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Il giovane …
. . ventenne violoncellista Pagano, preceduto da un CV di tutto rispetto, ha eseguito il famoso concerto di Šostakóvič contraddistinto dall’ossessiva ripetizione di quattro note, presenti nel primo e ripresi anche nell’ultimo tempo. una sorta di marchio di fabbrica del compositore russo. Di Pagano si può certo dire che è dotato di una bella tecnica ma che ha un suono del tutto non eccezionale (soprattutto se confrontato con quello di Dindo ascoltato la sera prima). E’certo che in una hall come il Manzoni (e in un concerto con orchestra) molte delle specifiche caratteristiche esecutive del violoncellista possono risultare in parte oscurate ma è anche vero che abbiamo assistito nella stessa sala a esecuzioni con orchestra di qualità decisamente superiore. Il giovane strumentista meriterebbe di essere ascoltato in una sala più ridotta e in un concerto solistico per potere emettere un giudizio più ponderato ma è anche vero che nel repertorio dello strumento esistono anche alcuni (non troppi) concerti con orchestra e il giudizio riguarda la specifica performance. Ovviamente la giovane età ha il suo peso, soprattutto per uno strumento così “antropomorfo” in tutti i sensi (a differenza del piano e del violino) che richiede una maturità espressiva che si conquista con gli anni (si veda in proposito il risultato del concorso regina Elisabetta di Bruxelles del 2022) e quindi si può auspicare che anziché “bruciarsi” in un sequenza troppo ravvicinata di concerti abbia il tempo per l’indispensabile maturazione. Due bis “giovanilistici” suffragano la mia opinione. Quanto al direttore Inkinen – valutabile di fatto solo per la sinfonia di Prokof’ev – si può dire che non è certo dotato di una particolare capacità espressiva dal momento che utilizza quasi costantemente le due braccia in modo sincrono (le braccia sono due e vanno utilizzate – a meno di qualche caso – in modo individuale prendendo come riferimento Abbado e Mehta solo per fare un paio di esempi) e il risultato è stato quella di una esecuzione rutilante ma poco significativa dal punto di vista stilistico ed espressivo. Un ovvio ottimo risultato di pubblico che applaude sempre in modo acritico quando l’orchestra (che comunque ha dato ottima prova di sé indipendentemente dal direttore) suona “forte”.
Programma
Dmítrij Dmítrievič Šostakóvič Concerto n. 1 per violoncello e orchestra in mi bemolle maggiore, op 107
Sergej Sergeevič Prokof’ev Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore, op. 100
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