Conoscevo   ..

.. . il nome di Natalia Trull solo da una citazione di Piero Rattalino ed è stata una bellissima sorpresa assistere a un suo concerto (il primo – credo – in Italia). Diciamo subito che la Trull è una grande interprete dotata di una sensibilità raffinata, perfettamente in grado di adattare il suo pianismo agli stili dei compositori eseguiti e – soprattutto – ricercando in ogni brano il significato profondo di quanto eseguito. Certamente di scuola slava nell’impostazione, non indulge mai a manierismi o a eccessi e anche il suo “rubato” è sempre controllato mai uscendo dall’alveo stilistico del brano in esecuzione. Va ascritto ai suoi meriti anche quello di avere eseguito due pezzi poco frequentati: la fantasia op.77 di Beethoven a metà strada compositiva fra l’0p .57 (appassionata) e l’op. 81 (les adieux) , un brano oggettivamente non fra i capolavori del compositore di Bonn, e la fantasia e fuga di Liszt sul tema Bach, con il suo cromatismo accentuato quasi wagneriano nella fuga.  Insomma una prima parte del concerto di grandissima qualità. Qualche perplessità invece nella seconda parte con le schumanniane Davidsbündlertänze. La raccolta è – a mio parere – quella tecnicamente più impegnativa fra quelle del compositore di Zwickau, certamente più della Kreisleriana o degli Studi sinfonici  o del Carnaval. Forse questa è la ragione della bassa frequentazione del brano. Qui si è evidenziato il limite della Trull, ovvero quello tecnico. Molti dei brani che fanno parte della raccolta, sono molto, molto impegnativi tecnicamente, e seppure eseguiti con grande musicalità sono risultati a ritmi allentati che hanno in parte snaturato il loro valore.  Ecco questo è il limite della sessantaseienne pianista russa che, se assenti, farebbero della Trull una stella di assoluta prima grandezza nel panorama del pianismo internazionale.  Ma – sia chiaro – un bellissimo concerto con un pubblico insolitamente folto per la rassegna. Due bis: una mazurka di Chopin e la trascrizione lisztiana del celebre Lied di Schubert Erlkönig.  Un successo meritatissimo in una serata putroppo troppo calda.

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(Giovanni Neri 77)

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I knew the name of Natalia Trull only from a quote by Piero Rattalino and it was a wonderful surprise to attend to one of her concerts (the first – I think – in Italy). Let’s say right away that Trull is a great interpreter with a refined sensibility, perfectly able to adapt her pianism to the styles of the composers performed and – above all – always looking for the deep meaning of what is performed in each piece. Certainly of the slavic school, she never indulges in mannerisms or excesses and even her “rubato” is always controlled never missing the stylistic environment of the piece being performed. It must also be ascribed to her merits that of having performed two little-attended pieces: Beethoven’s fantasia op.77, halfway between 0p .57 (passionate) and op. 81 (les adieux), a piece objectively not one of the masterpieces of the Bonn composer, and Liszt’s fantasy and fugue on the Bach theme, with its accentuated chromatism almost Wagnerian in the fugue.  In short, a first part of the concert of great quality. Some perplexity instead in the second part with the Schumannian Davidsbündlertänze. The collection is – in my opinion – the most technically demanding of those of the Zwickau composer, certainly more than the Kreisleriana or the Symphonic Etudes or the Carnaval. Perhaps this is the reason for the low frequency of execution of this piece. Here the limit of Trull pianism has been highlighted: the technical one. Many of the pieces that are part of the collection, are technically very, very demanding, and although performed with great musicality have resulted in loose rhythms that have partly distorted their values.  This is the limit of the sixty-six-year-old Russian pianist who, if missing, would make Trull a star of absolute first magnitude in the panorama of international pianism.  But – let’s be clear – a beautiful concert with an unusually large audience for the festival. Two encores: a mazurka by Chopin and the Lisztian transcription of the famous Lied by Schubert Erlkönig.  A well-deserved success on an evening unfortunately too hot.

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