Vincitrice a sorpresa    ..

.. . (ma meglio sarebbe dire ingiustamente…) del concorso Chopin del 2010 (il più importante concorso pianistico del mondo che si tiene ogni cinque anni – il prossimo sarà nel 2025), in quanto sostenuta a spada tratta da M.Argerich, forse per solidarietà muliebre,  (quando secondo giustizia avrebbe dovuto vincere a mani basse D.Trifonov) si presenta Y. Avdeeva con un concerto dei più noti. Come nota di colore si può ricordare che si presentò alla finale del concorso con un vestito del tutto dimesso sicura di non potere vincere. Poi la storia ha preso altre strade e i concorsi, anche quelli più seri, sono una lotteria alla quale è difficile sottrarsi (anche se non mancano esempi clamorosi come quello di Yuja Wang o Marc-André Hamelin). Non va dimenticato che allo Chopin tutte le grandi marche di pianoforti a coda sono sponsors e che dal 1990 ogni concorrente può scegliere su quale piano suonare: la  vittoria di un concorrente é anche la vittoria di una marca. Il lobbying é inevitabilmente una delle attività più praticate, anche se ovviamente non alla luce del sole. Ma sia chiaro: chi raggiunge la finale dello Chopin é comunque un/una giovane grande pianista. Yulianna Avdeeva non ha fatto una grande carriera, come ci sono altri vincitori dello Chopin (si pensi – ad esempio – a Dang Thai Song): la storia, con tutti i suoi limiti (e le case discografiche…) finiscono per essere i giudici (o meglio gli artefici)  finali del successo. Del giovane Dendievel avevamo già scritto molto bene in occasione delle Nozze di Figaro bolognesi. E’ una vera forza della natura e sa infondere nell’orchestra tutto l’entusiasmo (ma anche la sensibilità) della sua personalità di musicista. La qualità si evince subito da un particolare: è un direttore conscio che le braccia sono due e non debbono essere l’una la copia dell’altra (se non in particolari momenti). Si ricordi Abbado in materia. Nel gesto di Dendievel la destra concerta e la sinistra indica agli strumentisti la  tipologia dell’interpretazione.  Un risultato di altissima qualità nella sinfonia di Franck. Se Dendievel saprà contemperare l’ardore giovanile con la riflessività che deriva dalla maturità avremo un direttore fra i massimi. Quando alla Avdeeva ha eseguito il meno bello dei concerti di Rachmaninov (il cosiddetto “Rac 3”), una partitura troppo lunga, diseguale e in molte parti episodiche che può essere resa accettabile solo da un’interpretazone straordinaria (si ricordi Horowitz). Non è il caso della Avdeeva che a parte qualche imperfezione della cadenza del primo tempo ha rispettato il cliché del suo stile: un’interpretazione pulita ma priva di punte di qualità. Un solo bis: una “bagatelle” in stile neoromantico di un compositore ukraino contemporaneo. Per una pianista russa persino questo è oggi un azzardo…Non so perché ma niente fiori alla Avdeeva: risparmio o maleducazione?

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(Giovanni Neri 77)

Programma

M.I. Glinka da Ruslan e Ljudmila, Ouverture

S.V. RchmaninoffConcerto per pianoforte e orchestra n. 3 in re minore, op. 30

C. Franck Sinfonia in re minore

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Surprise winner  (but better would be to say unfairly…) of the Chopin competition of 2010 (the most important piano competition in the world held every five years – the next will be in 2025), as supported by M. Argerich, perhaps out of women solidarity, (when D. Trifonov should have won hands down) Y. Avdeeva presents himself with a concert of the best known. As a note of colour it can be remembered that she showed up at the final of the competition with a completely modest dress sure of not being able to win. Then history took other paths and competitions, even the most serious ones, are a lottery that is difficult to escape (even if there are sensational examples such as that of Yuja Wang or Marc-André Hamelin). It should not be forgotten that at the Chopin all the big brands of grand pianos are sponsors and that since 1990 every competitor can choose on which piano to play: the victory of a competitor is also the victory of a brand. Lobbying is inevitably one of the most practiced activities, although obviously not in the light of day. But let’s be clear: whoever reaches the final of the Chopin is anyway a great young pianist. Yulianna Avdeeva has not made a great career, as for other Chopin winners (think – for example – of Dang Thai Song): history, with all its limits (and record companies …) end up being the final judges (or rather the forgers) of success. We had already written very well about the young Dendievel on the occasion of the Nozze di Figaro in Bologna. He is a true force of nature and knows how to infuse the orchestra with all the enthusiasm (but also the sensibility) of his personality as musician. The quality is immediately evident from a detail: he is a director aware that the arms are two and must not be a copy of each other (but in particular moments). Remember Abbado on the subject. In Dendievel’s gesture the right hand concerts, and the left indicates to the instrumentalists the type of interpretation.  A result of the highest quality in Franck’s symphony. If Dendeviel can reconcile youthful ardor with the reflexivity that comes from maturity, we will have a conductor among the bests. For Avdeeva she performed the least beautiful of Rachmaninov’s concertos (the so-called “Rac 3”), a score that is too long, unequal and in many parts episodic that can only be made acceptable by an extraordinary interpretation (remember Horowitz). It is not the case of Avdeeva who, apart from some imperfections of the cadence of the first mouvement, respected the cliché of her style: a clean interpretation but devoid of great qualities. Only one encore: a neo-romantic “bagatelle” by a contemporary Ukrainian composer. For a Russian pianist even this is a risk today..

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