
ATTENZIONE. D’ORA IN POI PER ACCEDERE A QUESTO BLOG UTILIZZARE SOLO L’INDIRIZZO
HTTPS://KURVENAL.WORDPRESS.COM
Un primo elemento…
. . positivo del concerto. Un programma non zibaldone ma ben strutturato: una prima parte barocca e la seconda romantica in senso lato (anche se non si può certo definire Skrjabin romantico: fa stile a sé). Per quanto riguarda il barocco Malofeev ha un duplice approccio: una esecuzione filologica del brano di Purcell (nome spesso storpiato da pronunce incerte come nel caso del concerto in questione) ed esecuzioni con abbondanza di coloriture e pedale per gli altri brani (come ad esempio nella suite di Händel, nel quale si trova il tema delle variazione e fuga di Brahms opera 24 e nella sventurata trascrizione di Feinberg da Bach. Un brano che speriamo di non ascoltare mai più). Una scelta, questa, come sempre discutibile ma che riflette l’impostazione di scuola slava, ma dissertare della quale equivale a discutere del sesso degli angeli: come avrebbero gradito che i loro brani fossero eseguiti se i compositori del tempo avessero avuto a loro disposizione uno strumento come il “clavicembalo con il piano e il forte”? Malofeev dimostra comunque una tecnica di prim’ordine e ricerca costantemente di mettere in luce gli aspetti più musicali dei brani eseguiti. E’ questo uno dei suoi tratti caratteristici che pur nella correttezza della impostazione lo porta però in alcuni casi ad esagerare nelle sottolineature a scapito del flusso della melodia che risulta spezzettata. Va segnalato che forse per sottolineare la continuità culturale di alcuni brani Malofeev li esegue senza cesure fra un compositore e il successivo. E’ questa una scelta che si riflette anche nella seconda parte del concerto, quella dedicata al romanticismo. Ad esempio il brano chopiniano (nel quale correttamente – a mio giudizio – ha espunto il breve intermezzo che sostituisce l’orchestra fra la fine dell’andante spianato e la polacca) è stato attaccato senza soluzione di continuità. Difficile attribuire a questa scelta una sorta di continuità fra Skrjabin e Chopin, due mondi a parte: una scelta di difficile comprensione. Certamente il mondo romantico in senso lato è maggiormente congeniale al pianista russo come evidenziato nell’esecuzione dei poco eseguiti brani di Rachmaninov nei quali si trovano temi che saranno poi ritrovati nei più maturi Etudes Tableaux eseguiti con perfetta aderenza allo spirito tardo romantico del compositore. Bellissimi i due brani per la mano sinistra (anche questi poco eseguiti) di Skrjabin, forse il punto più alto del concerto del giovane pianista russo. Ovviamente di qualità l’esecuzione del brano chopiniano perfettamente adatto per suscitare l’entusiasmo del pubblico (finalmente musica nota !!). Tre bis: una trascrizione-parafrasi dallo Schiaccianoci di Čajkovskij, la toccata di Prokoviev (ma non sono sicuro al 100%: se sbaglio chiedo ai miei lettori di correggermi) e un brano cantabile a me sconosciuto. Va a merito del pianista russo avere concluso il concerto con questo ultimo brano melodico e non con la solita esibizione muscolare che manda in visibilio gli ascoltatori di bocca buona.
Programma
HÄNDEL Suite n. 1 in si bemolle maggiore HWV 434
PURCELL Ground in do minore ZD 221
MUFFAT da Apparatus musico-organisticus: Passacaglia in sol minore
BACH / FEINBERG Concerto n. 2 in la minore per organo solo (da A. Vivaldi) BWV 593
RACHMANINOV Morceaux de fantaisie op. 3
SKRJABIN Due brani per la mano sinistra
CHOPIN Andante spianato e Grande Polacca brillante
PS Sono costretto ancora una volta a segnalare che commenti “anonimi” e non inviati ai “commenti” dei posts sono immediatamente cassati





