani diretti, valorizzandone le singole sezioni senza però perdere di vista l’insieme. Ad esempio ha dato grande risalto ai fiati talvolta a scapito degli archi ma nell’ambito del rispetto dello stile ovvero scegliendo un’interpretazione di grande effetto. Una esecuzione giustamente applaudita dal pubblico che ha ricevuto in cambio come bis l’esecuzione di un brano Mozartiano. Certamente una serata di qualità.
Programma
Carl Maria von Weber Oberon Ouverture J. 306
Ludwig van Beethoven Concerto n.5 in mi bemolle maggiore op.73 “Imperatore”
Robert Schumann Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op.97 “Renana”
PS Sono costretto ancora una volta a segnalare che commenti “anonimi” e non inviati ai “commenti” dei posts sono immediatamente cassati






CONCORDO CON LA CRITICA AL” RALLENTAMENTO DEI TEMPI “NEL PRIMO TEMPO DELL’ ” IMPERATORE” MA LO SPIRITO DELLA MUSICA E’ STATO ASSOLUTAMENTE CONSERVATO. E’ VERO CHE DESIDEREREMMO ASCOLTARE AX IN UN CONCERTO SOLISTICO, MA TANT’E… ?!
UN ASSOLUTO PLAUSO A DIRETTORE E SPLENDIDA ORCHESTRA PER IL CLIMA ROMANTICO, CHE HANNO SAPUTO CREARE IN WEBER E SCHUMANN.
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