Sinfonica

Lucas Debargue – Bologna Musica Insieme 12 Febbraio 2024


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Va detto subito…
. . che è merito di L.Debargue avere riproposto delle composizione di G.Fauré, un compositore poco praticato (quasi dimenticato) in Italia mentre ha fatto parte di quella schiera di compositori francesi a cavallo del XIX secolo che hanno contribuito in modo significativo al clima culturale della capitale francese. Forse non bellissimi i Preludi mentre le variazioni sono un brano molto bello che dovrebbero entrare a fare parte del grande repertorio concertistico.  Un plauso quindi a l pianista francese che ha avuto una carriera non folgorante in giovanissima età (come ormai siamo abituati) e che solo negli ultimi anni (soprattutto dopo l’ottima affermazione al Čajkovskij) si è fatto conoscere. Un programma speculare nelle due parti del concerto anche con l’esecuzione di una sonata di Beethoven come l’op. 90  (non troppo frequentata – In occasione mi sono incuriosito chiedendomi cosa abbia prodotto il compositore di Bonn fra i grandi capolavori noti, l’0p. 101, 106, 109, 110, 120 etc. Ecco credo che sia interessante scoprire come “aveva da campà ” e quindi ha prodotto un florilegio di opere secondarie, per lo più dimenticate, solo a scopo di lucro). L’op. 90 è una sonata controversa che come l’op 111 manca dell’ultimo tempo con un secondo tempo piuttosto sviluppato. Qui Debargue ha utilizzato un ritmo un po’ eccessivo che ha fatto perdere il fascino della cantabilità del brano (soprattutto nel tema iniziale). Cosa singolare perché invece Debargue non lesina rallentamenti come nel caso del primo tempo dell’op.27 che proprio a causa del tempo rallentato, seppure eseguito con sonorità di grande qualità,  ha fatto perdere il senso musicale del brano.  La questione dei tempi staccati si è fatta sentire anche nelle due composizioni di Chopin, Ma qui siamo in pieno romanticismo a differenza di Beethoven e quindi diventa solo una questione di gusti e non di stile. Ma sia chiaro: siamo in presenza di un pianista di solida tecnica e di eccellente musicalità. Tre bis fra i quali due sonate di Scarlatti – una pochissimo eseguita – che come sempre pongono l’eterna questione se si debba rispettare un’impostazione filologica o la disponibilità del pianoforte (strumento con il piano e il forte) ammetta l’uso del pedale e dei colori.  Problematica irrisolta e irrisolubile: personalmente col passare del tempo tendo a privilegiare quest’ultima impostazione. Grande successo di pubblico.
Programma
G. Fauré Nove Preludi op. 103
L. v. Beethoven Sonata n. 27 in mi minore op. 90
F. Chopin Scherzo n. 4 in mi maggiore op. 54
 
G. Fauré Tema e Variazioni in do diesis minore op. 73
L. v. Beethoven Sonata n. 14 in do diesis minore op. 27 n. 2 – Chiaro di luna
F. Chopin Ballata n. 3 in la bemolle maggiore op. 47
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(Giovanni Neri 78)
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It must be said right away that it is thanks to L. Debargue the compositions of G. Fauré were revived, a composer little played (almost forgotten) in Italy while he was part of that set of French composers at the turn of the nineteenth century who contributed significantly to the cultural climate of the French capital. Perhaps the Preludes are not beautiful, while the variations are a very beautiful piece that should become part of the great concert repertoire.  A praise therefore to the French pianist who had a not dazzling career at a very young age (as we are now used to) and who only in recent years (especially after the excellent success at Tchaikovsky) has made himself known. A mirrored program in the two parts of the concert also with the performance of a Beethoven sonata such as op. 90 (not too often played – On this occasion I got curious wondering what the Bonn composer produced among the great known masterpieces, the Op. 101, 106, 109, 110, 120 etc. Here it is interesting to find out how he “had to live” and therefore produced a florilegium of secondary works, mostly forgotten, only for profit). Op. 90 is a controversial sonata that, like Op 111, lacks the last movement with a rather developed second movement. Here Debargue used a somewhat excessive rhythm that made it lose the charm of the song’s singability (especially in the opening theme). This is singular because Debargue does not skimp on slowdowns as in the case of the first movement of op.27 which, precisely because of the slowed down tempo, although performed with sonorities of great quality, has made the musical sense of the piece lost.  The question of used ryrhms was perceived in Chopin’s two compositions, but here we are in full romanticism unlike Beethoven and therefore it becomes only a matter of taste and not of style. But let’s be clear: we are in the presence of a pianist of solid technique and excellent musicality. Three encores, including two sonatas by Scarlatti – one rarely performed – which, as always, pose the eternal question of whether a philological approach should be respected or whether the availability of the piano (an instrument with the piano e forte) admits the use of the pedal and colors.  An unresolved and unsolvable problem: personally, as time goes by, I tend to favour the latter approach. Great success with the public.
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