Sinfonica

Argerich Crema Pouta Castro- Bologna Festival 4 Settembre 2023


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E così ancora una volta   ..
.. . Marta Argerich all’ultimo momento cambia programma e cosa ci propone…? Il solito primo concerto di Beethoven che insieme al concerto di Ravel abbiamo ascoltato da lei decine di volte.  Ovviamente un’esecuzione stagionata e di assoluta qualità distillata da centinaia se non migliaia di esecuzioni ma la ripetitività è eccessiva. Avevamo sperato nel concerto per due pianoforti di Poulenc sostituito però all’ultimo momento. Marta  Argerich appartiene a quella ridottissima schiera di esecutori per i quali pare che il tempo non passi. Molti gettano la spugna sulla soglia degli 80 (ad esempio Arthur Brendel) e altri trascinano una carriera che fa solo rimpiangere i tempi passati (ad esempio Maurizio Pollini) e ricordo solo due artisti che hanno saputo proseguire senza fare rimpiangere il passato. Uno é Miecyslav Horszowsky che ascoltai negli anni ’60 ancora integro ma l’esempio più brillante è stato Athur Rubinstein che all’età di 90 anni teneva ancora brillantemente concerti solistici. Ricordo una sua bellissima esecuzione al teatro comunale della difficilissima Isle Joyeuse di Debussy. Marta Argerich da moltissimi anni non si avventura più in concerti solistici ma una piccola prova in materia si è avuta nel solo bis bachiano eseguito perfettamente in una esecuzione filologica senza pedale. Quanto agli altri tre artisti del concerto comincerei dalla mezzosoprano Alexandra Achillea Pouta alle prese con la partitura di Campogrande.  Un brano assolutamente tonale soffuso di lirismo che in un panorama di compositori “modernissimi”, per ascoltare i quali è necessario armarsi di grande coraggio, offre una visione musicale al passo dei tempi senza rinnegare il passato, anzi proponendone uno sviluppo in chiave contemporanea. La mezzosoprano ha una voce calda e intonatissima anche se non di grande volume ma il breve brano lirico non permette una valutazione approfondita. Speriamo di potere riascoltarla. Agghindato con una improbabile giacca coloro rosa-pervinca il pianista Federico Gad Crema è stato una piacevolissima sorpresa in una esecuzione brillante e impeccabile del bellissimo concerto di Šostakovič nel quale tutti gli stilemi del compositore russo si ritrovano in molteplici passaggi  (ad esempio il “ribattuto”). Un giovane pianista già molto più di una promessa dotato certamente di una tecnica di prim’ordine e che speriamo di avere l’occasione di ascoltare nuovamente. Un plauso al Bologna Festival per avere permesso al foltissimo pubblico in sala di ascoltarlo per la prima volta.  Insieme al direttore Ricardo Castro e a Marta Argerich si è anche esibito in un brano pianistico (di compositore a me ignoto) a sei mani, una “chicca” rara (ma non unica) nella letteratura pianistica.  E veniamo alla giovane orchestra e al suo direttore. Una compagine composta da elementi di meno di 25 anni, entusiasta, che nel brano stravinskiano ha avuto modo esprimere tutta la sua esuberanza scatenando il meritato successo di pubblico. Applausi scroscianti e meritati alla fine del concerto.
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(Giovanni Neri 77)
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Programma
Nicola Campogrande Sinfonia n.2 “Un mondo nuovo”
Alexandra Achillea Pouta mezzosoprano
Ludwig van Beethoven Concerto n.1 in do maggiore op.15
Martha Argerich pianoforte
Dmitrij Šostakovič Concerto n.2 in fa maggiore op.102
Federico Gad Crema pianoforte
Igor Stravinskij L’uccello di fuoco
suite dal balletto op.20 (versione 1919)
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————————————————————————————————————————————————————————And so once again Marta Argerich at the last moment has changed her program and what does she propose …? The usual first Beethoven concert that together with Ravel’s concerto we heard from her dozens of times. Obviously a seasoned execution and of absolute quality distilled from hundreds if not thousands of executions but the repetitiveness is excessive. We had hoped for Poulenc’s concerto for two pianos, but it was replaced at the last moment. Marta Argerich belongs to that very small group of performers for whom it seems that time does not pass. Many gives up on the threshold of 80  years (for example Arthur Brendel) and others drag a career that only makes you regret the past times (for example Maurizio Pollini) and I remember only two other artists who have been able to continue without making to regret the past. One is Miecyslav Horszowsky who I listened to in the 60s still intact but the most brilliant example was Athurr Rubinstein who at the age of 90 still brilliantly held solo concerts. I remember a beautiful performance of Debussy’s very difficult Isle Joyeuse at the teatro comunale in Bologna. Marta Argerich for many years no longer ventures into solo concerts but a small test on the subject has occurred in the only Bach encore performed perfectly in a philological performance without pedal. As for the other three artists of the concert, I begin with the mezzo-soprano Alexandra Achillea Pouta with Campogrande’s score. An absolutely tonal piece suffused with lyricism that in a panorama of “very modern” composers, to listen to whom it is necessary to arm oneself with great courage, offers a musical vision iaccording to the present times without denying the past, indeed proposing a development in a contemporary key. The mezzo-soprano Pouta has a warm and very tuned voice even if not of great volume but the short lyrical piece does not allow an in-depth evaluation. We hope to be able to listen to her again. Dressed up with an unlikely pink-periwinkle jacket, the pianist Federico Gad Crema was a pleasant surprise in a brilliant and impeccable performance of the beautiful Shostakovich concerto in which all the stylistic features of the Russian composer are found in multiple passages (for example the “ribattuto”). A young pianist already much more than a promise certainly endowed with a first-rate technique and that we hope to have the opportunity to listen to again. A praise to the Bologna Festival for having allowed the very large public in the hall to listen to him for the first time. Together with the conductor Ricardo Castro and Marta Argerich he also performed a piano encore (of a composer unknown to me) for six hands, a rare (but not unique) “gem” in piano literature. And then the young orchestra and its conductor. A team composed of elements of less than 25 years, enthusiastic, who in the Stravinskian score had the opportunity to express all his exuberance unleashing the well-deserved success of the public. Thunderous and well-deserved applause at the end of the concert.
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