La lodevole   ..

.. . intenzione del’management di MiTo di attrarre un pubblico non abituato ai concerti di musica classica decentrandoli in sale periferiche e a prezzi più che popolari (5€!) non mi sembra che abbia sortito l’effetto voluto. Di fatto il pubblico del concerto di Giuseppe Albanese (come quello di Baglini) sembrava il solito pubblico trasferito in una lontana periferia (S.Siro) vista la compostezza del comportamento (a parte il solito decerebrato con telefonino acceso – ma non si può spegnerlo come fa il sottoscritto per sicurezza!) e l’applauso solo al termine di ogni sonata e non dopo ogni singolo tempo. Wishful thinking insomma. Giuseppe Albanese ha affrontato un programma molto impegnativo (tre sonate di Beethoven caratteristiche delle tre stagioni del compositore di Bonn) senza intervallo e in una sala non condizionata: una maratona molto faticosa per il pianista.  Albanese è dotato di un’ottima tecnica (talvolta un po’ troppo esuberante) e nell’ambito di una interpretazione di qualità non ha saputo moderare gli eccessi sonori di una “gran coda Fazioli” in una sala di ridotte dimensioni. In questi casi o l’interprete riduce la dinamica delle proprie interpretazioni o chiude parzialmente il coperchio del piano. Per il resto un’ottima esecuzione se si eccettua il primo tempo dell’op. 101 nel quale un eccesso di coloritura ha parzialmente snaturato lo stile della composizione. E’ proprio nelle ultime sonate che è necessario accentuare lo stile rigoroso come suggerito dalla presenza di fughe (o di fugati). Un buon concerto, comunque terminato con due bis leggero-jazzistici come sempre più spesso accade nei concerti di musica classica. Caloroso successo di un  pubblico che ha riempito la piccola sala.

PS Un plauso alla breve introduzione di questo come del precedente concerto: 5 minuti ben strutturati e utili alla comprensione dei brani eseguiti. Un buon esempio per i noiosi e prolissi pistolotti di Musica Insieme a Bologna

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(Giovanni Neri 77)

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————————————————————————————————————————————————————————The commendable  intention of MiTo’s management to attract an audience not accustomed to classical music concerts by decentralizing them to peripheral halls and at more than popular prices (€ 5!) does not seem to me to have had the desired effect. In fact, the audience of Giuseppe Albanese’s concert (like that of Baglini) seemed the usual audience transferred to a distant suburb (S.Siro) given the composure of the behaviour (apart from the usual brainless with mobile phone on – but cannot people turn it off as I do for safety!) and the applause only at the end of each sonata and not after every single part. Wishful thinking in short. Giuseppe Albanese faced a very demanding program (three Beethoven sonatas characteristic of the three seasons of the composer from Bonn) without interval and in a not climatised hall: a very tiring marathon for the pianist.  Albanese is endowed with an excellent technique (sometimes a bit too exuberant) and in the context of a quality interpretation he has not been able to moderate the sound excesses of a “Fazioli’a grand piano” in a small hall. In these cases, either the interpreter reduces the dynamics of his interpretations or partially closes the lid of the piano. For the rest an excellent execution except for the first part of the op. 101 in which an excess of colouring has partially distorted the style of the composition. It is precisely in the last sonatas that it is necessary to accentuate the rigorous style as suggested by the presence of fugues (or “fugati”). A good quality concert, concluded with two jazz like encores as more and more it often happens in classical music concerts. Warm success of an audience that filled the small hall.

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