
MATISSE
Scrivere del Macbeth scaligero..
…è come portare i classici vasi a Samo. Fiumi di inchiostro sono già stati versati (a proposito e sproposito – “la madre dei corifei della Scala è sempre incinta“) prima e dopo la “prima” e ho voluto assistere di persona allo spettacolo, conscio che la visione televisiva era riduttiva. E mai come in questo caso si pone il problema perchè in larga parte la scenografia si basa su masse che per la loro dimensione sul piccolo schermo non possono essere rappresentate. Confesso che più volte mi è saltato in mente che non fosse il Macbeth rappresentato ma il “Massbeth“, masse che surrogano tutto l’universo di Macbeth (“Macbetto” nel libretto, come “Duncano”, “Banco” etc. retaggio di un’Italia che traduceva tutto con un gusto provinciale per fortuna da lungo tempo dismesso).
Il Macbeth è opera che ha visto molteplici allestimenti anche recenti alla Scala (in parte a ragione) anche per la passione di Chailly per le opere di Verdi e in ossequio – parrebbe quasi – al tema attuale del patriottismo. Nulla da eccepire sulla qualità dell’opera (la migliore di gran lunga del primo Verdi) ma una maggiore varietà andrebbe a tutto vantaggio dello standing internazionale del teatro milanese. Ovviamente la sontuosa messa in scena è di qualità eccelsa come sempre è il caso della Scala (che assorbe da sola una buona parte del FUS) e, al di là delle sterili polemiche sulla impostazione del regista Livermore, visivamente di eccezionale qualità. Qui il corpo di ballo esprime il meglio di sè anche se – a mio giudizio – un poco straripa quasi nascondendo la realtà della tragedia shakspeariana e distogliendo il “focus” dello spettatore dai protagonisti. Forse le “streghe” avrebbero meritato un ruolo più definito che in una visione corale perdono un po’ del loro mistero. Non appartengo di certo a chi si è strappato i capelli davanti all’ascensore e ai piani rappresentativi che salgono e scendono secondo una logica che mi sfugge. Volutamente non ho letto il libretto di sala con le note registiche prima dello spettacolo perchè credo che sia un compito dello spettatore interpretare e valutare quanto visto non deformato da una spiegazione che in ogni modo influenza il giudizio. Se posso avanzare una mia ipotesi credo che il movimento dei piani voglia riflettere quello dell’azione fra il mondo “privato” di Macbeth nel suo rapporto con la moglie e quello pubblico, e l’ascensore mah… Poi si deve anche ricordare che non sempre tutto quello che è sceneggiatura deve assumere uno specifico significato ma può avere un valore in sé e questo è certamente il caso del Macbeth scaligero.

Come sontuosa è la scenografia così sontuosa è la parte musicale con una Netrebko che trova in lady Macbeth il personaggio perfetto per la sua voce. Nel repertorio verdiano drammatico non ha rivali: una voce sempre perfettamente intonata con agilità e acuti superbi e una interpretazione che rende perfettamente il personaggio con la sua indole malefica. Una performance a 6 stelle, a mio giudizio la migliore in tutta la sua vicenda scaligera. Un pelo soltanto sotto il Macbeth di Salsi non per una performance insufficiente ma perchè si trova a confronto con la superba Netrebko. Una menzione speciale per il Banquo di Abdrazakov che nella parte ridotta nell’opera dà un’impronta allo stesso tempo drammatica e sfuggente che rasenta la perfezione.

Un po’ meno valida la prova di Francesco Meli nel ruolo di Macduff (che nel mondo shakespeariano non può che essere comparato a Fortinbras): non sempre è riuscito a trovare i toni giusti sia da un punto di vista dell’emissione che da quello dell’intonazione. Quanto all’orchestra e alla direzione di Chailly siamo in presenza di una compagine di livello internazionale come è necessario con un cast come quello in scena. Un grande (e meritato) successo di pubblico e un plauso per il silenzio dei loggionisti con gli applausi correttamente dosati nei punti dell’opera che non hanno interrotto il suo svolgimento.
(Giovanni Neri – 76)

Direttore |
Riccardo Chailly |
Regia |
Davide Livermore |
Scene |
Giò Forma |
Costumi |
Gianluca Falaschi |
Luci |
Antonio Castro |
Video |
D-Wok |
Coreografia |
Daniel Ezralow |
Personaggi e interpreti
Macbeth |
Luca Salsi |
Banco |
Ildar Abdrazakov |
Lady Macbeth |
Anna Netrebko
|
Lady Macbeth’s Dame |
Chiara Isotton |
Macduff |
Francesco Meli |
Malcolm |
Iván Ayón Rivas |
Doctor |
Andrea Pellegrini |
Servant |
Leonardo Galeazzi |
Hitman |
Guillermo Bussolini |
1st appearance |
Costantino Finucci |
2nd appearance |
Bianca Casertano |
3rd appearance |
Rebecca Luoni |
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Assolutamente d’accordo con te sulla regia e sulla musica. La Netrebko è stata assolutamente eccezionale, sia come cantante che come attrice. Ovviamente la musica in teatro non è confrontabile con la sua registrazione. In questo caso però il video ha messo in evidenza la recita di Anna N., gesti ed espressioni superbe. Salsi invece ha una faccia ed espressioni un po’ gigionesche. Inoltre qualche volta anche la sua tonalità non mi ha appieno convinto. Ma l’opera e la sua esecuzione sono state indimenticabili. Io ha visto solo il video (che si può vedere dal sito Internet di Raiplay Opera). Mi manca però il teatro a cui rinuncio con molto rammarico.
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Capisco perfettamente. La prova di Salsi risulta migliore a teatro che in TV. Buon natale (sei ancora al mare in Senegal?)
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