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Mai come questa volta…
. .è giusto dedicare l’apertura del blog al pianista Jean-Sélim Abdelmoula. Un pianista di eccellenti qualità, che si è già largamente affermato anche come solista e che sarebbe del tutto riduttivo indicare come accompagnatore. Abdelmoula ha una spiccata personalità ma soprattutto un’eccezionale sensibilità al fatto che suonare insieme a un violoncello non vuol dire esibire le proprie capacità da solista ma integrarsi con uno strumento le cui sonorità sono ovviamente inferiori a quelle del pianoforte e con un timbro differente. Ecco Abdelmoula rappresenta esattamentt quello che dovrebbe essere un pianista in duo con violoncello (raro esempio) che solamente quando ha episodi solistici aumenta le proprie sonorità ma poi fa rientrare nei giusti limiti la sua esecuzione. Un pianista che vorremmo ascoltare in un récital solistico. Semifinalista al concorso della reine Elisabeth di Bruxelles del 2017 Anastasia Kobenina ha iniziato una carriera concertistica, per lo più sempre accompagnata da Abdelmoula con cui ha suonato in molti concerti. Dotata di una buona tecnica affronta senza incertezze i brani in programma senza estrarre dalla musica il suo significato profondo. Una violoncellista diligente, un po’ scolastica, senza errori ma purtroppo senza afflati e significativa personalità musicale. Ne fanno fede anche parecchie registrazioni su Yotube nelle quali, oltre al panorama classico, esegue brani Jazzistici con un fare che vorrebbe essere da ragazzina ribelle. Nel concerto odierno (si esibirà anche oggi al quartetto di Milano con uno dei suoi pezzi forti, al posto della sonata di Mjaskovwky, la trascrizione della sonata di Franck che si può anche ascoltare in rete) affronta un programma che si estende dal romanticismo di Schumann alla sonata poco frequentata di Mjaskovwky, compositore russo post romantico ma senza la genialità di Rachmaninov. Il giudizio rimane il medesimo: bella (non trascendentale) tecnica ma interpretazione talvolta superficiale che non si addentra nel significato profondo dei brani eseguiti. Con l’aggravante di un suono piuttosto flebile (seppure con l’attenuante della dimensione della sala). Non buona l’esecuzione dei tre pezzi schumanniani che proprio per la loro brevità come schizzi musicali richiederebbero maggiore introspezione: semplicemente non è riuscita e rendere lo spirito del compositore di Bonn. Certamente il brano che meglio esprime la natura della Kobekina è la bellissima sonata finale di Šostakovič (compositore che ovviamente per la sua originalità fu inviso al regime al contrario di Mjaskovwky, premio Stalin più volte…..). Giudizi simili per Debussy e Boulanger. Insomma un concerto di media qualità che non lascia presagire però sviluppi significativi per la violoncellista ormai giunta alla soglia del trentesimo anno di età. Moderato successo di pubblico. Due bis. uno schumanniano e l’altro (errore!) una ripetizione di un tempo della sonata di Šostakovič. Una nota di biasimo assoluto per un’introduzione al concerto che è stata poco più che la lettura del programma quasi che gli spettatori fossero analfabeti. Da un’introduzione di qualità ci si aspetta una disamina di alcuni (non tutti per questione di tempo) dei brani eseguiti e quelle notizie che servono a qualificare i contenuti musicali. Insomma: per parlare in pubblico (soprattutto con un tempo limitato) ci si deve preparare e non improvvisare.
instead of Mjaskovwky’s sonata
Programma
R,Schumann Fantasiestücke op. 73
C.Debussy Sonata per violoncello e pianoforte
D.J.Mjaskovwky Sonata n. 2 in la minore op. 81
N.Boulanger Tre Pezzi
D. Šostakovič Sonata in re minore op. 40
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