
MATISSE
Un programma articolato ..
... di musica novecentesca con quattro dei musicisti più rappresentativi della sua prima metà. Tralascio volutamente il brano di Bussotti che oggettivamente fatico a classificare e del quale la partitura (ininterpretatbile anche per un musicista come il sottoscritto) è stata proiettata durante l’esecuzione. Si tratta di un brano di musica e rumori (sì avete capito bene rumori) nel quale gli esecutori al termine si allontanano via via dal palcoscenico (una prassi già usata nel ‘700) e che termina letteralmente con un calcio del pianista a una gamba del pianoforte. Molto buona l’esecuzione del Trio per archi op. 20 di Webern, una bella composizione di estrema difficoltà esecutiva che richiede agli archi (e segnatamente al violoncello con capotasti al limite della tastiera) salti di varie ottave. Ma è l’intero ensemble che denuncia una consuetudine esecutiva fondamentale in un repertorio come quello della serata. Un discorso a parte per il Pierrot Lunaire di Schönberg, una delle sue composizioni di musica da camera più note insieme al Verklärte Nacht. Qui la voce di Cristina Zavalloni (ottima interprete) e la sua dinamica del corpo rendono perfettamente tutte le sfumature del “canto declamato –Sprechgesang” (niente a che vedere con i moderni “rappers”!) di Pierrot, un personaggio senza sesso per il quale l’amore è solo platonico e impossibile. Come perfettamente interpretato si legge in Wikipedia ” Pierrot è un poeta, un eroe malinconico e triste. L’immagine romantica è deformata in smorfie e proiettata in immagini ora grottesche ora allucinate: canta alla luna che lo ispira, vive l’angoscia più profonda, si immagina assassino, ed infine dopo tormenti e attimi di puro cinismo, torna alla sua patria, Bergamo, invocando nell’ultimo brano «l’antico profumo dei tempi delle fiabe».”. Il Pierrot è una composizione atonale conturbante (non dodecafonica!) del 1908-09 nella quale il testo (di Albert Giraud tradotto da Hartleben) insieme alla musica gioca un ruolo fondamentale. Un esempio è:
Mondestrunken
Den Wein, den man mit Augen trinkt,
Gießt nachts der Mond in Wogen nieder,
Und eine Springflut überschwemmt
Den stillen Horizont.
Gelüste, schauerlich und süß,
Durchschwimmen ohne Zahl die Fluten!
Den Wein, den man mit Augen trinkt,
Gießt nachts der Mond in Wogen nieder.
Der Dichter, den die Andacht treibt,
Berauscht sich an dem heilgen Tranke,
Gen Himmel wendet er verzückt
Das Haupt und taumelnd saugt und schlürft er
Den Wein, den man mit Augen trinkt.
Ebbro di luna
Il vino che si trangugia con gli occhi,
versa la luna di notte a flutti,
e una marea sommerge
il silente orizzonte.
Voglie, terribili e dolci,
cavalcano innumerevoli le onde!
Il vino che si trangugia con gli occhi,
versa la luna di notte a flutti.
Il poeta, travolto dalla devozione,
è inebriato dalla bevanda celeste.
Al cielo volge estatico
la testa, e nel delirio beve e tracanna
Il vino che si trangugia con gli occhi.
E’ un vero peccato che avendo a disposizione un proiettore e uno schermo non siano state proiettate le varie strofe del poema che è redatto in una lingua tedesca poetica di non facile comprensione anche per chi conosce l’idioma teutonico, soprattutto se cantato. Forse il Pierrot avrebbe dovuto costituire da solo la seconda parte del concerto che è apparso un po’ troppo lungo. Un buon successo di pubblico per un concerto da intenditori e un bis.
(Giovanni Neri – 75)
Programma
Berg – Quattro pezzi per clarinetto e pianoforte op. 5
Webern – Trio per archi op. 20
Schönberg – Kammersymphonie in mi maggiore op. 9 (trascr. per 5 strumenti di Anton Webern)
Bussotti – “Arlequin Poupi” in omaggio ai 90 anni del Maestro
Schönberg – Pierrot Lunaire op. 21
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