
MATISSE
In un recente post,..
… mi ero lamentato della rarefazione dei concerti con violoncello a Bologna. Eccomi servito! Un nuovo concerto (dopo quello con un finalino vergognoso di Biagi) aperto e chiuso con Brahms e in particolare in chiusura la splendida sonata op. 38 il cui ultimo tempo è di fatto una fuga con licenze, con un finale travolgente. Una sonata che io reputo anche migliore della seconda op. 99. Più discutibili sono le trascrizioni dei Lieder originalmente per piano e violoncello. La produzione liederistica di Brahms è voluminosa e bellissima avendo come unico limite la qualità dei testi, praticamente tutti di poeti minori (a differenza di Schubert, tanto per intenderci). Affidare il canto al violoncello senza testo è una scelta molto discutibile con risultati piuttosto modesti. E’ vero che la letteratura violoncellistica è limitata ma le trascrizioni (soprattutto in questo caso- ripeto – senza testo) sono molto, molto limitanti. Un gusto che non condivido. Interessanti i due brani di Boulanger e Kodaly, soprattutto la sonata della prima che ha spunti brillanti e innovativi. Poi parliamoci chiaro: per parlare in pubblico ci sono tre requisiti che i professori universitari conoscono bene. Bisogna farsi sentire anche dalle ultime file, bisogna parlare lentamente perchè non è una conversazione fra amici al bar e bisogna avere qualcosa da dire. La Rambaldi non ha alcuna di queste tre caratteristiche e la consapevolezza dei propri limiti è elemento caratterizzante di una speaker. Ma veniamo alle esecuzioni. Il pianismo della Rambaldi è piatto (ad esempio nel trio del menuetto della sonata di Brahms – che è di fatto uno scherzo classico – sono mancate totalmente le sfumature) ma poi suona tutto mezzoforte senza capire che sta suonando in duo e che il piano deve essere consapevole del proprio eccesso di suono soprattutto in una sala dall’acustica sventurata come la sala Biagi dove si è svolto il concerto. Ma la ciliegina sulla torta si è avuta nella fuga che conclude la sonata di Brahms. Iniziata dal pianoforte a un tempo troppo lento (difficile suonare con la sinistra sola!) è stata riportata alla velocità giusta dal violoncello ma qui si sono materializzati strafalcioni vari e addirittura semplificazioni nei difficili salti del piano che concludono l’esposizione. Insomma un disastro. Discorso del tutto diverso per il violoncello di Thiemann. Grazie a un costante e vigoroso vibrato estrae dal violoncello un’inaspettata quantità di suono che si accompagna a una tecnica di prim’ordine (un solo errore – veniale -di intonazione in tutto il concerto). Un violoncellista giovane ma assai promettente. Un bis. Questo è un concerto nel quale dovrebbe essere lecito applaudire (o buhhare) separatamente i due interpreti e vi lascio immaginare con quali risultati.
Violoncello
Piano
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